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Negl’innocenti giochi fanciulleschi
fummo inscindibili compagni .Erano
I tempi in cui gl’atti furbeschi
furon tanti e gli animi formavano.
Puberi, insieme, ancora fummo
a scorrazzar quando sarmentosa liana,
quale sigaro, mandavamo in fumo
stando sdraiati accanto alla fontana
Giovinetti, ci trovammo ancor legati
dai vincoli d’affetto primitivi
che s’erano, nel tempo, rafforzati
per i nostri giuochi semplici e furtivi.
Ci perdemmo, però, nell’età verde
ché da necessità fu fatta avulsa
e sballottati qual legion che perde
e dall’ amata Terra viene espulsa.
Poi, di nuovo, nella vita adulta,
in loco di lavoro e di consulta,
ci ritrovammo come ai tempi vecchi
d’esperienza e conoscenza ricchi:
così crescemmo assieme per vent’anni,
colleghi di lavoro e non di giuochi
e, l’uno dell’altrui vide gl’ affanni
che furono tanti, quanto poco i giochi.
Or che l’adulto cede al vecchio il posto,
ammosciato come morent’arbusto,
non più la grinta del destrier di corsa
in ansia, stretto dagl’anni, in dura morsa,
col nero trasformato in bianca chioma
del lavoro togli, ahimè! dolce soma.
Pria che diparti dal tenuto per tempo
degno posto, dir voglio l’importanza
che per tutti avesti. Di vecchio stampo:
laborioso, intemerato e con pazienza
sopportasti del lavoro i turbamenti,
senza darti né a pene né a lamenti.
Costanza di formica infaticabil
ch’onde stipar formicaio more se stessa
e, dopo aver del grano pulito cortil
Sol’ allor faticosa spola cessa.
All’operosa ape, che sua real casa
di polline e miele tiene pervasa,
la somiglianza nel lavoro avesti
che con dolcezza del fare raddolcisti.
Per le doti che ho appena qui cantato,
scarsa è di nobil metallo medaglia
perciò, altra d’altro metallo n'ho forgiato
onde nessuna mai le sia d’uguaglio:
RICONOSCENZA è quel che in cuore io veggo:
Migliore altro metallo non po'sseggo. |
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