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Che torni ‘l tempo dove può una rosa
essere ‘l pegno d’un giuro nuziale!
Che sia l’istante ove splende lo strale
di quiete forse, di Pace e d’Amor!
L’acqua che ‘l fonte riversa in aprile
pascerà ‘l core del buon peregrino;
e l’alte nevi dal monte gentile
pioveran manna sul molle sopor.
Ivi cantando sul son della lira
giace ‘l pastore all’ombra d’una palma,
dinanzi al gregge che lieto s’aggira
col lupo oscur che in fratel si mutò.
Ivi s’estolle… si slancia nostr’alma…
ivi l’Amore che sorse e gridò.
Che venga ‘l giorno dove può una spiga
essere l’oro di sacro diadema!
Che sieno l’ore che prive di tema
mostran eterne la santa amistà!
Freschi ruscelli daranno conforto
alle fanciulle d’intrepida danza
quando sull’acque poseran dall’orto
l’alba parvenza dei candidi piè.
Ivi lo sposo la dama ringrazia
con un abbraccio… privato di lusso…
coll’alma intera che volgesi sazia
all’alte forme di pia voluttà.
Ivi tranquillo si mostra ‘l riflusso
d’un quieto mare che stilla pietà.
Cari recordi!... Solstizio di spemi!...
Valli perdute d’un monte bramato!...
Baldi sorgete!... Che ‘l Ciel sia lodato
se oggi verrete la Pace a spillar!
Canti sponsali dei lieti pastori!...
Freschi torrenti che i fiori nutrite!...
Linfa melliflua che spreme la vite!...
Forti venite quel vino a versar!
Quell’Odio infame che l’orbe ha mietuto
col sangue nutre la bieca sua bocca.
Con stragi e guerre le terre già tocca,
e l’uom si tace, e non sorge mai più.
Ah se tornasse dal Cielo l’Amore!...
Oh nostalgia d’una spera che fu! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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