Si comincia a sudare da fermi, il ventilatore smuove aria calda, non mi rado da sei giorni e il cane boccheggia sotto al letto.
Sono le nove di sera di un giorno normale: non è successo granché, le stesse cose, lavoro finito e chiacchiere superflue.
Sorseggio la quarta birra gelata a piccoli sorsi, non voglio mica prendermi un colpo mi lascio avvolgere dalla spirale dell'alcool e fumo il doppio di quando son sobrio. Niente di interessante in tv, di leggere non me la sento e a dispetto di quel che si dice degli ubriachi mi si muove qualcosa fra i pantaloni; sono solo in casa, lascio che si raffreddino i bollenti spiriti e mentre continuo a sorseggiare birra vengo travolto da una leggera inquietudine;
mi sembra di aver buttato via qualcosa, non so, il tempo sta cambiando e la storia si ripete, sono dietro a rincorrere l'inafferrabile non è semplice essere registi di sé, si finisce per recitare il solito copione di consuetudini, monotonia, cercando la variante che possa rendere a un giorno qualunque una manciata di ore da vivere decentemente.
Per distrarmi e non pensare a niente potrei fare una passeggiata, prendere una boccata d'aria, andare dritto all'inferno e tornare indietro ma considerando che una gabbia vale l'altra decido di restarmene dove sono.
Accendo la radio a basso volume, trasmettono una canzone sdolcinata, ho il miele nella bocca, con la birra non lega mi dà il voltastomaco, spengo la radio e dormo nudo.
Se avrò i postumi danzeranno le pareti; non ho la velocità di ripresa di una volta ma non mi preoccupo, riesco ancora a cavarmela, poi, da domani avrò le ferie a tempo indeterminato e quindi, tempo a sufficienza per ritornare in me.