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Questo racconto è inserito in:
 Parte 3 della raccolta "Streghe " di Gianny Mirra (6 racconti)
 I racconti del mistero

La signora delle volpi

Dramma

Giorni solitari nelle campagne scozzesi. Notti misteriose dalle Highlands fin giù alle pianure. I boschi sulle pendici delle montagne, i laghi incantati di natura selvaggia. Il silenzio scivola come velluto sui prati verdi e sulle rocce coperte di muschio e licheni. Le amate betulle dai tronchi argentati sembrano riflessi di luna trattenuti sulla terra, mentre i raggi del sole diventano pirite e quarzo ialino tra nelle vallate.

Le chiese di paese suonano i vespri, nell'alone celtico dell'antica religione pagana dei druidi e delle fate. Bride la signora del fuoco, Beira la madre dell'inverno intente a preparare le stagioni per dare nuovi colori alla vita.

Nelle terre del nord, antiche fortificazioni di pietra a testimonianza del passato, diventano il simbolo di un'unione collettiva, anima del paese.

Gàidhealtachd ( Gàidhlig) letteralmente lingua gaelica scozzese, è la regione in cui ci sono ancora radicate le tradizioni celtiche che richiamano i celti d'irlanda.

L'oceano picchia forte le sue onde sulle coste frastagliate dove si narra di naufraghi comparsi durante la notte e dissoltisi all'alba.

I fantasmi della Scozia legati alle loro dimore, i castelli stregati, i luoghi dove si dice che uno spirito abbia danzato tutta la notte sul corpo di un uomo addormentato.

Sionnach abitava in una vecchia torre una volta utilizzata come fortezza, poi come piccionaia e per l'occorrenza ristrutturata per gli uomini. Si era trasferita in Scozia per lavoro come insegnante di fisica. Era stata sposata un tempo. Il suo matrimonio durò trent'anni prima che Logan, suo marito, volasse in cielo. Si erano amati tanto in uno slancio totale, perchè il vero amore riconosce l'altra sua metà e la ama fino in fondo.

Ogni tanto Sionnach apriva i cassetti dove teneva le cose personali di Logan, le prendeva e le teneva tra le mani come per sentire ancora il calore di suo marito dentro di sè.

La gente non ama la compagnia delle persone malinconiche. La gente non vogliono ascoltare i silenzi degli altri, nè guardare dentro gli angoli del cuore, quelli dove si nascondono lacrime e dolore. Così Sionnach preferiva frequentare poco e starsene più tempo da sola a scrivere storie per bambini. Aveva lasciato l'insegnamento da anni ed ormai si dedicava solo alla cura del suo orto che coltivava intorno alla torre. Le facevano compagnia i suoi gatti e le galline. La solitudine era la sua vera amica che divideva nelle notti di luna piena quando tutto l'oceano diventava una grande distesa d'argento. I corvi nidificavano tra le merlature ed i gufi le cantavano dolcissime ninne nanne.

Le stagioni si alternavano passando dalla neve dell'inverno, ai colori brillanti della primavera, al sole ridente dell'estate. Una volta alla settimana scendeva ad Inverness risalendo il fiume Ness che guardava dal finestrino della sua utilitaria. Immaginando di volare come un'aquila sfiorando le acque freschissime del fiume e bagnare le piume delle sue ali da rapace.

In quelle occasioni si fermava e prendere il tè con le amiche, sempre più indaffarate nei pettegolezzi e nei vezzi che una città offre agli spiriti femminili particolarmente loquaci.

Malina era una sua vecchia amica di Edimburgo, anche lei trasferitasi da quelle parti per lavoro e trapiantatasi in città per esigenze di famiglia.

Loro due erano andate sempre d'accordo, avevano litigato giusto una volta per la marca di un pacco di caffè ma per il resto erano quasi identiche.

Erano passati tanti anni, la sua bellezza era sfiorita ma rimaneva ancora una donna molto piacente. Sionnach vestiva in maniera pratica ma curata, non amava l'eccesso, come non amava i gioielli e le civetterie. Non era mai riuscita ad avere fede in Dio. Si considerava maledettamente atea, però l'affascinavano le credenze di strani spiriti nei boschi, vicino le fonti e lungo i fiumi.

