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"Guerra alla guerra" è un grido di speranza,
che uniti noi dovremmo divulgare,
per fare sì che cessi l’arroganza
di ogni alta sfera militare.
C’erano i tempi, quelli di mio padre,
che fu costretto in Africa ad andare,
così lasciando in lacrime la madre,
morta a causa del fuoco militare.
Venne un altro periodo, quello mio,
in cui guerra non c’era più da fare,
ma che imponeva a tutti un anno rio,
per arricchire il Gotha militare.
Ora che volontario è diventato
quel servizio, "war games" potrebbe fare
chi si ritiene idoneo e assai portato
all’esercizio d’arte militare.
"Guerra alla guerra" è slogan di un partito
nuovo che c’è bisogno di fondare,
per veder quest’orrore un dì finito:
lì tutti noi dovremmo militare. |
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«Questa mia modesta poesia intende inserirsi nel filone antimilitaristico caratteristico di due grandi artisti a me cari, il francese Boris Vian ("Le déserteur") ed il napoletano Raffaele Viviani ("Si vide a ll’animale") . Nella seconda strofa mi sforzo di immaginare la mia nonna paterna, mai conosciuta perché morta, nel 1943, in un rifugio antiaereo per una crisi cardiaca durante un bombardamento "alleato" .» |
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