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Il canto (nel senso antico del termine chiaramente) narra le vicende di Giovanna d'Arco (1412- 1431) ed è modellato sull'esempio della celebre Chanson de Roland, o meglio sulla traduzione nota a tutti in italiano, con una metrica quindi volutamente libera ed irregolare dovuta (nel caso del poema del XI secolo) al fatto che con la traduzione letterale struttura e rime vanno per la maggior parte perse, cosa che ho voluto riprodurre artificialmente poiché ho sempre trovato il risultato affascinante. |
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Giovanna sente che la morte la invade,
le fiamme divorano già le sue carni
non può frenare lacrime e sospiri,
incrocia lo sguardo pietoso del boia;
una croce di legno stringe fra le mani,
subisce lo scherno del popolo ostile.
Giovanna sente che il suo tempo è finito,
rivolge i suoi occhi al cielo stellato
ripensa al Bastardo, suo buon amico
ripensa a Carlo incoronato sovrano
ripensa a La Hire e li altri campioni,
rivolge preghiere al Re del Creato.
Giovanna detesta d’essere sola,
pensa alla madre ed ai fratelli tutti
al padre severo che sognò la sua gloria,
ricorda la terra dove crebbe al sole
e l’albero di tante innocenti giornate;
le fiamme già le cingono la gola.
Giovanna è ora muta ed il cielo si apre
Michele Arcangelo le tende la mano,
Caterina d’Alessandria le asciuga le guance
e Margherita di Antiochia le liscia la veste,
le Sante la piangono come una figlia;
Giovanna sorride, non è più sola
e mentre le Sante la portano in cielo
ne il vento, ne il mare, ne alcuna creatura
nessuno osa dire una sola parola. |
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