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«A mio Padre con la rabbia dei miei vent'anni!» |
Inserita il 02/11/2012 |
In quer preciso istante che te ne sei annato,
er core mio s’è sfranto e ancora nun s’è sanato.
Mo smettela de piagne daje falla finita,
e fateme sfogà tanto nun je ridò la vita.
Tutti eremo contenti tutto s’era aggiustato,
ma all’improvviso er monno addosso m’è cascato.
Troppo presto perché sta sorta d’ingiustizia?
Prima o poi tocca a tutti me dissero, la vita è ‘na primizia.
E come tale sfugge che nun fai a tempo d’aggustalla,
che già te ne s’è annata sull’ali de ‘na farfalla.
Eri n’omone forte e bono come er pane,
rimasto pelle e ossa pe quer malaccio ‘nfame.
Nun ce volevo crede de testa annavo fori,
arzasti l’occhi ar cielo e bonanotte ai sonatori.
Cento vorte te chiamai quella tremenda notte,
pe ditte de restà a costo de fa a botte.
Ma l’angioli ner cielo t’aveveno già preso,
portato tra le stelle, poc’anzi t’eri areso.
Dice er proverbio: li zozzi resteno e li santi se ne vanno,
nu me basta sentì sti detti ... a me ... chi me ripaga er danno?
E mo ce l’ho co tutti ce l’ho puro co Dio,
perché me s’è pijato l’amato padre mio.
Scuseme Padretè si ce l’ho puro co’ te, abbi pazienza sto momento
è nero,
lo so er tempo cancella tutto ... ma no er dolore er dolore vero! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«a mio padre e la rabbia dei miei vent’anni.» |
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