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| Ravenna l'è na vecia sgnora
smuleda in te fianc.
Da una chent la tin a mol e pid al e mer
e dall'eltra la si schelda in tla campegna,
un pe des in te cunfen de mond,
int l'oltma tera.
L'è un post in cui la zent la da tnè
e bcir sempar pin,
par avizinè l'orizzont.
Ravenna l'è na tabaca misteriosa,
cal volti ut fa sintì in te nes
gli udor d'una volta,
e quend ul liva e vent
in quei docmezde d'inveran cun la nebja
um pè ca cress la tera tot
d'attorn.
Quell'udor dla miseria,
cu un spo mandè zo,
la zerteza dla paura.
A Ravenna le pussebil
murì par un sogn indigest,
a ne so se u je ancora quelc ravennè
o se un s trova piò,
miscedi e misculedi
ad un moc ad mond ad'divers.
Al nostre chesi
sciazedi dal sol,
cal liva e vers
dal bochi dal rosp
int l'acqua de canel.
Tra le stredi vec come l'oman
una fiumena ad bizicleti,
cun la pressia dantes a cà.
Pu d' stugie la stre piò bona
ch'a savè ch'u gnè piò d'ona.
U je l'olm e i filer dal veti,
la pineda e la spiaza
e e cor che la in mez
u se pirs.
Un spò dì miga clè e paradis
ma a jò vest la lus in stè pais,
in do la zenta l'è ciosa e ignurent,
ma quend at vol ben
la né sconda a incion.
E canel e i chempi in du scor e sangue
e zil celest sora la testa,
la memoria dla zent par dè la forza
sudor e fadiga le la direziò.
Dal volt quend e zel l'è zal la sira
us sent una voz che chenta ancora,
l'è Ravenna cum zercha neca.
TRADUZIONE
IL MIO PAESE
Ravenna è una signora anziana
e robusta.
Da una parte i piedi a mollo nel mare
dall'altra parte si scalda alla campagna,
sembra d'essere al confine del mondo,
nell'ultima terra.
E' un posto in cui la gente deve avere
il bicchiere sempre pieno,
per avvicinare l'orizzonte.
Ravenna è una ragazza misteriosa,
che alle volte ti fa sentire nel naso
gli odori di una volta,
e quando li alza il vento
nei pomeriggi dopo mezzogiorno d'inverno con la nebbia,
ti pare che cresca la terra tutta
attorno.
Quell'odore della miseria
che non si può mandare giù,
la certezza della paura.
A Ravenna è possibile
morire per un sogno indigesto,
non so se ci sono ancora dei ravennati
o se non si trovano più,
mischiati e mescolati
a molti mondi diversi.
Le nostre case
schiacciate dal sole,
che toglie il verso
dalla bocca dei rospi
nell'acqua dei canali.
Tra le strade vecchie come l'uomo
una moltitudine di biciclette,
con la fretta di andare a casa.
Puoi studiare la strada migliore
ma devi sapere che c'è né più di una.
Ci sono gli olmi e i filari di viti,
la pineta e la spiaggia
e il cuore che la in mezzo si perde.
Non posso dire che è il paradiso
ma ho visto la luce in questo paese,
dove la gente è chiusa e ignorante
ma quando ti vuole bene
non è seconda a nessuno.
E i canali e i campi dove scorre il sangue
il cielo azzurro sopra la testa,
la memoria della gente per dare la forza
sudore e fatica sono la direzione.
Alle volte quando il cielo è giallo la sera
si sente una voce che canta ancora,
è Ravenna che mi cerca di nuovo. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Ho tentato di onorare le mie radici con qualche errore dialettale o di traduzione, ma le parole venute da cuore e stomaco, trattengono tutto l'amore che ho per la mia terra; la Romagna.» |
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