Il galletto bianco lanciò il suo sonoro chicchirichì nell’ aria del mattino, non ancora riscaldata dal sole nascosto dietro le colline. La valle amplificò il suo richiamo facendolo arrivare sino alla collina situata di fronte, dove in attesa e in ascolto c’ era il galletto verde, il quale a sua volta lo rilanciò, espandendolo in tutta la vallata. Il chicchirichì fu dunque ripreso da un galletto amburghese:
« Chicchirichì! È nato! Eccolo qui!»
Una chioccia del pollaio, ancora appisolata sul pagliericcio a covare, sollevò la sua testolina bianca appena crestata dicendo:
« Chi co cocco coccodè!! È forse, forse nato un re?»
La domanda, trasportata dalla vasta eco, percorse l’ intera vallata posata beatamente sulle ali della brezza gentile e arrivando infine al paese più vicino.
« Din don da!» risuonarono le campane « Accorrete tutti din! È nato don! Eccolo qua dan! Din don dan!»
A quello scampanellare vivace, un cinguettio fitto fitto si propagò tra gli innumerevoli nidi sugli alberi ricchi di vita, del boschetto sottostante. Ognuna di quelle variopinte specie di volatili, chinava il capo teneramente sui propri piccoli, domandandosi quale dei suoi pulcini avesse suscitato con la sua nascita, tanto clamoroso interesse.
« Cip cip cip! Chissà che il principino neonato non sia proprio qui!»
Persino le mucche alzarono i loro richiami e, con profondi muggiti, espansero nell’ aria la loro domanda:
« Muuu!! Muuuu! Mah! Chissà chi lo sa!»
« Sgrunf! Sgronf! Ronf! Io non lo so!» rispose un maialino.
« Cra cra cra! Il galletto bianco lo sa!» fece eco una delle nere cornacchie, con aria da saputella, zampettando da una parte all’ altra della verde vallata.
Insomma, la domanda volò per parecchio tempo, trasportata anche dall’ aleggiare leggiadro di farfalle variopinte e diafane libellule dalle ali trasparenti.
« Bee! Bee! Sentite me che son l’ araldo del re!» annunciò serafica una nera capretta, nonostante nessuno gli desse retta.
« Qua! Qua! Qua! Chissà chi lo sa!» disse invece scodinzolando col suo buffo codino mamma papera seguita da una sfilza di anatroccoli neri, che pinneggiavano goffamente nel laghetto argentato.
Il galletto bianco, consapevole di aver suscitato con il suo annuncio così tanto scalpore, gonfiò a dismisura il petto e, spingendo in alto e con orgoglio la sua cresta, rincarò la dose cantando:
« Chicchirichì! Chicchirichì! Vi chiarisco tutto se venite qui!»
Tutti quelli che avevano raccolto il canto del sagace e astuto galletto accettarono l’ invito e, in poco tempo, nella fattoria sulla collina, una folla di animali di tutte le taglie poté ammirare un grosso fiocco rosa e uno azzurro appesi alle nuvole nel cielo. Rosa come l’ alba che colora a oriente e azzurro come il cielo sereno.
Una sonora e unanime esclamazione di meraviglia si levò alta dai presenti: « Oh!»
«È nato! È figlio di tutti ed è il padre dei belli e brutti! - esordì il galletto. - Il suo nome è “ Dì, nuovo Dì” o più semplicemente giorno. In genere possiede un bel carattere, poiché quando è tranquillo è solare, e solo quando è arrabbiato diventa scuro e fa scendere grossi lacrimoni lancia sguardi fulminanti e profferisce paroloni tonanti. In quel momento non bisogna provocarlo, ma lasciare che sfoghi tutto il malumore e in un battibaleno con un bel sorriso iridato svirgolerà dal mare ai monti, lassù dove l’ azzurro è più azzurro e tornerà a splendere, illuminando e scaldando tutti quelli che gli si affideranno. Siate allegri or dunque tutti quanti, poiché il tempo ha partorito per tutti noi un altro figlio prediletto e lo ha messo generosamente a disposizione di tutti gli abitanti di questo pianeta ridente.»
Così narrò il galletto bianco la favola del nuovo giorno, che sorge immancabilmente dopo ogni oscura notte.
È così dagli albori del tempo, e così sarà per sempre!