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Corri, Viandante! e i rigidi
sassi del suol calpesta...
senti! gli acciar granitici
gridano ai sogni, e desta
questo ferino sibilo
l’ombre d’un turpe orror;
e Tu, suo Core, in spasimi
gl’istanti alter trascorri,
sempre in su te medesimo
e in sull’altere torri
de’i freddi monti atavici
che s’alzan d’in su’i fior.
Ahimè, Tu l’osi: credere
che questa sia la Vita,
Tu che soffristi ed esule
vaghi per Sorte ordita!
Se’ vago, oh cor dolcissimo!
e muor la spene; e fu
desianza bruta ‘l palpito
e ‘l sogno e ‘l grigio istante
onde la Notte indocile
splendea in sul diamante
d’un’egra Luna e candida
che ormai non scorgi più.
Son Io!... E vago, fragile
come d’un speglio ‘l vetro,
e ai sassi e ai fior io predico
il duol che vienmi dietro,
e mesti e cupi i ciottoli
sembran gridar con me;
e bevo i fil d’immobili
ragne di fitta pioggia,
e piovo anch’io le lagrime...
e dove ‘l pianto appoggia
i suoi solcati triboli
un sogno mi beê.
Mèndico in Ciel tra gli Angioli
de’i folti sogni arcani,
ed erro pur tra gli uomini
e tra’i desir sì vani,
e indarno ‘l mio bel vivere
s’infuria e va a soffrir;
e piango ed urlo, e povero
e sol men vado dove
non so che attendo in spasimo
sotto quel ciel che piove...
e veggo fulvi gl’Inferi
tra vampe e rei sospir:
perché le spighe immacolo
del biondo grano in oro
qual chioma fòssêr docile
d’un molle cor ch’adoro,
perché ‘l ruscel che riempiesi
splende d’azzurro mar.
Io son Viandante, e mancami
un’ombra a me d’accanto
che sia di bionda sidera,
un femminino guanto...
mi manca un cor di Vergine
e un morbido baciar;
e un vergin sogno, un incubo
in quiete non si pente,
e ovunque sta l’immagine
di questa dama assente.
Ahi, voglio amar! L’Empìrëo
è cieco a tal voler;
e gli errabondi attimi
nell’ermo del Destino
le gioje assenti pingonmi
ebbre di dolce vino,
e fammi un astro fulgido
soltanto ‘l cor dolèr.
Perché non più è possibile
amar, sentirsi amati,
quest’oggi è ‘l tempo orribile
dell’Odio e de’i suoi Fati...
perché dovunque un Diavolo
miete le gioje e i cruor;
perché lassù, tra’i nuvoli,
sta iscritto un Fato avverso...
le fole non esistono!
E in sul mio pianto asperso
un cor donnesco è un Sogno,
più non esiste Amor. |
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