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Rassicurato Dante per l'eterno
affetto dei poeti e degli amanti,
giungemmo al terzo cerchio dell'Inferno.
I peccator di gola avemmo avanti
che son costretti sotto l'acquazzone,
piegati stanchi e lesi tutti quanti.
"E che ce frega a noi del Meridione?
Noi altri c'abbiamo l'acqua e la sprechiamo
alla tua faccia, terron scroccone!"
in sul frontone verde leggevamo.
"Dante, chi ha scritto questa mala frase?
Per di più il suo significato bramo"
Dante interdetto alquanto poi rimase:
Cerbero uscì, il tricefalo mastino
che quelle spoglie aveva reso rase.
"Quel verde non è poi il color del pino,
ma d'un partito della tua nazione
che pensa sia confine l'Appennino.
Proclama fuga dal central ladrone
e l'arrapato Silvio non la nega
perché innalzare vuole il suo vallone.
Guarda la scena che ti si dispiega
e certo capirai di che ti parlo"
e intesi che latrava della Lega.
Che spreco d'acqua! Solo a rimirarlo
provai vergogna del crudel governo
ch'ebbi la malasorte di votarlo.
"Insicurezza in te sento e discerno...
Or sappi che non fia diversamente
se altri sovrani avesser volto il perno!"
Quanta secchezza in terra d'Oriente
dove non ha la gente di che bere
per colpa del cristiano incontinente
che si trastulla in gorgonzola e pere
e beve l'Amarone e il vin novello
tornando alticcio sette su sei sere.
Fiumana fu, non proprio fiumicello,
ogni sol goccia d'acqua blu sprecata:
l'ammonimento presi a mio modello!
Tra quella gente tutta scapigliata
ne vidi alcun dai lunghi e ner capelli,
col culo grosso e trippa arrotondata.
"Oh mio Dio, che ci fai pur tu tra quelli?
Dante, ch'è mai sta storia? Tra i golosi
ricadde chi di cui sì ben favelli?"
"In verità, non sono spaventosi
i danni che costui commise in vita,
colpa dei troppi chili fastidiosi"
Perché oramai la storia sia acquisita,
costui che giace all'infernale fresco
prendi col nome che conosce in vita,
nome regale e santo ch'è Francesco.
Com'io me vidi tra le tristi truppe
dissi: "Mio Dante, mo' io me ne esco!"
"Suvvia, perché?" la guida mia proruppe
"Non temere il giudizio falso altrui
perché il peccato tutti ci raggruppe.
In verità, non solo qui in colui
che t'assomiglia rinverrai il tuo volto,
ma anche in gironi molto e molto bui"
Gemel Francesco col suo crine folto
lo sguardo mi rivolse e disse presto:
"Se ti vuoi ben, non più esser tanto stolto
e differir la dieta al giorno sesto.
Chi serba tempo, non aspetti lasso
perché la vita sa d'un cigliar lesto"
Allor plebeo in dialetto dissi: "Casso!"
Tanto che Dante mi riprese certo:
"Or sai qual luogo tu dimori in basso"
"Signor, che dire se non: Lo merto?"
Quindi abbassai lo sguardo e si compiacque
del mio rimorso e del sincer sofferto.
Per tornare agli spirti sotto l'acque
altri ne vidi in nostra compagnia:
bionda Antonella che castana nacque
ghiottona e a curve come non mai pria
e il professor panzone detto Trecca
che a dimagrir non trova alcuna via.
N'avvenne che il cagnone diemmi stecca
di quelle forti proprio sul groppone:
"Che ho fatto, cane? Soffro per qual pecca?"
"Tu se' goloso, non ladro, furbone!
Sono millenni che non mangio più:
suvvia, il famoso dove sta boccone?"
"Senti, chi non capisco qui se' tu!
Quale boccone e di che pranzo parli?"
"Del gesto che d'Enea e Virgilio fu"
Allor compresi quel che debbi darli,
gustosa torta o polverosa rena,
per le tre fauci terribil sanarli.
"Weh, weh, Francesco caro, calma e frena.
Non riempir le tue pugne della sabbia
ché d'essa ne ho la pancia gonfia e piena"
"Cerbero, mi dispiace, non che altro abbia!
Di lassù v'è la crisi, come sai,
non muovon più sì rapide le labbia"
"E che due palle, avete sempre guai!
Piangete sempre e ancora più disiate
ché ciò ch'avete non vi basta mai!
Dell'agio vostro non vi vergognate?" |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Il sentiero continua: mi ritrovo ora davanti i golosi, tra cui compare anche la mia figura...
I temi trattati sono molteplici: il disinteresse per i meno abbienti, lo spreco di risorse, la crisi "fittizia" di cui piangiamo tanto, ma che in realtà è meno pressante di quel che facciamo credere e la continua ricerca di un maggior benessere, causa prima del reale malessere dell'uomo contemporaneo...» |
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Festa delle Donne 2009 Autori Vari
Poesie per la Festa delle Donne.
Il lato femminile della poesia
Pagine: 50 - Anno: 2009
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