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Questa è una poesia erotica: se può turbare la tua sensibilita o se non hai più di 18 anni dovresti evitare di leggerla.
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Docile tepore di mani
a bendare questi occhi smaniosi
è l'invito ad arenare ogni angoscia
all'ombra boscosa di una chioma sovrana.
Sciolgo i lacci, disattenti ed effimeri
mi disarmo innanzi al candore
ed attendo l'improvvisa partenza
come il piombo di un sogno imminente.
Elenco le brune perle, sperdute e indelebili
nell'universo della limpida pelle
sono delizia ed acrobazia per la mente
ove disseto ed appago la sete mielata
del gregge irrequieto dei miei desideri.
Uno stato di grazia mi scopre
nello stantio di una bassa fanghiglia
tra un ansimo e l'altro a contare gli spasmi
a bussare alle palpebre chiuse
duplice uscio di una bramosia latente.
Di bianco alabastro è l'enigma sul volto
ove l'alba sgorga lattea, prigioniera di labbra
come un pavone fiorisco selvaggio
al limite estremo di una bellezza svanente
che un destino mercenario e inatteso esige ed ottiene
nel lampo di un niente.
Sei un gemito in un pomeriggio d'estate
e l'assolo di corpi contratti
ti riveli ammantata di gocce
del sudore del viaggio dei sensi.
Come spugna mi nutro del succo
di rame e d'argento è il suono di voce
quando sono e non sono,
mia cara,
solo io sono
attraverso te.
Nel mare di lenzuola disfatte
naufrago osservo la tua sola partenza
e la tua assenza, assente, mancante
tu sola introvabile
mia eterna presenza. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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