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Arriva il giorno della Pasqua Santa:
il cielo ride e la natura canta;
e solo mentre siamo a colazione
si sgrava breve e allegro un acquazzone.
Poi torna il sole a darci il suo tepore
e noi andiamo a spasso per tre ore:
andiamo a passeggiare senza meta
sul vial lucente della gran pineta.
Tra Cecina e Corneto i luoghi colti
parlar e camminar ci vedon sciolti;
parlar e camminar ci pare bello
se ci accompagna ancor Flavio Martello.
Sereno è il conversar, lo spirto lieve
e dieci miglia sono passo breve.
Oh, quanto parve a me gran meraviglia
andar tra filosofica famiglia!
Il pranzo poi pasquale, ad oncia ad oncia,
ci riempie e ci fa larga la bigoncia,
perché noi assaggiar vogliamo tutto,
dall'antipasto al dolce e fresco frutto.
Noi ci scopriamo crapuloni ghiotti
davanti a tagliatelle ed a risotti;
la brama senza remore ci assale
di fronte alle costine di maiale
Davanti a tal dovizia ognun s'affanna
e fa della sua pancia una capanna,
tradendo ahimè, con questa gran pastura,
l'ascetico ideale di natura.
Finita poi la lenta digestione
e ritrovata un poco la ragione
torniam tutti sui colli con fatica
e diamci appuntamento a Massa antica.
Qui, per disdetta lassa e dolorosa,
del duomo la facciata appare ascosa,
coperta da tralicci ed incartata,
nulla rivela a chi la scruta e guata.
In mezzo a quella piazza riaggregati,
sostiamo incerti, attoniti, ammirati,
fermo lo sguardo liquido e curioso.
Il ciel s'è fatto intanto nuvoloso.
I nostri amici vibrano concordi
d'antichi amori, e fervono i ricordi
di quando con il loro professore
scoprirono ragioni di fervore.
A gara si rammentano le imprese
e i sodalizi nati qui in paese,
ai tempi belli dei lor primi voli,
col lor Virgilio, Mario Lussignoli.
E rievocando quella gran stagione
viva traspare in essi l'emozione,
la nostalgia dei primi vaghi amori
e i primi metafisici dolori.
Percorrono in salita il vecchio vico,
confrontano il presente con l'antico.
Il tempo che di tutto muta forma
ferisce la memoria che ritorna.
Ferisce il cuore e l'anima sconcerta
verificare quella legge certa
per cui se un luogo amato si ritrova
la gioia lì vissuta non s'innova.
Troviam però salendo dei gradini
il vecchio, ridanciano, buon Magrini,
che, noto con il nome di "Scialuppa"
se n' vien caracollando con sua truppa.
Di lui s'è fatto dianzi un gran parlare,
e, quando sotto l'arco ci compare,
restiam per la sorpresa un po' straniti,
increduli, confusi, sbigottiti.
Lì presso v'è una mescita di vini
ch'è sede del partito di Mazzini:
è lì che questa nuova strana stella
ci mena senza mai frenar favella.
E' lì che il nostro nuovo allegro duce
a sbevazzare tutti ci conduce;
è lì che a tutti mostra serio e altero
le insegne di Bakunin e Cafiero.
Il sole cala e vien lenta la sera.
E' tempo di tornare a la riviera.
Sull'Appennino un temporale scende,
davanti a noi corrusco il sole splende. |
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«Ode celebrativa di un intenso viaggio, scritta per scherzo (e dedicata agli amici che vi hanno partecipato). La pubblico in tre puntate per i patiti dell'ottava. I lettori dotti possono divertirsi a cercare le numerose citazioni dantesche nascoste. (Se il sito lo consentisse proporrei una gara, a chi ne scopre di più).» |
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