Una notte non riusciva a prendere sonno. Si alzò dal letto dalla spalliera in ferro batturo verde chiaro, si avvolse in un ampio scialle di lana color muschio e scese giù a prendere un bicchiere di latte in cucina.

Lo scacciaspiriti tintinnava forte fuori dalla porta, si stava scatenando un temporale mentre l'oceano ruggiva in una tempesta violenta. La torre di Sionnach era in cima ad una rupe su un'alta scogliera. Si raccontava che in quella torre un giovane soldato s'innamorò di una fata e per lei divenne pazzo andando a cercarla tra le onde del mare.

Accese due candele in sala e una in cucina. Si preparò il bicchiere di latte.

''Domani pioverà a dirotto tutto il giorno,'' disse ad alta voce tra sè.

''Grigetto! Vieni a fare compagnia alla mamma,'' disse rivolgendosi al suo gatto preferito disteso sul tappeto marrone, davanti alla stufa accesa.

''Come sei bello piccolino mio!'' Disse prendendolo in braccio strofinandosi una guancia sul muso del gatto.

Grigetto lo aveva raccolto lungo la stradina che portava giù in pianura ed era piccolo come un topolino. Lo aveva allattato prima con una siringa e dopo con un piccolo biberon.

''Semolaaaa!'' Chiamò Sionnach con sguardo furbò.

Semola era il suo cagnolino dal pelo corto color semola per l'appunto, Il cane aveva l'abitudine di nascondersi sotto la poltrona della padrona e rimanere in ascolto per poi saltarle addosso all'improvviso.

''So che sei qui sotto, esci sù!'' Disse in tono di scherzoso rimprovero.

Semola uscì lentamente con la coda tra le gambe e la testa bassa, era seccato che lo aveva scoperto.

''Vieni qua Semolino che ti stropiccio un pò.'' Gli fece delle carezze sulla testa e sulle spalle.

Gli altri due gatti preferiva tenerli fuori in una casetta di legno dalla porticina ruotante. Una piccola costruzione a due metri dalla torre, sempre pulitissima e calda per l'inverno con tanta paglia dentro e soffici coperte di lana. Si chiamavano Scricciolo e Pupetta.

Sentì un lamento provenire da fuori, sembrava un urlo di dolore umano confuso con i fischi del vento e il rumore dell'oceano che sbatteva contro la scogliera sottostante.

Gli animali drizzarono le orecchie rivolgendosi verso il rumore percepito.

Semola andò vicino alla porta abbaiando.

Sionnach lo chiamò a sè mentre si avvicinava alla porta.

''Mi è sembrato di sentire un lamento d'uomo, lo avete sentito anche voi?''

Chiese ironicamente ai suoi amici.

Spostò la tendina della finestrella della porta e sbirciò fuori.

Non si vedeva nessuno, era tutto buio. Aveva cominciato a piovere forte ed il vento emetteva dei fischi che sembravano voci umane.

''State buoni è il nostro amico vento, ci sta raccontando le storie del mare.

Il vento conosce tante cose e nelle nottate di tempesta le racconta a noi che non sappiamo niente o molto poco degli altri paesi.''

Una forte folata di vento spalancò la porta sbattendola contro il muro rivestito di legno chiaro.

''Oh Maria,'' disse Sionnach,'' è proprio forte questa bufera!''

Si avvicinò alla porta e oltrepassò la soglia uscendo fuori sul pianerottolo della scala in pietra che scendeva giù al pianterreno.

Guardò in basso e le sembrò di vedere un qualcosa di piccolo che si muoveva tutto bagnato con gli occhietti fosforescenti.

''Pupetta! Scricciolo siete voi?'' chiamò ad alta voce.

''Ma no, sono dentro casa, li ho fatti entrare io stessa prima di andare a letto, ''disse a se stessa.

Guardò meglio, la cosa si era nascosta sotto la parte retrostante della scalinata. Si vedevano solo gli occhietti che luccicavano.

''Oh Gesù, e se fosse qualche animaletto del bosco che si è perduto?

