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Essere indecisi sul dire o non dire le cose,
è stupido.
E ragionare sul come dirle,
se in una maniera o in un'altra,
è ugualmente stupido.
Perciò decido di dirle così,
come viene.
E perdonami la lagna.
I nostri momenti sono stati,
da qualche tempo in qua,
così energici
da venirti voglia di prendere
tutta la vita precedente
e buttarla via.
Oggi tu mi balli intorno
con tutte quelle parole
che non dicono niente
e con quelle ragioni assurde
che mi fanno pensare triste.
Voglio credere che è tutta una crisi
o che sei matta,
ma penso poi che non può essere,
perché è troppo esatto
il tuo essere confusa,
e troppo profondo
il male che ho.
Naturalmente ti respingo,
e poi,
poi cerco il modo
di sbarazzarmi dei miei sentimenti
senza pensarci troppo,
così da riprendere
un mio modo di vita più comodo,
come sarebbe per esempio,
stare tutta settimana a studiare,
e leggere e scrivere,
e venire in città per spassarmela
senza vederti,
e pensare a qualcosa di serio
e vivere in un altro azoto
che non sia il tuo.
Mi prende però qualcosa
che mi fa tremare,
e trascuro tutto per pensarti,
e cercarti,
e mi fa rabbia questo tuo regnare.
Ti cerco e ti vedo,
ti guardo
ma non so con che espressione.
E da un po' di baci in qua
non capisco più
cosa dicono i tuoi occhi
oltre che lo scrutare senza senso
che mi spoglia
e mi fa sentire
come se avessi il cuore
in un altoparlante.
Non mi resta che sospirare,
letterariamente,
e mettere nella mia tristezza
qualche sfasciato sentimento
capace di far giocare la mia anima
allo squallido gioco della poesia.
Aspettando che tu
apra la bocca
una volta finalmente e dica
che sei in grado,
così,
improvvisamente,
oggi,
hai coscienza di essere in grado
di sconvolgere il banale.
Alleviando così la passione
di quel che non sai di avere dentro,
e liberandoti - dio che parola! -
spazzando via quel senso che hai
che ti fa essere qualche volta così
e qualche volta diversa.
Ciao. |
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