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Ave, respiro de’ nuvoli etesi,
folgore dolce ch’abbrucia ‘l mattino,
speglio di fiori che specchia ‘l Divino,
Vergine salve di santa pietà!
Tu che le stelle sugl’agili strali
porti a destare del Sole ‘l sopore,
spargi una mesta speranza d’Amore,
fa’ che ‘l dolore s’estingua per noi.
Tu che cammini sui vanni de’ Cieli
ove s’eleva la face del Verbo,
sperdi, Regina, le pene ch’io serbo,
mondami ‘l core che requie non ha;
e se la Pace s’insinua ai tuoi veli
desta quest’orbe che Pace non sa.
Ahimè! Tant’alme qui spente e mietute
fùrô per fato sull’arida arena
ove per ombre s’aggira l’oscena
peste crudele di Vita che muor.
L’orbe è una tomba ch’irride negletta.
Ecco! Il luttuoso perdura sogghino,
scende e recide più forte e meschino
l’ardito atòmo dell’ultimo uom.
Prega tu allora, tu, oh Madre mielata,
prega per noi che naufraghi e raminghi
siamo natanti ne’ mari solinghi
de’ crudi vizi dell’alma... del cor.
Ritempra adesso, disperdi, oh Beata,
e nella Morte lo strale d’Amor. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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