Devo andare a vedere!''

Prese un ombrello e scese di corsa. Andò a vedere sotto la scalinata e trovò un cuccioletto tutto bagnato che si era raggomitolato su se stesso. Tremava dal freddo e sembrava affamato. Sionnach lo prese in braccio ma questi si dimenava per sfuggirle.

''Ma sei un cucciolo di volpe! Sei bellissimo!''

Decise di prenderlo e tenerlo in casa almeno per quella notte.

Lo prese da dietro al collo e risalendo le scale, entrarono in casa chiudendosi la porta alle spalle.

''Figlioli, abbiamo un ospite del bosco stanotte! Vi presento un volpacchiotto,'' poi guardando meglio,''Asp, una volpachiotta!''

Semola le si avvicinò scodinzolando mentre i gatti le soffiarono e se ne andarono nell'altra stanza. La volpacchiotta ringhiò e si mise sulla difensiva.

Sionnach: ''Non ti devi innervosire, loro sono amici, io ti sono amica.''

L'animale si diresse verso la porta dando testate per uscire. Sembrava avesse paura di essere chiusa li dentro.

Dopo qualche minuto si calmò e si distese sul tappeto marrone davanti alla stufa.

Sionnach: ''Devi essere affamata, ora ti porto un pò di latte e del prosciutto.''

Riempì una scodella di latte ed un piattino con del prosciutto ed avanzi di carne della cena e li lasciò a distanza, sul pavimento.

La piccola volpe si avvicinò circospetta, molto lentamente. Sentì l'odore del cibo e mangiò di buona lena.

Da quella notte la volpe diventò una abituè della torre.

Gli altri animali non legavano particolarmente con lei, soprattutto i gatti. Sionnach chiudeva bene le galline nel pollaio sapendo quanto se le filano le volpi.

Nacque una bella amicizia tra Sionnach e la volpe, che cresceva a vista d'occhio. Un giorno la volpe la attirò nel bosco, e avanzando davanti a Sionnach, la portò in un punto del bosco inoltrato in mezzo a rocce alte e alberi fittissimi. Dopo qualche minuto vide tanti musetti spuntare da piccole cavità sotto i tronchi e nelle rocce. Erano altre volpi e tane ben nascoste. Sembrava un piccolo villaggio di volpi sparse in una radura selvaggia lontano dagli occhi degli uomini.

''Ed io vi ho tenute sotto il naso per tutto questo tempo e non me ne sono mai accorta?'' Disse felicemente sorpresa a tutte loro.

Alcune volpi erano reticenti a si nascosero di nuovo, altre la osservavano a distanza. Quando Sionnach provava ad avvicinarsi a loro, queste scappavano nascondendosi dietro ai tronchi.

Passò l'intero autunno. La natura cominciò a prendere i colori scuri dell'inverno. La neve aveva coperto la terra col manto soffice e bianco. I biancospini erano rigogliosi vicino alla torre. Le volpi non erano nient'affatto aggressive con gli animali di Sionnach. Sembrava che lei avesse meritato la loro fiducia. Andavano a trovarla spesso e lei andava a trovare loro nel bosco portando da mangiare.

Adorava guardarle mentre giocavano con i volpacchiotti o mentre litigavano tra loro facendosi le lotte, poi tutto ritornava normale. Aveva notato che la saggezza delle volpi andava al di là del puro istinto animale. Era qualcosa di più profondo legato alla libertà, alla mancanza di vincoli e di forzature.

Gli animali le avevano insegnato molte cose. Le avevano insegnato il vero rispetto per la vita e il significato profondo dell'amore universale.

L'inverno era molto duro, era arrivato in anticipo. Anche quella notte l'oceano era in tempesta. Faceva dei ruggiti come un leone inferocito, ma Sionnach amava quelle voci intense, le voci della natura.

Chiuse bene le finestre e mentre stava per chiudere la porta, Semola scappò passandole da sotto le gambe.

'Semola!'' gli urlò dietro Sionnach,''vieni qui testone di un cane stupido!''

Il vento era fortissimo e stava piovendo a raffica.

