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| La battaglia finita è da poco,
molti morti giaccion sul campo.
Sembra strage d'un rapido lampo
proprio ora caduto in quel loco.
Non lontano s'ode un lamento,
vien dal corpo d'un giovan caduto;
alla madre egli chiede un aiuto,
vuol vederla e morire contento.
O guerre nefande e crudel,
che morir fan le giovani vite,
or da amici e nemici sentite
il doloroso grido del ciel!
Anche le pietre più dure han pietade
dell'orribile man della guerra,
che uccide, rinchiude, rinserra
molte vite nei seni dell'Ade.
Rinsavite o re, cavalier,
le vendette e le offese obliate,
il pensier della guerra stornate:
e pensate alla pace e al dover. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Poesia scritta adolescente dopo la lettura e lo studio della manzoniana Marzo 1821 che colpì il giovane autore per il suo ritmo (endecasillabo riproducente una marcetta militare e la rima incrociata, ma soprattutto il temma guerra e pace...» |
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