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Viene la sera, e idillica
soffia la cheta brezza,
i sacri bronzi annunziano
i vespri santi; e spezza
l’aër del ciel equivoco
l’ombra del Sol che muor...
e ‘l campanile angelico
l’eco conduce ai boschi,
e ‘l martellar instabile
corre in su’i nembi foschi,
e dalla pia basilica
s’alza ‘l rosario allor.
Vanno a dormir le rondini
ne’i freschi e dolci nidi,
stormi di svassi salgono
dall’acque ai lieti lidi,
strillano ancor, starnazzano
e ai sogni poi sen van;
e ‘l rivo inquieto e torbido
al ner del ciel si stagna,
dappresso i rovi orribili
s’erge una bianca ragna,
le rane e i grilli cantano,
e ‘l Sol sen va lontan...
e rosea come ‘l petalo
d’un vellutato fiore,
dipinta d’oro e pallida
sìccome un cor che muore,
brilla la bianca nuvola
che copre ‘l cruor lunar,
e l’orizzonte palpita
ai piè dell’empia Notte,
veste le querce e i platani,
le pietre e l’alte grotte,
e molle dà ‘l sonnifero
al gregge, e vuol sognar.
Qual fosse fumo e un torrido
velo d’atroce lutto,
punge una mano in tenebra
del ciel l’inquieto flutto,
giunge ‘l notturno attimo
e ‘l cheto sonno va;
e in sull’aurette i nuvoli
vanno a spogliar la Luna,
l’ôr del tramonto in subita
cera si cangia bruna,
e ‘l roseo fiore placasi
ché più a vegliar non sa.
Ne’i bei giardin i petali
chiudonsi ai nembi oscuri,
di ner feroce pingonsi
i bianchi e chiari muri,
dorme la rosa e ‘l bòcciolo
si culla in tal dormir;
e ‘l girasole chinasi
qual strangolata gola,
le margherite dormono
sotto uno stral che vola
d’inquieta stella in fregola
che fresca va a frinir.
Grida molesta l’upupa
dal fil d’un tetro pioppo,
il rosignuolo spasima
in mezzo a un vento zoppo,
e dalle frasche mormora
d’un merlo ‘l becco insan;
e ‘l gufo incauto nutresi
d’un astro aulente e fresco,
si copre ‘l sommo salice
di brine, e ‘l dolce desco
della dorata resina
cola in su’i fior lontan.
Ma tra le brume estatiche
scorgesi un’ombra altera,
giace seduta in brividi
e scioglie una preghiera,
e tutta è avvolta in spasimi,
spettri d’oscur dolor;
ed è un poëta, un ràpsodo
che ‘l ciel adamantino
lagna represso in lagrime
sul far del suo mattino...
sogna, riposa ed ansima
e lagnasi d’Amor. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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