Tu sei d'acqua, e si specchia
dentro di te la luna al suo tramonto:
è un'immagine cara alla mia
fantasia adolescente,
e ha i colori improbabili che tu
prediligi: blu mari del sud,
arancione acquerello
e toni strani di violetti
e di marroni.
Non saprei riprodurli.

Tu per me detti il senso del tempo.
Davvero ne hai la bellezza
illusoria, senza rivali. E rivela
questo tempo semi- intero
che solo
tra quattro pareti si cela
la gioia di chi è libero; e la quarta parete
non è come le prime tre che sono eguali:
è ogni poco diversa e però
suggerisce qualcosa di antico.
Mi assale come fai
pure tu, senza volerlo,
e fatico a sostenere la tua presenza.
A tal punto amo in te la creatura
del divino, paterno
e fraterno ad un tempo.

Tu sei anche una forma rotonda.
Per nasconderti a volte
giaci immobile al fondo
o ne emergi pianissimo. Io
misuro la distanza tra una goccia
che cade dal tuo capo, e la sua
successiva: e sembra quella
della mia morte che arriva.
Non mi spaventa, la conosco troppo bene.
Riconosco che è parte dello spazio
che un tuo cenno ripete tutt'attorno,
e gli appartiene.

Allora, mi pare che sia
una goccia anche tu:
ilare come l'acqua attorno a un centro.
Violi la gravità, mi fai pensare
ad un cuore che pulsa, come quello
di un uccello piccino
chiuso a pugno nel palmo di una mano.
Ma è calmo e batte molto piano, e se dicessi
che è fragile, chi sa
quale parola poi dovrei aggiungere
a correggere questo
discorso imperfetto, perché
il tuo esempio è di forza,
ed è commosso.
Non posso riassumerlo altrimenti.

E infine, mi è impossibile osservarti:
ho visto che ne resti inconsapevole.
Né dormire, se tu
vegli vicino a me, perché il silenzio
potrebbe consegnarti i miei affanni
interiori. Perciò
vedi da quanto tempo non mi corico.
Per questo ho scritto così poco in questi anni:
per carenza di sonno e di riposo. Però
il tuo segreto è prezioso, e voglio scriverlo:
la morte è incapace a durare!
E poi: chi è forte assicura
la pace!