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L’uomo che conobbe Don Chisciotte

Fantasy

L’uomo che conobbe Don Chisciotte

 

Acquistiamo un antico casale con intenzione, di restaurarlo poi viverci in serenità. Dopo una lunga meditazione volevamo scoprire chi era il vecchio proprietario. Chiesi al notaio: Pare che fosse un medico del novecento. Sette stanze, una cantina, un solaio, niente male. Con mia moglie incominciamo a programmare tutte le cose da fare per rimodernare ma restando originale. Senza fare troppi lavori, costosi, chiamiamo, muratore, idraulico e l’imbianchino, finalmente la spesa la capimmo. Promettendoci di andare a viverci presto, ma nel crederci non sarei onesto. La casa era perfetta sembrava una villa d’altri tempi. Panorama mozzafiato da un lato le colline toscane dall’altra parte si vedeva il mare. Lì vicino una cascata, e un mulino a vento abbandonato forse apparteneva al nostro terreno "mi dovevo informare ". Un grande magazzino forse un pagliaio, giusto per mia moglie con l’hobby da ceramica, ci poteva fare un laboratorio tutto suo. Mentre io pittore mi sarei accontentato del sotto tetto con travi di legno, c’ era un bellissimo abbaino che guardava verso il cielo, sicuramente avrei trovato ispirazione, passando in vecchiaia le mie ore. Finalmente, trovai un bravo artigiano ebanista, restauratore. Ci fecce un preventivo che fa male al cuore, ma cosa volete una volta si vive una volta si muore. Salvare i mobili era una mia finezza. rifare qualche finestra. Passarono i giorni il casale iniziava ha cambiare aspetto tutto sembrava filare liscio. Persino un pozzo con l’acqua potabile … Con carrucola e secchio e fune nuova, mi piaceva molto questa cosa. Mentre gli operai restauravano il soffitto, trovando tra le varie, un vecchio baule di quelli verdi che si usavano i signori per viaggiare. Gli raccomandai di non toccarlo e lasciarlo lì. Mia moglie ancora non si era trasferita, per via del lavoro. Quei giorni ero solo non avevo internet né televisione. Decisi per passare il tempo di andare in soffitto e aprire il baule.

Mi chiedevo cosa ci fosse all’interno. Dopo un po’ di peripezie, riesco a far funzionare le chiusure. La curiosità era forte. Aprendo faceva un rumore strano dovuto alla ruggine delle cerniere. "Sperando in chi sa che tesoro". Dentro qualche indumento, dei libri, uno m’incuriosisce sembra un antico manoscritto. Titolo: L’uomo che conobbe Don Chisciotte. Incominciai ha leggere.

Iniziava cosi: Per speciale volere del cielo in questa età del ferro per farvi risorgere dall’entità, perduta cavalleria. Sono colui per il quale espressamente, riservati i pericoli delle mie grandi imprese e persino degli eroici fatti, io sono "Don Chisciotte della Mancia", ricco d’avventure, me lo sento … Nelle ossa. In un attimo leggendo mi trovai catapultato nel passato) . “ Chi scrisse la storia era il trisavolo del vecchio proprietario del Casale”. Un tale Martini Adriano conte blasonato gran scrivano.

Mentre scrivere, era il suo lavoro.

Ecco svelato il mistero, Don Chisciotte in realtà era un visionario anziano calzolaio, del paese, si chiamava "Mirco Mastro" combinando qualche disastro, con la sua pazzia.

