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A terra livida, ceduto ‘l piede,
caduta all’agili montane zolle
la Vergin scioglie le lagrime e molle
preme sul core la tremula man.
Smorta la fronte dal velo celata
piange…. Silente la guancia che grida
strappa le gocce di sangue all’infida
sorte che volle quel piangere insan.
Misero spirto di Madre calpesta!...
Ella dolente piangeva e gridava,
del seno ‘l frutto morir sì mirava
che ‘l sol desiro seguirlo dovè;
e fremea mesta, volgea alle vesta
di Lui che Figlio nell’orbe perdè.
A terra tremula, cinta di popli
beffardi e allegri, di spere tradite
giacque la Madre sull’agili e ardite
verba feroci, di Giuda ‘l furor.
D’essa fu l’alma colpita nel core,
Madre castissima, Madre d’Amore.
Eran le lagrime detti profferti
d’eterna prece, di tristo dolor.
Al suol sì livido l’Addolorata
sciolse le gocce di pianto, di pena;
ed era duolo ch’all’altera vena
l’addio volgeva per sempre a posar.
Misera Madre, la più sconsolata,
mesta piangeva, voleva gridar.
Era quel pianto di speme aspersorio
volto all’Agnello di nostra Salute.
Era quell’urlo di lene perdute
l’ultima voce dell’ultimo cor.
Vergin santissima, Vergin superna,
imago dolce di donna materna,
ivi piangesti sull’arido fango…
ivi gridasti ai vivi a chi muor.
Allor quel pianto le Sfere ci doni
d’eterni Cieli, immoti e perfetti….
Sciolga quell’urlo gli eterni diletti,
Vergin dolente, l’eterno desir.
Che ‘l pianto Figlio ci grazi e perdoni….
Non sieno vani i nostri sospir. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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