Stavo guardando il cielo , quando, improvvisamente, l'anima trasformatasi in una farfalla dai vivaci colori si involò in cerca di una dimora diversa. I forti rumori del dolore, che rimbombavano nella casa dove abitava e che avvenivano nelle ore più strane, non le permettevano di riposare e le onde di emozioni troppo forti e troppo lievi, la mettevano in uno stato di prolungata sofferenza, così decise... e senza nemmeno salutarmi se ne andò in cerca di un altro luogo, di un'altro corpo, di altro...altro che non conoscevo.
Rimasi solo ad osservare il cielo, sostenuto dal castello delle ossa e da un senso di vuoto paragonabile a quello delle bottiglie svuotate improvvisamente, per la troppa astinenza da qualche bevitore di alcolici. Provai panico nella pancia, non riuscivo a camminare, né riuscivo ad osservare i colori dei cartelloni pubblicitari che, come fiori nei prati, spuntavano nell'anno due nelle metropoli delle città. Che vita, mi chiedevo, sarebbe stata la mia senza anima e senza il credo Divino delle anime che volano solo quando devono incontrare Dio. Accidenti, stavo messo tanto male, non avevo più l'anima, ma ancora pensavo, mentre i rumori del dolore, dal profondo del mio cuore, fumavano felici d'avere più spazio per le loro feste chiassose. Anche i colori erano scomparsi, evidentemente l'anima si era portata indietro anche i suoi vestiti, vestiti che coloravano prima che andasse via qualsiasi cosa io vedessi. Vedevo tutto in bianco e nero ora, e tutto mi appariva come quando da piccoli, ancora non possessori di alcuna anima, vaghiamo nel regno incolore del tempo. Tornai a casa barcollando, convinto che il vero inferno era quello, si quello che stavo provando, lo stato d'abbandono unito a quello di essere corpo senza anima alcuna.
Mi chiedevo come avrei potuto vivere senza anima , come avrei fatto senza scrivere più poesie, senza scrivere più racconti, come avrei fatto a manifestare i colori dell'amore all'amata. Angoscia provavo...
Ero insomma, fumo grigio senza fuoco, uccello senza ali, giraffa senza collo, svuotato dai colori e dalle gioie, in poche parole un morto che pensava nella nebbia della vita. Passai il resto del giorno a letto supplicando la mia anima di tornare, e pregandola mi addormentai. Sognai farfalle colorate in boschi incantati, sognai fate e regine, uccelli del paradiso volare con i loro mille colori, cieli di colore perlato, sussurri d'amore, carezze e abbracci, cammelli e dromedari.
Sognando aprii la bocca, ricordo, e una farfalla coloratissima, velocemente si imbucò nella bocca come una delle tante lettere del postino che si imbucano nella feritoia della cassetta della posta, spinta da una mano che non si vede. L'anima era ritornata nella sua casa, dopo aver vagato per breve tempo alla ricerca di nuova luce. Avevo nuovamente la mia anima, che gioia! Ora più radiosa, più paziente, pronta a sopportare qualsiasi rumore, sia di ferro , sia di vetro , sia il rumore di mille dolori. Felice, mi ritrovai dopo l'angoscia del nudo rimanere, nuovamente con la mia anima farfalla.
Mi svegliai di soprassalto, aprii il balcone di casa mia che da sul terrazzo, mi distesi sulla sdraio, respirai profondamente, respirai... mentre la mela bianca alta nel cielo bruno mi abbagliava della sua luce, la potevo quasi mangiare o mangiarne uno spicchio, bastava che allungassi la mano, ma non lo feci, mi accontentai di prendere la sua luce dentro al mio cuore.
Avevo sognato...forse si...forse no, chi lo può dire...
Sognare è navigare...
andare nel mare senza barca e senza remi.
Sognare è andare, partire per mondi sconosciuti,
sognare è come volare...
senza meta, senza ali in un cielo senza tempo,
liberi dall'io che incombe sulla coscienza, coscienza che è prigioniera convenzionale.
Certo nel sogno, si possono incontrare mostri e fate, cammelli e dromedari,
regine e angeli, fantasmi e streghe, ma anche oasi con pozzi colmi d'amore.
Tutto nel sogno accade senza alcun binario che conduce a stazioni conosciute.
Tutto si svolge senza i fucili della sentinella!