Talune sue certezze sono state scardinate: una crisi di natura sessuale, dovuto al celibato, è sempre stato fenomeno ricorrente negli ambienti clericali, ma mai ci si poteva immaginare che la Chiesa arrivasse ad affermare che "la sessualità è una dimensione dell'Uomo irrinunciabile, costituendo un percorso umano e spirituale di continua ricerca dell'Amore" . L’espressione: l'Amore non ha sesso, fino ad un decennio prima, sembrava una bestemmia!
Un anno dopo la sua consacrazione, Don Luca si è reso conto di non essere totalmente riuscito ad annullare, completamente, le sue abnormi pulsioni erotiche; la carne è debole e le occasioni non mancavano mai… Credeva che si trattasse di una malattia, il suo corpo non produceva anticorpi idonei (per il semplice motivo che di eros malato non si trattava). Il reverendo era particolarmente attratto dal corpo maschile, amava contemplarlo nella sua nudità, si trovava a suo agio negli spogliatoi della palestra che frequentava: un'emissione di ormoni che lo inebriava! Le poche esperienze sessuali avute con delle ragazze le descriveva, nel suo diario, come “disastrose”, tanto da maturare la convinzione che la strada giusta per lui fosse quella del Signore. La sua intima etica veniva sfondata da bisogni non contenibili, egli trovava un'adeguata valvola di sfogo nella masturbazione. Intanto, iniziava a svilupparsi in lui una non indifferente doppiezza tra la sua vita diurna e notturna; addirittura in talune sue omelie, biasimava coloro che tenevano "condotte sessulamente immorali". Imperativo categorico era quello di auto-negare sempre la propria realtà, il passo verso l'auto-colpevolizzazione fu breve.
Col sopraggiungere del suo primo vero innamoramento, il reverendo iniziava a meditare circa la possibilità di rinunciare all'abito religioso, prendendosi un anno sabbatico, ha voluto curare meglio la vita sentimentale: dispensava coccole e sacramenti al suo amore. Dopo circa sette mesi, tale storia d'amore lentamente implodeva, Luca ci è rimasto sotto: non sopportava il fatto di essere stato lasciato per uno, decisamente, più giovane di lui. Per tamponar il suo malessere si accontentava di vivere storie di puro sesso: “ad uso e consumo”, anche con uomini sposati. In preda ad un lassismo morale: consumato il coito, andava puntualmente a confessarsi, fare penitenza, per poi tornar l'uomo meramente asservito al piacere venereo. Don Luca non è riuscito, psicologicamente, a reggere questa vita, troppo pesante sulla sua condizione di chierico la reiterata condotta peccaminosa. Frequenti erano le crisi di pianto, si sentiva indegno nel suo ruolo di ministro del culto. Il giovane prete spesso si trovava imprigionato dalla ricerca del compiacimento sessuale, dell'avere un corpo villoso sopra il suo, ma stranamente, non ha mai perso la privata consuetudine di pregare dinanzi l'Immagine del Cristo.
L'anno sabbatico è terminato, Don Luca non poteva riprendere la vita pastorale con il fardello della consapevolezza della propria omosessualità. Lo iato tra consapevolezza e colpevolizzazione era, tuttavia, risicato, la fede in Don Luca non mancava, giorno dopo giorno, maturava in lui la convinzione di poter essere un buon pastore anche se gay! Nella Chiesa di allora esisteva un'autentica questione "sessuofobia"! Ha deciso di inoltrare la domanda di dispensa alla Congregazione Vaticana per il Clero, difficilmente l'avrebbero accettata e molto probabilmente Don Luca rischiava anche una gogna all'interno della comunità ecclesiale. Ma prima di inviare la dispensa a Roma, ha avuto l'idea di parlarne col suo vecchio direttore spirituale: un Monsignore ex nunzio apostolico in terre difficili e secolarizzate, una persona non bigotta, dotata di carisma ed umiltà. Decide di scrivergli un’ e-mail, rivelando velatamente il suo problema, la risposta non si è fatta attendere, alle 10:00 de la mattina del giorno successivo, è stato ricevuto nello studio dell’appartamento privato di Sua Eccellenza.
