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 Inveiva remota l'aria serale,
roccia dopo smacco,
sisma d'estrazione,
mentre imbrattava il cielo
con un bel falso d'autore
ll nome del mio ardore,
-Cosa c'è!
liriche allo sbando
La penna,
l'amore,
che altro vorresti?
venti leghe d'argento,
sul capo,
sull'addome,
addolcire la pillola placebo,
e affezionarsi
al nuovo cartellino,
l'imperatore di neve
E non dice,
eppure insegna
arida e candida, sulla battigia,
gli ombrelloni gemono della loro prigionia,
e i ceppi si bagnano,
e non son più buoni
Di venerdì l'estate è partita
per evitare il serpente di metallo e sudore,
il demone della fila d'emigrazione,
quando anche i falò piangono,
fiamme sottotono,
guizzi di nostalgia
per la serata in festa,
frenetica
L'estate è partita,
e i giorni son nuovi,
inverni avvenire in ogni maniera,
e le foglie son cadute per la patria,
per l'ordine,
per l'autostima
e l'anno prossimo ancora,
Nuovo Morfeo del ferragosto,
nuovi mari e pesci e battesimi dell'assoluzione,
fino a rinascere e di nuovo morire,
per intuire un nuovo frangente
di felicità
e
Amore d'innocenza,
cuore tremante,
che fuggi lontano verso spiagge argento sollievo,
nelle giornate pioggia e noia
e autocommiserazione,
non lasciarti tradire da un soffio d'effimero,
impalpabile come la salsedine,
che brucia e che graffia,
eppur quasi,
non si vede
non lasciare che affoghi
senza lidi da ricordare,
senza vele che in un altra estate,
io possa dimenticare | 
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Nero |
30/09/2010 15:17| 1023 |
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