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Lo rossore assomiglia ad un bel fiore;
se lo coltivi, curi e l'hai nel cuore
da gambo a corolla resta splendore
e in ogni ora t'inebria del suo odore.
Ma se nol curi, strappi e lo calpesti
pare morente da occhi spenti e pesti
e se pur lo raccogli tutto quanto
mai avrà beltà di primiero suo manto.
Così è l'uomo se decoro mantiene,
se saldo rossore sempre detiene;
ma se perde od oscura la sua faccia
pari è al verme che sguazza nella feccia.
Qui dire vorrei del topo di fogna
che nella melma vive e la vergogna;
ed è quell'uomo che col capo chino
striscia qual biscia mentre fa l'inchino.
Viso porcino, corpo orripilante,
nel letto d'avverso trovasi amante
e sol per qualche chicco di lenticchia
tradisce la famiglia e la sua cerchia.
Fare poteva solo l'inserviente
ma lo portaro in cima: ad assistente.
E pur superbito dell'alto rango
la nostalgia lo riporta nel fango.
Di limo in limo, ahimè, vaga strisciando
or questo padrone or quel servendo
ansando cerca caldo d'altro fuoco
ma ognun lo manda altrove: in altro loco.
Stolto! Crede di fare dell'inciucio
e non s'accorge d'esser nato ciuccio.
Cerca gareggiare abili cervelli
ma è solamente il re degl'asinelli.
Vantando va d'essere paladino
del cittadino e del suo destino.
Manco fosse il grande Palmilisano
che nel costume è retto, integro, sano.
Invece, il vero chiodo ch'ha in mente
è rimaner lacché del presidente.
nome di fantasia |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Persona che, per il misero sgabello di consigliere comunale di un piccolo centro, ha più volte tradito.» |
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