"Tornando indietro del racconto, per spiegare tutte le norme, semplificate, la vita del tempo". Tuonando Don Chisciotte disse! Tu non sei in grado caro Sancio di leggere questo libro, leggero io per te i versi. Io non mi chiamo Sancio ma Giancarlo! Zitto tu sarai il mio scudiero. "Cercai di assecondarlo". Sentimi bene, tieni presente che io non sono più di codesto tempo ma amo "supreme rosse labbra" difendendo la pulzella, dove la mia spada affonda poi, degrada chi mi incrocia nella strada. Labbra di madonna che esprimono, come il canto, sicuro. Avete voi Dulcinea "rivolto verso una statua della Vergine nella piazza" la luce dell’amore negli occhi ed è comprensibile, si sono arrivato ma ahimè io sono Don Chisciotte Della Mancia. Lui di professione scudiero, la manca qualche rotella! Rivolto a Sancio: Sbotto … Allora caro servitore, mi devi seguire, dimenticando ogni tuo lignaggio da rude allevatore d’asini raglianti. Ora Sancio è, in debito con te mi hai ridato la vita. Dicendo a tutti i villani che io sono, Don Chisciotte della Mancia, il cavaliere di bella presenza abile spadaccino, ammazzando giganti dovunque vada. Ora si vorrei chiedere perdono al mio cavallo Ronzinante, perché della mia … Sì, non potresti mai nascondere di me, blasonati nomignoli, dandomi un calcio nel deretano. Farfugliando frasi sconnesse. Potrei mandare al rogo tutti come fanno in Tunisia. Io come cavaliere errante mettendo fine alla sommossa "rivolto verso un gruppo di ragazzini "che ridevano facendo pernacchie e inchini. Allora non te, caro Sancio, come posso dimenticare Dulcinea. Io dissi certo che no cavaliere. Trovavo compassione, in fondo era un buontempone che perse in guerra la ragione. Infine ho pensato che sarebbe stato interessante, in quel momento, che sono io davvero col mio asinello, fossi un abile scudiero. Ricordando come per magia, dalla presa di coscienza che sarebbe stata solo una sceneggiatura per un libro di cultura. Ora voi dirette che è un linguaggio molto diverso di nostro presente. Al mio Signore cosa posso incolpare, dopo averlo visto, hai piedi della dolce Dulcinea? Una mendicante che passava lì all’istante) .

Le pagine seguenti le lasciai per un’ altra volta.

Il casale

Oramai erano passati quasi trenta giorni.

Mi svegliai presto la mattina assaporando l’aria mattutina.

Fuori tutt’attorno un bosco di pioppi e betulle.

Un viale di glicini, il fiume che scorrendo faceva rumore, la pala del mulino che girava.

Su in lontananza una collina dove c’era un piccolo cimitero e una chiesetta primeggiava.

 

Ps: tutti i giorni vedevo un vecchietto che portava i fiori in una tomba e in ginocchio pregava.

In garage avevo trovato una vecchia moto guzzi, nera, motore cinquecento e sidecar, nel frattempo, l’ avevo rimessa in funzione.

Facendo tutte le pratiche automobilistiche necessarie, per poterla usare.

Quindi decisi di fare una capatina in paese per acquistare qualche mobile d’antiquariato.

Tavoli e sedie, divani ecc.

Mi piaceva l’idea di vivere lì nel casale.

 

Le stanze

 

Tre stanze da letto, una matrimoniale, due singole, giuste una per me e mia moglie, una per la domestica, l’altra per nostra figlia che viveva in Inghilterra, ma sarebbe venuta per le ferie.

 

Cucina moderna con tutto l’occorrente

Ma piatti e bicchieri tutto era prettamente antico.

Salone:

Tavolo tondo e sedie appena comprati, divano ecc. Avevamo deciso per il momento niente televisore.

Ma c’era un giradischi alcuni dischi in vinile, una radio funzionante.

Poi una bella libreria con tanti libri antichi.

 

La cantina.

 

Botti e tini, un forno a legna, un lavandino e un bagno con solo il vaso.

Ci sistemò un tavolo da tre metri e dodici sedie per passare qualche ora con gli amici.

Il garage, la moto, e la mia Mercedes duemila.

Dopo pranzo decisi di salire su in solaio dove, avevo sistemato tutto l’occorrente per dipingere, una piccola libreria, una poltrona vari cavalletti non mancava la tavolozza, dove avrei potuto dipingere e disegnare.

Ripresi di nuovo il manoscritto dove avevo lasciato...

Un segnalibri un foglio piegato, trovato dentro lo stesso libro.

