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Era notte. Tacea l'aër spietato.
Muggian i nembi. Tònava la Luna.
Un atro lume sul suol oscurato
scendea ferino dalla notte bruna
un avel solingo... ignudo a rischiarar.
Ivi giacea la cenere dissolta
d'un'antica Ville prossima a danzar.
Sonò allora pella celeste volta
il bronzo fatal del divin giudizio
donde Dönner si mostrò lampeggiante
dal palagio celestiale e patrizio
che tosto sclamò «Destati danzante!».
Qual terror!... Con guardo furioso e bieco
dal sepolcro s'alzò la carne altera
d'un femmineo sembiante... muto, cieco
che gemendo irrise la tomba austera;
e tosto la fanciulla rediviva,
mòvendo tra grida il corpo spettrale,
s'abbandonò nella danza giuliva
nel cor dell'aëre cimiteriale.
Contenta nelle libere movenze...
Sventurata nel suo vergine seno!...
Al ciglio delle divine Coscienze
ridendo soffriva nel rio baleno
d'una sciagurata danza di Morte
che aspra la tormentava senza pietà,
e le uccidea l'estremo annientamento.
Ma cotanto crudele era la sorte
che all'eterno... tenebroso tormento
la spiritica dannava sua beltà.
Piangea allora le fredde ossa consunte...
lo scheletro biancheggiante e morente.
Ahimè!... L'alme giammai vennêr congiunte
alle sue sembianze cineree... e spente.
Annientamento!... Lontana Salute!...
Numi!... Dalle giuste, superne sfere...
dal brillante Wallhalla fulgente d'or,
mirate le triste danze perdute
di lei ch'ognor implora il miserere,
poiché stanca di respirar indarno,
sommamente giace pentita d'Amor.
Mirate!... Il bel volto piange lo scarno...
lo smorto cranio che nutre le larve;
e va sperando sul marmo lapideo
d'una Morte che furiosa l'apparve,
il dolce naufragio nel Nulla sì reo
d'un'eterna requie che da lei fugge
poiché le Norne segnâr il suo Fato...
il Fato d'una sciagura che rugge.
Sì, guardate!... Quel ciglio sconsolato
che danza in un balletto mai deciso...
Quella dama pentesi dell'Amore;
e vòl che sia eternamente reciso
il maledetto ballo di dolore
che l'incatena a una Vita mendace.
Ma a nessun di voi giova la sua pace. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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