Chissà perché noi poeti
abbiamo sempre tramonti in cui morire
albe dove rinascere
e gocce di rugiada per dissetarci.
Ci addormentiamo su seni di luna
parliamo con le stelle
combattiamo draghi e inseguiamo angeli
ci vestiamo di muschio
e facciamo l'amore
su nuvole d'ambra e zucchero filato.
Poi c'è quasi sempre il vento che accarezza la pelle
il vento che porta baci
gli odori e i sapori portati dal vento.
Le onde del mare a cullare l'anima
gli orizzonti da scalare
i cieli infiniti dove tuffarsi o volare.
A volte troviamo accostamenti di parole
che di solito non si fanno...
le chiamiamo licenze poetiche.
A volte fondiamo cielo e terra
mari e corpi
per poi lasciarci andare a lacrime di salsedine
e voluttuosa tristezza.
Chissà perché di cotanta saggezza
riempiamo righe e righe
per far suonare corde profonde
emozionando, divertendo, ammaliando, confondendo.
Trinomio cuore, amore, dolore
ombra, luce, chiaroscuro
ricordi che scivolano su un muro
e vecchie fotografie ingiallite
su pianerottoli di memoria.
Il nostro mondo tra fantasia e poesia
melodie che cullano spiriti sognatori
siamo bardi, menestrelli ed incantatori
adagiati su piume di leggerezza
petali di solitudine
e morbida amarezza.