''Cavolo!'' Disse stizzita. Prese una mantellina e uscì per andare a prendere il cane. Semola si era allontanato dalla torre ed era andato verso la fine della rupe.

''Semola, porca miseria vieni qui non ti buttare di sotto!''

Il cane si fermò un attimo a fissarla. Girò la testa dall'altra parte e cominciò a scendere la scogliera.

''Semolaaaa!'' Urlò di rabbia e paura Sionnach.

''Quando ti prendo ti sculaccio!'' Sbottò.

Corse verso la fine della rupe e cominciò a scendere la scogliera. Ogni tanto si fermava per vedere Semola dove era finito. Il cane spariva e appariva in mezzo alle rocce.

''Semola!'' Continuava a chiamarlo.

L'oscurità le impediva di vederlo bene, riusciva a scorgerlo attraverso i lampi dei fulmini che squarciavano il cielo illuminandolo improvvisamente.

''Semolino se ti prendo ti metto con le patatine nel forno ed un limone su per il culo!'' Disse in un moto di stizza.

Le onde dell'oceano erano violentissime e si infrangevano sulla scogliera come se volessero spaccarla. Il cane si fermò ad una certa distanza dall'acqua ed abbaiava fissando un punto nell'oscurità.

''Che cazzo ti abbai che non c'è niente, che ti abbai stupido!''

Gli si fece vicino e si curvò per prenderlo. Lui si divincolò e ricominciò ad abbaiare fissando un punto invisibile nell'oscurità nel punto in cui le onde sbattevano sulla scogliera.

''Dobbiamo stare qui tutto il tempo? Dobbiamo prenderci la pioggia tutta la notte? Guarda, non c'è niente!'' Disse rabbiosa al cane. Ad un tratto sollevò lo sguardo e una figura con gli occhi splancati e la bocca aperta lo stava fissando. La strana figura emise un urlo agghiacciante come se provenisse dalle viscere dell'oceano. Sembrava un uomo, lo spettro di un uomo.

Sionnach si senti gelare il sangue. Rimase immobile per un tempo che le sembrò infinito con gli occhi sbarrati ed il cuore che le batteva velocemente. La figura la fissava attraverso le onde che si scagliavano attraverso schiantandosi sugli scogli. Gli occhi erano vitrei e senza vita ma la guardavano come se fossero dei fari impietosi.

Semola si nascose dietro Sionnach mentre lo spettro avanzò verso di loro senza distogliere lo sguardo.

Sionnach sentì un freddo d'oltretomba entrarle nelle ossa inchiodate al suolo incapace di muovere un passo.

Si dice che le anime delle persone morte in mare quando appaiono vanno via solo se riescono a prendere un essere vivo e portarselo nelle acque per sempre. La donna prese Semola e lo strinse nelle sue braccia. Una strana forza spingeva sia lei che il cane verso il fantasma che continuava ad emettere urla terrificanti guardandoli fissi.

All'improvviso qualcosa saltò da dietro le spalle di Semola e Sionnach.

La volpe che prima dell'autunno era andata a trovarla in una notte di tempesta, si getto rabbiosa ai piedi dello spettro. Ringhiavano entrambi come se l'uno riconoscesse l'altro e non si toglievano gli occhi di dosso.

A sionnach sembro di vedere una donna accovacciata per terra al posto della volpe ed un bellissimo soldato al posto dello spettro. Vide il soldato che piangeva in cima alla scogliera e chiamava un nome che riecheggiava nelle notti solitarie. Lo vide vagare per i boschi e poi gettarsi dalla rupe non lontano dalla torre. Lo spettro non guardava più lei ed il cane ma solo la donna accovacciata tra loro due ed il fantasma.

Sionnach ebbe il tempo di vedere la volpe che la guardava dolcemente poi spicco un salto verso il fantasma e con un urlo lacerante sparirono entrambi nelle onde per sempre.

La donna rimase atterrita da quello che aveva visto. La sua piccola volpe si era sacrificata per salvare lei e Semola. Le lacrime le scesero calde sul viso, girò le spalle con il cane in braccio e lentamente s'incamminò verso casa.


Gianny Mirra 02/08/2011 10:23 1 1537

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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