Ormai nulla lo spaventava più. Né la bugia né l’ inganno né la farsa portata avnti con fredda determinazione. L’ unica cosa che contava per lui era il raggiungimento del proprio scopo, indifferente al dolore altrui, al disinganno che lacerava i cuori che ruotavano intorno alla sua persona, inaffidabile com’ era diventato ormai già da innumerevoli anni, benché sempre perdonato e rimesso al centro dell’ attenzione e dell’ impegno di chi lo amava e che per amore rifiutava di rassegnarsi al destino che con le proprie mani si era creato da solo.
Ma si sa, chi ama con consapevolezza e incondizionatamente non conosce la rassegnazione, si rifiuta di ammettere che forse l’ oggetto del proprio amore è perduto già da tanto, che è morto già da tanto, benché sembri aggirarsi ancora tra le persone care, quasi fosse un avatar dotato di sembianze umane.
Come un piccolo animale sevatico, disorientato nel la sterpaglia in cui si è cacciato, che va a ricadere ogni volta nella stessa palude da cui è stato tirato fuori tante altre volte con sforzi immani, lui si allontanava periodicamente dal sentiero sicuro indicatogli dalla famiglia, dagli amici veri, da chi gli voleva davvero bene, e andava ad immergersi nelle sabbie mobili buie e profonde, nelle quali risultava sempre più difficile impedirgli di affogare.
Chi mai potrà sapere quale piacere provasse ad uccidersi piano piano, con un veleno sempre più potente e letale, ma per lui dolcissimo e imparagonabile ad ogni altro piacere?
Il suo cervello, ormai gravemente compromesso, lo muoveva come un burattino privo di volontà propria e non c’ era preavviso. Dopo brevi periodi di apparente tranquillità, tornava a rincorrere quell’ estasi fittizia e ingannevole, che durava pochi minuti portandolo in quello che ai suoi occhi accecati pareva il paradiso.
Poi lo precipitava nell’ inferno del pentimento, dell’ autocommiserazione, della sfiducia in sé stesso, e in questo modo assurdo sacrificava pian piano il dono incommensurabile della vita, consumandone un pezzetto ogni volta più importante, senza rendersena conto.
Nei momenti di lucidità, quando il demone sembrava dormiente, faceva progetti per sé e per la propria piccola famiglia, credendo fermamente nei suoi buoni propositi. Ma in realtà si trattava soltanto di pause destinate ad essere interrotte da un giorno all’altro, come succede per quei temporali estivi che scoppiano all’improvviso imprevedibilmente e la pioggia era sempre più pesante, diventava grandine distruttiva.
Talvolta lo aveva sfiorato l’idea di mettere fine alla sua esistenza, ma anche in quei casi il demone l’aveva preso dolcemente per mano, promettendogli altri istanti di fittizia felicità. E lui aveva accettato, perché il demonio ha un tono di voce più alto di quello di Dio ed è così suadente che è molto più semplice stare a sentire lui, piuttosto che farsi prendere in braccio da Nostro Signore.