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Innocenza d'infanzia consacrata
ai nembi lucenti del Paradiso
trascese dalla Luce immacolata
alla stalla ove si pingea il suo viso
del santo Amore di cui tanto lucea
e dell'affetto che i cordial pastori
gli portavan, e dell'astro che splendea
irradiando sacri fochi e tepori.
Beavasi dormiente il divino infante
al bucolico son della zampogna;
e dianzi a Lui si prostrava tremante
l'uom pasciuto d'orrore e di vergogna.
In seno alla Famiglia, santo dono,
respirava tranquillo e riposato
sicché già in quel sonno sì dolce e buono
vedeasi il suo Destino illuminato;
e stava allegra la Madre innocente
mirando il suo figliuol, il suo marito
frattanto che ringraziava silente
quel Cielo di cui rispose all'invito.
Ma il reo senno turbavasi d'Erode,
fariseo rege della trista Giudea.
Sir dell'armi, signore della frode
svenar i cori de' pargoli volea.
Popoli! Non siate sì crudi e folli
dianzi alla Speranza che si rinnova
laddove al di là de' mari e de' colli
il rinascente Amor già si ritrova!
Non siate avidi d'orrenda possanza,
di fragili troni che sono polve,
giacché la disumana tracotanza
dianzi al Cielo repente si dissolve!
Cristo è rinato nella pia memoria
per membrar a ciascuno l'innocenza...
per predicar sereno... senza gloria
il Fato umano, la santa Clemenza.
Risorgete schiavi! Tremi ogni sire!
La Rosa dell'Amore si dischiude:
chi tra piacer, sesterzi e flebil lire
nella malvagità la Vita illude
avrà allor la desiata Redenzione,
oppur per sempre la Maledizione. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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