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«È certo che su questa Terra non siamo tutti uguali, in quanto c'è chi è buono e chi è cattivo. Solo i buoni si guadagnano il Paradiso, poiché non si stancano mai di fare del bene. Però i buoni sono pochi e si privano anche di quello che hanno donandolo ai poveri. Infatti i buoni non vivono a lungo; loro sono i primi a lasciare questa Terra per dimostrare che quanto hanno fatto possa essere d'insegnamento per tutti.» |
Inserita il 14/07/2017 |
'Nt'la la vita nu' no' ssimu tutti uquali,
percé shta sia lu bbuenu cce lu fiaccu;
shta cuddu ca no' vvoli faci mali
e ci ti mali ni faci 'nu saccu.
È ccertu ca ci faci bbeni vali;
ci faci mali, 'nveci, èti 'nu 'nchiaccu.
T'lu Paratisu pó 'nchianà li scali
cuddu ca ti fa' bbeni no' è mai shtraccu.
Però li bbueni so' crishtiani rari.
A ci no' tteni nienti tuttu dannu.
Muerunu loru. L'atri hannà campari.
Li bbueni so' li primi ca s'ni vannu,
percé hannu fattu quant'eran'a ffari
in motu puru l'atri cu lu sannu.
Traduzione:
I buoni son i primi
Nella vita noi non siamo tutti uguali,
perché sta sia il buono che il cattivo;
sta quello che non vuole fare male
e chi di male ne fa un sacco.
È certo che chi fa bene vale;
chi fa male, invece, è uno sgorbio.
Del Paradiso può salir le scale
quello che di far bene non è mai stanco.
Però i buoni son persone rare.
A chi non ha niente tutto danno.
Muoiono loro. Gli altri devon campare.
I buoni sono i primi che se ne vanno,
perché hanno fatto quanto dovevan fare
in modo che pure gli altri lo sappiano. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Sonetto classico in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione. Schema: ABAB/ABAB, CDC/DCD.» |
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