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All'albeggiar s'aduna la brigata
per divorare pane e marmellata
e per recarsi, dopo colazione,
a respirare iodio sul sabbione.
Urla e biancheggia il mare irto d'onde,
e mai ne scorderò le sacre sponde,
e l'aria, i suoni, il sole, i tamerici,
il ciel radioso e il viso degli amici.
Sazi di vento e con i piedi molli,
c'inerpichiam sui carducciani colli.
Gerardo ci conduce per Campiglia
e ci rammenta i fasti di famiglia.
Di qua, di là, di su, di giù ci mena
e trova ad ogni incrocio nuova lena,
non mai rallenta, né si arresta o siede,
non mostra comprensione pel suo piede.
Campiglia sopra il colle addormentata,
di pietra calda, d'ocra colorata,
di muro antico e lastricata strada,
che ovunque varia, inerpica e digrada.
Ad ogni canto ti compare a fronte
il cielo a spicchi, il sole, il bosco, il monte,
e da lontano sempre si indovina
il dolce tremolar della marina.
Il pomeriggio passa fra i cipressi
che sembran da un sergente in fila messi,
ed alti e schietti in duplice filare
in cima al colle arrivano dal mare.
In cima al colle su cui sorge quieto
un borgo antico, piccolo e discreto
che Bolgheri si noma e noto è
perché cantato fu da Giosuè.
Fra quelle case la sua nonna visse
ed egli con affetto poi ne scrisse:
noi, formulando un tenero pensiero,
la visitiam nel vecchio cimitero.
E quindi ci mettiamo per un bosco
guidati da Gerardo mezzo Tosco,
e dopo un po' di scendere e salire
giungiamo in Castagneto all'imbrunire.
Da lì, di nuovo, gli occhi senza freni
spaziando vanno per i colli ameni
e fanno il cuor di tutti lieve e aperto
anche se il cielo appare un po' coperto. |
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«Ode celebrativa di un intenso viaggio, scritta per scherzo (e dedicata agli amici che vi hanno partecipato).
La pubblico in tre puntate per i patiti dell'ottava. I lettori dotti possono divertirsi a cercare le numerose citazioni dantesche nascoste. (Se il sito lo consentisse farei una gara a chi ne scopre di più).» |
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