Monsignore ha compreso al volo la situazione: << Ti vuoi confessare figliolo? >>, Don Luca, con gli occhi lucidi, ha cominciato a raccontare, la doppiezza della sua vita quotidiana, la sua debolezza carnale. << Hai avuto esperienze anche con adolescenti ? >> la domanda ferma di Monsignore; Don Luca è rimasto quasi offeso da tale domanda, tuttavia, restava un interrogativo legittimo: << No, Eccellenza, son omosessuale, se devo scegliermi un uomo, vado con un coetaneo, non con un ragazzino, chi manifesta tali tendenze pedofile dev'essere destinatario di una cura medica e pastorale! >>. Don Luca in tal modo iniziò un piccolo monologo difensivo: << Non mi sento malato, credo di poter diventare un buon prete, la mia condizione personale relega la mia anima in un triangolo rosa. Tuttavia, so bene che sul tema la disciplina dettata dal Sant' Uffizio è ferrea. >> Il tono inquisitore del Monsignore si è attenuato, per avvolgersi da un sorriso: << L'amico con il quale ti vedevi ha poi trovato lavoro? Quel giovane che ogni tanto ti veniva a trovare in canonica... >> Luca è rimasto sbigottito, chiedendogli su come faceva a sapere della sua esistenza e del suo nome, l'anziano direttore spirituale sorrise e non rispose... Un leggero profumo promanava dalla stola del prelato, un profumo di violetta che via via si faceva più intenso...
<< Te lo vuoi mettere in testa che il Santo Padre è uomo probo e non bigotto? >> Luca non sapeva che dire, era del tutto disorientato: << Eccellenza, mi dispiace, non mi permetto di chiedere dispensa per le mie debolezze! >>. Per tranquillizzarlo, Monsignore gli ha rivelato di aver partecipato a delle riunioni riservate riguardante il tema delicato dell'apertura della Chiesa al sacerdozio di persone omosessuali. L'anziano prelato, che ne aveva viste tante... prima di finire la Confessione ha esclamato: << Tu sei ancora un giovane sacerdote, non hai ancora appreso a pieno il Mistero della Fede del Cristo, lo sai che mi chiede sempre di te? >> in quel momento Luca ha immaginato che Monsignore si trovava in preda ad un attacco di megalomania. Posando la mano sul capo del sacerdote, pronunciata in latino la formula di rito per l'assoluzione di tutti i peccati; il buon profumo di violetta, che avvolgeva la stanza, lo tranquillizzava, << Devo chiedere alla domestica che marca di deodorante ha usato, che me lo vado a comprare>> diceva Don Luca tra se e se, al mò di celia. Terminata la Confessione, Monsignore disse: << La tua anima è salva, tu sei qui, a te spetta approfondire il significato della Parola di Dio, dovrai lottare, sposare missione! Io sono il tuo Difensore del Vincolo sacramentale! Il Vescovo Metropolita ti affiderà incarichi particolari, Dio vuole metterti alla prova, lo Spirito Santo ti aiuterà! >>. Luca non capiva cosa voleva intendere.
L'indomani, appena terminate le Lodi mattutine, il Vescovo Metropolita gli comunicava telefonicamente, che aveva deciso di affidargli un delicato incarico di assistente presso una Sotto-Commissione Teologica , insediata presso la Santa Sede, la quale si è posta come obbiettivo: il prendere posizioni chiare circa la natura spirituale delle persone omosessuali; necessità spinta anche da numerose recrudescenze omofobe presenti nella Comunità dei fedeli. Prima di chiudere la conversazione, il Vescovo si è sentito in dovere di informare che il suo vecchio direttore spirituale nella mattinata del giorno prima alle 10:00 è morto a causa di un infarto, in ospedale de la Capitale, le esequie funebri ci sarebbero state nel pomeriggio. Don Luca ha iniziato a sudare freddo, non sapeva darsi una razionale spiegazione , ma era tutto semplicemente chiaro... dopo pochi secondi la stola intorno al suo collo iniziò profumare di violetta.
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