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L'erme e solinghe dune
che bacian dolci l'onde
delle sacre acque brune,
e vitali e feconde
del Nilo, santo fiume,
perdonsi sconfinate
sotto il Ciglio del Nume
che possente l'ha create;
e vanno nella notte
a custodir le tombe
che spiran nelle motte
d'una morte ch'incombe.
Divin, possente Ammone,
appressati alla cuna
che tra il lucente Orione
e la pallente luna,
ognor t'adduce cruda
agl'infernal abissi
ove la tua alma ignuda
mira ch'a lei son fissi
i cigli malefici
de' suoi malvagi figli...
de' Divi misterici,
re di frodi e perigli!
Seth! Fratricida indegno!...
Apopi! Serpe arcigna!...
Anubi! Oscuro regno!...
Natura! Ria matrigna!...
Sì maledette immago
che coprono d'insulti
lo Fthà ch'anco nel vago
si perde tra i singulti.
E Djed e Ankh sono offesi,
e la sacra bilancia
cui i cori sono resi
di chi a morte si lancia.
Non fare allora, oh Sole,
che duolo, e male e istinto -
peccaminosa mole
che'l mondo già fia avvinto -
possano alfin trionfare
contra Maat, la Giustizia...
contra Toth, la Sapienza!...
Non fare che nequizia,
e arroganza e demenza
possano poi strappare
dianzi all'umana iride
il velo da lodare...
il bel peplo d'Iside,
ché l'Uomo pronto non è
a coglier la Verità
dell'unica e vera Fè
che te pur trascende, oh Ra...
il Vero ch'è l'Intero,
l'Universo, le Stelle,
l'Amore lusinghiero,
l'Alme sì degne e belle...
un contrasto d'entità
che tra concetti tesi
ogni spirto condurrà
dalla ria negazione
alla solenne Ascesi! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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