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Cos’è una rosa se non fior mellifluo...
se non la molle parvenza allo speglio
d’un cheto e casto pensier, anco meglio,
un folle palpito, un pazzo desir?...
È un seme... un germe... anonimo atòmo,
tacita forma che a terra si versa,
poi ‘la germoglia; e nasce ben tersa
dalle rugiade in sul primo sospir.
Come lo sguardo da un’arida grotta
contempla e mira l’attigua cascata
quest’è una pianta che giace bagnata
da’i folli venti... dal nostro destin.
S’innalza e cresce, le radiche tremule
premon la terra e corron lontane;
sono princìpi di lignee fontane,
sono l’impronte d’ascosto cammin.
Stretta in bocciòlo d’ignota possanza
quale fanciullo tra l’avide fasce,
mira le nuvole; e poi si pasce
delle lor piogge, de’ nostri pensier.
S’è ‘l ciel sereno, contento è lo stame...
se rugge infame, assorda foreste;
se in cor nostro ammira tempeste
trema pallente, ma tace ‘l mister.
Ell’è l’essenza dell’acque del sangue,
Vita di rocce che plasmano Amore...
seta di brame... trapunto sul core
fine velluto cui ordito è ‘l Ciel.
All’Iri d’alba ch’olezza pe’i calli
remoti, schiude l’estremo suo aspetto;
come vulcano che piange diletto
sta dolce e tremula all’aër qual vel.
Sembra dal cielo che calmo la culla
per i suoi petali un rorido nido...
par che sia un molo, un docile lido
a chi d’affanno, d’Amor naufragò.
Ha foglie verdi di pietre preziose,
soffici petali fatti di lava,
è generosa ché l’ape ricava
più dolce ‘l miele che coglier si può.
Sfiorala, Ninfa!... E vedrai ch’è colma
di gaudi sogni... e piucché di questi,
piucché d’un sogno del qual pur ti vesti,
d’un’onda santa... un mare d’Amor;
e da tal mare udraï che s’alza
come marea l’incantevol suo odore:
zucchero e sale in un solo fiore...
sapor di sangue in molle furor.
La rosa è Amore... è vergine bianca
che va all’altare cantando i bei giuri
lì, dove in guance arrossa pe’i puri
canti di festa, i sacri imenei.
Cos’è una rosa?... È voce del Nume,
legge del core... sublime concento...
Vola nel cielo, si perde nel vento...
Niun più conosce virtù di costei!
Veggo ch’è rossa qual ciel sul tramonto,
come la bianca vestaglia d’un nembo
quando del Sole un dardo ‘l suo grembo
trafigge a morte... e ‘l sangue sen va.
È Vita e Morte... Amor dopo l’Odio,
essenza e sangue dell’essere umano.
Cos’è una rosa?... Ho sciolto l’arcano,
ho detto cose che niuno più sa! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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