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«La poesia, scritta di getto il giorno dopo quello della morte di mia mamma, pone l'accento sulla sostanziale somiglianza di un figlio con una madre (ancor più forse che con un padre) . E' ciò che anche il semiologo Roland Barthes, nel suo toccante libretto "Dove lei non è" (ed. Einaudi, 2010), aveva a più riprese evidenziato dopo la scomparsa della sua genitrice. Ad esempio (a pag. 207) scrive: "Io riproduco in me - constato di riprodurre in me, dei piccoli tratti di mamma: dimentico - le chiavi, un frutto comprato al mercato. Quelle mancanze della memoria che pensavamo la 'caratterizzassero' (voglio dire le sue modeste lamentele al riguardo), diventano mie" . Oppure (a pag. 231): "Perché non posso afferrarmi a, aderire ad alcune opere, ad alcuni esseri: per es. J . M . V . Il fatto è che i miei 'valori' infusi (estetici ed etici) mi vengono da mamma. Ciò che lei amava (ciò che lei non amava) ha formato i miei valori" . Del resto, si sa che gli Ebrei (che l'hanno sempre saputa lunga) privilegiano senz'altro la matrilinearità nei (comunque vivamente sconsigliati) matrimoni misti, in cui lo status di ebreo può essere trasmesso al figlio soltanto dalla madre, e non dal padre.» |
Inserita il 28/11/2014 |
Non è facile scrivere dei versi
per le persone a noi molto vicine,
per chi ci rassomiglia così tanto,
per chi ha costituito il nostro stampo.
E’ un po’ come guardar dentro noi stessi
attraverso una lente più antiquata,
di sesso differente, che racchiude
il codice di ciò ch’è nostra vita.
Anche se mi sforzai di contrastarti
talvolta, adesso posso ben capire
che c’è una divergenza assai sottile
tra una madre ed un figlio, un fatuo iato.
Dovunque ora ti trovi, sopravvive
l’anima tua segreta in questo figlio,
che con minime, tenui differenze
prolunga tua presenza sulla terra. |
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«Dedico questa modesta composizione a mia mamma Angelina, spentasi tra le mie braccia, a novantacinque anni di età, la mattina del 24 agosto scorso.» |
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