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In su i vent'anni o poco più, mi trovai
perso in un noto luogo forestale,
sorgente d'alti e suggestivi guai.
Che fosse la Foresta del Gran Male
non v'eran dubbi, ma a che pro fui stante?
Quindi mi venne incontro un'alma tale
che per sembianza riconobbi in Dante,
genitor mio che prego di scusare
l'empia mia farsa di parole sante!
"Oh che se tu di quivi vo' campare,
piacciati di seguirmi d'ora innanzi
ch'io già conobbi questo forte andare.
Molte persone si parran dinnanzi
non morte già, ma vive, ché il futuro
tu vedrai prima che lesto s'avanzi.
Or tu non seguitar pel monte duro
che tre vi sono perigliose fiere:
io l'ho provate quindi t'assicuro"
Pervenni quindi all'atre rime nere
che sonavan diverse da quel che lessi
nella Commedia in giovanili sere:
"Per me scontate i peccati commessi
e certo vi saranno poi scontati
se bene indirizzate voi stessi.
Non vi son più gli eterni condannati,
sebbene fossi impegno di giustizia,
perché così sanciron' magistrati.
O Dio creator, perdona lor pigrizia,
sana la loro fiacca e corta vista
e appaga degli onesti la mestizia"
"Qui se' venuto per veder che trista
natura acquista il mondo dove vivi,
sia esso centrista, marxista o leghista"
Sapevo ben che avrei rivisto quivi
e non mi preoccupai allorquando vidi
color che innanzi stanno i morti rivi.
"Oh che tu non dimandi di sti stridi?
Figliuol, che son venuto a fare allora?
Beh, tanto vale ch'io fuori ti guidi!"
"La conoscenza tua già mi divora
e questi son gl'ignavi, mai decisi,
come si legge nel tuo testo ancora"
Ed elli a me: "I tuoi detti son precisi.
Vedi allor se ne riconosci alcuno"
Ed io di lor scrutai i sudati visi.
"Eh sì, mia guida, ne ho distinto già uno"
E quel che vidi fu Clemente in nome
e pur di fatto ché non v'è reo niuno.
Allor gli chiesi quando, dove, come,
ma quello non parlò perché s'avvalse
di non rispondere al severo prome.
Quanto gl'ignavi fosser genti false,
basti pensar al suo compagno fide
che tra i maggiori poli fe' le salse.
"Pierferdinando, a che pro tu pur gride?"
"Alla nazion, risposte e azioni certe!"
disse allorché attaccato poi si vide.
"Le tue intenzioni sono sì coverte.
Che pensi fare per il nostro suolo?
Rendi le tue vision palesi e aperte"
Qui abbassar vidi il crociato stuolo
e d'istinto tacere il deputato
che la percossa tormentò del duolo.
Profuse Dante tutto d'un sol fiato:
"Sì, chi sa fa! Ma chi non sa poi insegna!"
e subito compresi il detto dato.
Tra quegli spirti la vaghezza regna,
ma non rimasi più a parlar con loro
e mi diressi inver'la nota insegna.
Colui che mai fu cinto dell'alloro,
sebben lo meritasse pienamente,
non fe' loquela con l'incerto coro.
Gira l'insegna sì velocemente
che non potrebbe un sasso giù dal monte,
ma di sua scritta m'accorsi ugualmente.
"Dite a colui ch'avete a voi di fronte
che prenda decision di vostra sorte"
quindi mi mossi verso l'Acheronte.
Venne gridando il vecchio molto forte
per il momento privo di lavoro:
"Dante, se' tu cagione di mia morte?"
Me, che mi tenni dal discorso fuoro,
vide di poi e divenne sì furioso
come vedendo il rosso drappo il toro.
La guida mia rispose al disdegnoso
timoniere: "Caron, non ti crucciare..."
"vuolsi così colà... Tema barboso!
Per il tuo amico non ho da mangiare
ché l'anime rimangon salve e vive
e senza lor mica so campare!"
Di certo furon vuote quelle rive
per colpa mia e al padron seccò lo stento
degl'impiegati con ferme gengive.
Stetti colpito dal bianco tormento
e allor mi die' fastidio esser venuto
a giovar di sfavore altrui e sgomento.
Ma Caron d'umiltà e bontà vestuto
decise di portarmi presso il Limbo
ché il suo signor avrebbe scelto il giusto:
un folle sogno qual volo di nimbo. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«L'idea di rivisionare il testo dantesco nasce molti anni fa, attorno al 2006: in questa strana visione dell'Inferno, il sottoscritto si ritrova a dialogare nei noti paesaggi non con le anime dei morti condannati, ma con le immagini di coloro che sono ancora vivi, ma che una volta morti andranno a rinvigorire quel determinato cerchio.
Nel Canto I i riferimenti sono molteplici: dalla giustizia incerta dei magistrati alle scelte politiche discutibili, dalla crisi occupazionale alla cieca fiducia nella religione...» |
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Festa delle Donne 2009 Autori Vari
Poesie per la Festa delle Donne.
Il lato femminile della poesia
Pagine: 50 - Anno: 2009
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