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Un primo passo che tremulo salta,
che cade a terra d’un cheto bambino
corre pell’erbe col piede piccino
dappresso ‘l guardo ch’è del genitor;
e gl’altri bimbi, ricorsi di Vita
e giovin spere, si godon la giostra,
i giuochi e risi... e un padre si prostra
al figliuol suo che tace in sopor.
Buoni e monelli si stringon le mani,
tiran le funi, rifan marachelle,
parlan di madri, di padri e sorelle,
mai tal sorriso si vegge a mutar.
Vanno pe’i prati a spasso co’i cani...
vanno e non sanno tai corse frenar.
Ora tra’i fiori bisticcian due bimbi,
l’uno desira dell’altro ‘l balocco,
questi l’offende, gli sclama ch’è tocco,
quegli lo spinge ma man poi gli dà;
e tosto scende tra lor dolce pace,
essi si parlan con fiato concorde...
quella ch’infranta caduta non morde,
anzi più forte la vecchia amistà.
Ivi sull’erbe per fame e ristoro
piange ‘l neonato che al seno poi cena;
ivi si dondola pell’altalena
bimba ridente tra’i venti in sospir.
Ha l’amichetto dal crine ben moro
che ride inconscio di casto desir.
Oh maraviglia!... Soggiunge una madre
il suo cammino cosparso di grazia,
in braccio tiene imago ch’è sazia
piucché di latte d’un unico cor.
È lui un bambino, vestito di cera,
che posa ‘l viso sul collo materno,
che le sue mani ch’ignorano inverno
alla sua ischiena si pascon d’Amor.
Picciolo è e muto; ma i bimbi e i passanti
guarda festoso con tocco di Vita;
sembra fermare ogn’uomo e l’invita
a rammentarsi del bianco suo vel...
ed è ridente, com’astri brillanti...
come quel Sole che ‘l veste di ciel. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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