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«Sono contento di essermi imbattuto, sul "Web Magazine" dell'Università "L'Orientale" (la stessa in cui studiai), in un'intervista a Paola D'Agostino, mia corregionale, anche lei ex studentessa di quell'Università ed ora docente all'Istituto Italiano di Cultura di Lisbona, oltre che scrittrice e traduttrice. In questa intervista la D'Agostino, pur avendo visitato per la prima volta Lisbona ben 25 anni dopo di me, conferma la mia impressione dell'effetto "einsteiniano" prodotto dalla città, anche se naturalmente forse in modo più sfumato. Ecco le sue parole: " (Del) la prima volta (che) ci sono stata, nel 1997, (...) ricordo poi di camminare per le strade, entrare nei bar (...) ed avere come la sensazione di stare vivendo dentro ai ricordi di persone che avevo conosciuto in altri tempi. Era come io avevo conosciuto l'Italia del dopoguerra, qualcosa che avevo sentito solo raccontare, nei modi, nel linguaggio, nella descrizione del silenzio. Sentivo di stare camminando dentro un tempo passato, ed era una sensazione molto strana. Immaginare che il mondo che i miei genitori avevano conosciuto quando avevano vent'anni doveva essere stato molto simile a quello che io stavo vivendo, questo mi colpì moltissimo. L'idea di un Paese in qualche modo fermo nel tempo (...) (in quel momento si avvertiva ancora il contrasto tra ciò che poteva essere e ciò che era stato) era molto affascinante. "» |
Inserita il 11/03/2012 |
Capire le scientifiche scoperte
non è a portata forse dei poeti,
che davanti a dei numeri inconsueti
non lasciano mai tante porte aperte.
Ma capita talvolta, per azzardo,
di penetrare a fondo quei misteri,
se dopo si rivolgono i pensieri
a ciò che ci è successo, e pur lo sguardo.
Che tempo e spazio non sono diversi
tanto fra loro, forse me ne accorsi
in quel Settantadue, quando risolsi
di vivere a Lisbona dì diversi.
Non solo nello spazio, anche nel tempo
viaggiato avevo, ero ritornato
in quell’Italia di quando non nato
ancora ero, nel fascista tempo:
l’Africa obbligatoria s’imponeva
ai giovani soldati che, potendo,
avrebbero evitato quel crescendo
di guerre in cui la vita si perdeva;
"allegra è la città", disse il tassista,
ma nei locali degli ambigui volti
con discrezione erano rivolti
a chi s’incamminava in altra pista;
e il più grande poeta non Fernando
Pessoa veniva allor considerato,
ma senz’altro chi lustro aveva dato
ai nobili e a chi visse navigando;
in compenso gli odori ed i sapori,
nell’aria e per le strade di Lisbona,
erano ancora quelli della Roma
cui Carlo Emilio Gadda diede allori.
Per visitare un altro tempo, a volte,
non c’è bisogno di musei scrostati,
basta spostarsi solo di quei dati
chilometri, e aprire le sue porte. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Riferimenti.
Quinta strofa: ai soldati costretti a combattere in Angola e Mozambico.
Sesta strofa: agli informatori della polizia.
Settima strofa: a Luis de Camoes e ai suoi "Lusiadi" .
Ottava strofa: a "Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana" .» |
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