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«Per quanto riguarda il lavoro, i tempi son cambiati. Prima, ognuno, dal contadino fino al professionista, svolgeva il proprio lavoro, perché la fame era tanta. Ora difficilmente si può trovare un'occupazione, sia perché la crisi incalza, sia perché non tutti sono disposti a lavorare col sudore della fronte. Quasi nessuno ora vuole accettare un qualsiasi lavoro, in quanto non intende umiliarsi, ma, quando la fame si fa sentire è costretto a lavorare anche controvoglia.» |
Inserita il 13/07/2017 |
'Na vota, quannu nc'era tanta fami,
tineva ognunu la fatìä sova;
ci lu villanu, ci lu falignami
e tutti si mittevunu alla prova.
E nno' comu osci ca hava ffa' li 'sami
ci 'nu poshtu o 'nu 'mpiecu voli tròva'
e nno' bbashta cu ddì' comu ti chiami
pi putì' aviri 'na fatìä nova.
Mu', ti 'shti tiempi, shtamu tutti bueni.
Nisciunu, comu prima, è fatiatori,
cá no' nc'è cchiù ci sordi non ni teni.
Orma' no' ssi fatìa cu lu sutori,
perc'èti cosa ca no' ni cunveni
e pó ffa' scazzicari 'nu dulori.
Ognunu èti signori,
però, quann'è la ventri ca ni tuzza,
hamà fatià', ci puru no' ni ncuzza!
Traduzione:
Il lavoro
Una volta, quando c'era tanta fame,
teneva ognuno il lavoro suo;
chi il villano, chi il falegname
e tutti si mettevano alla prova.
E non come oggi che deve far gli esami
chi un posto o un impiego vuol trovar
e non basta dire come ti chiami
per poter avere un lavoro nuovo.
Or, in questi tempi, stiamo tutti bene.
Nessuno, come prima, è lavoratore,
ché non c'è più chi soldi non ne tiene.
Ormai non si lavora col sudore,
perché è cosa che non ci conviene
e può far insorgere un dolore.
Ognuno è signore,
però, quand'è il ventre che ci bussa,
dobbiam lavorar, pure se non abbiamo voglia. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Sonetto caudato in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione. Schema rimico: ABAB/ABAB, CDC/DCD, dEE.» |
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