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Nel novembril meriggio 'l cenerino
cielo si strazia e piove,
e l'orizzonte grida e geme dove
sen sta un carpino,
e lentamente 'l son dell'ore nove
dal campanil ferino
in tremori s'espande a un acquitrino
e si commove;
e lontano s'annebbia un monte alpino,
e nella stalla 'l bove
nel giaciglio n'attende l'albe nuove,
e un cardellino
da un ramoscel di pino
bagnandosi di piogge a un ermo piagne
've partirono un dì le sue compagne.
Ma anch'io che i nembi scorgo or n'ho dolore,
e 'l piagnere de'i cieli mi tormenta,
e i mattutini tòni e 'l lor fragore
e l'acqua lenta
nell'autunno si vanno e all'aura spenta,
e irrorano nel giardin un ansio fiore
che in tra' le foglie piagne or della menta
e che si muore.
Allor dell'orbe brume al vil bagliore -
su cui l'ondosa Furia ancor s'avventa -
nell'inquieto diluvio 'l freddo core
mi si lamenta,
e la pioggia 'l sgomenta;
e l'arco d'un rametto or sona 'l vento
come un mesto violin che strilla intento.
Frattanto 'l tristo bosco è sepolcrale,
e ignudo 'l salce geme,
e del medesmo pianto inonda 'l seme,
e 'l maëstrale
febbrilmente e in furore e fiero freme,
invisibile d'ale,
e 'l meriggio si fa cimiteriale,
e le blasfeme
bestemme delle piogge al piè tombale
son d'un pioppo che preme
della Morte 'l mistero e l'orba speme
alluvionale;
e 'l guardo mio fatale
sugli inondati campi ormai si posa,
nella nebbia che viene e ch'è paürosa.
Lagrimare ne può una nube in cielo?
Le sfere n'hanno un ciglio e in core 'l pianto?...
Oh richieste d'un folle cui sta un velo
e al responso gentil d'un debil canto!...
Patir ne può fors'anche 'l vento, e intanto,
la pioggia che si cade e al rovo e al melo?...
Oh arcano d'un tramonto or d'amaranto
che la Notte n'annunzia ormai con zelo!...
Ma certo a questa pioggia e in tanto gelo
nel petto che si lagna or sono affranto,
e d'un fiore 'l morente e scialbo stelo
or quest'è l'orizzonte in negro manto.
Così a novembre or grida un tempestoso
istante che fiammeggia,
e 'l vespro che n'arriva or n'è furioso
e lontan pur tòneggia;
e io che 'l veggo e che ascolto sono ansioso,
e 'l ciel dileggia.
Forse domani albeggia,
ma in sul ciel della Notte or taciturno
in quest'ansie ne piango. Oh duol notturno! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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