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È sogno, è Notte, inquieta forma e muta
ove si pinge dal cielo un asilo
al mador timido forse d’un filo
o d’una Stella sull’onde del mar;
onde mi giaccio percosso in lamenti,
errante e pallido, ciglio dormiente.
Corro alle spere, nel tempo fuggente
che batte tristo l’arcano sognar.
Piango ai sepolcri dorati dal chiaro
strale mellifluo di languida Luna,
sull’urne greche, sull’atra laguna,
su’i stanchi marmi d’un queto dormir;
e lagno ai posteri l’ultimo e caro
cupo tormento, del core languir.
È sogno in venia del sangue che bolle
fosco nel petto, caduto in affanno
lì, dove l’ombre di Notti non hanno
che ‘l pinto volto temprato in mister.
Sì, quasi fosse desiro dell’alma
dormo e mi schiudo al tempo nativo
che seco afferra lo sguardo giulivo
agli alti nembi di requie forrier;
e quella è l’ora che parla di carmi,
d’un cocchio errante per strade d’Amore
lì, dove sboccia d’incanto un bel fiore
sul biondo velo d’un crine in beltà…
lì, dove lettera scossa dall’armi
scioglie alle proli preghiere e pietà.
È sogno in braccio all’ultime posse
del scosso spirto ch’oppresso e tradito
corre a soffiare l’estremo suo invito
ai tristi venti che ‘l vollero amar.
Forse nel manto di Notte ‘l segreto
spira con esso, coll’aure furiose…
vola e si posa su rose odorose
e fulve in sangue che ‘l vanno a chiamar.
Ho sete inquieta di core donnesco,
di sangue e fede sìccome un vampiro.
L’ombra non tengo che in sogno e sospiro,
desiro folle di miele d’Amor.
Ma ‘l tempo infame che siede al mio desco
non è d’Amore, bensì di dolor.
Perché in quest’era corrotta da’i tempi
non vi son sogni per uomini illusi,
né sangue; e i cuori fanno dischiusi
solo i diletti fuggenti in sul vol.
Perché i cavalli non sono selvaggi,
perché nel cielo non volano spere.
Amore e Pace! Menzogne e chimere,
presto la Notte sciorrà pure ‘l Sol.
Ho scelto ‘l sogno… ma più non mi lice.
Voglio la Vita, quel bene rapito,
quel primo strale! Ma giace proibito
questo fulgore che sempre vorrò.
L’eclisse cruda del sogno non dice
altro che in sogno d’eterno vivrò. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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