 

Aprendo c’erano dei disegni fatti a mano incomprensibili, al mio occhio, un mulino a vento, una cassa, un fiume e un albero con disegnata delle ixie.

Ma non gli diedi molta importanza.

 

Il racconto riprendeva così!

Tutto il paese oramai conoscevano Don Chisciotte le sue disdicevoli parole.

Accompagnato dalla sua Fedele Sancio, si sentiva uno sparviero:

 

Dicendo:

Voi che dite, che abbiate ragione, Guai a voi, guide cieche sono di falsi profeti, Se giurai nel tempio, non volli, mai tornare indietro, giacché piuttosto che sbagliare, da questo giorno sono il vero Don Chisciotte? perché sono vecchio? Probabilmente qualcuno se l’è fatta sotto dalla rabbia visto che vincitore della Cavalleria sono io? Così resta inteso Amico mio, Sancio quindi non aver paura, insieme abbiamo affrontato sfide peggiori, lo parlo e con la spada colpisco.

Ora potresti metterti da parte per non farti molto male.

Ora di grazia mi scusi madonna (rivolto verso un irto albero di pino) sono afflitto, rubando ogni cuore, mia signora mia, Dulcinea.

Vedette (indicando un sacco di grano buttato messo lì per terra) è morto questo cavaliere grosso che vi importunava, ora infilzato della mia spada.

Una fanciulla che gli ballava attorno, come un’odalisca, mentre un pastore sordomuto guardando la scena compiaciuto.

Correndo e cavalcando e urlando come un pazzo non fu per lui certo un sollazzo.

Sancio mio amico e servitore ora prendo alcune felci e mi punisco, fumigandomi le spalle fino a farle sanguinare …

No mio signore non lo fate vedrete che poi saranno belle giornate e incontreremo nuove avventure!

Leggendo mi sono meravigliato perché sembra che Sancio si immedesimava bene nella sua parte con arte.

Poi rivolto a Sancio

 

Non essere ridicolo tu non puoi capire quanto io sia forte nella divina sorte aspettare con onore la morte.

E non è certo una commedia se prendo come una sella, una sedia.

Un coperchio di pentola per scudo? non sono pazzo lo giuro.

Basta questa è follia lei e impazzito grattandosi la testa.

Non dubitare mio Sancio noi assieme faremo storia. E brandendo la spada verso il cielo sbraitando.

 

Io cavaliere d’avventura di bell’aspetto, in attesa che la mia principessa arrivi al mio cospetto e presto sarò il mio diletto. La mia non è una messinscena teatrale e neanche costume di carnevale.

Mentre un gruppo di corvi neri passano di lì disse: Lì vedi Sancio quelli lì?

Sono I guerrieri nemici del castello, ora capisci il mio fardello?

Sancio grattando di nuovo la testa passa, nell’altra tasca una moneta dicendo ha perso la scommessa.

Ora chiudo ma la prossima volta dovrò tornare.

Il quadro

Mentre leggo il manoscritto, col dito indice punto la tela messa lì in attesa come fosse una preghiera.

Don Chisciotte sarebbe diventato il mio nuovo autoritratto messo lì sul cavalletto nel soppalco.

Nel frattempo arriva "il postino" assomigliava in modo strano a Massimo Troisi.

Ps: il postino crea un legame sociale

si ferma un po’ per conversare.

Dice che nel casale non era mai venuto perché da molti anni disabitato.

Mi consegna una lettera del mio notaio, dove c’era scritto l’atto del Casale, e finalmente la mia mente poteva riposare.

PS: Con grande stupore, c’era scritto che anche il mulino a vento mi apparteneva.

Sicuramente appena possibile andrò a verificare il suo interno.

Ma immagino chi sa il nesso tra il racconto e mulino a vento.

Leggo.

Il mio pensiero è sempre rivolto a te mia amata, cambiando la lancia di mano, urlando come un soprano.

E come magia, non saranno certo quei colombi in gabbia a farmi venire la rabbia, come una cagna che ha partorito.

Mentre, caro Sancio e impossibile, tu lo sai che i giganti non possono generare, in modo eccezionale, semmai a loro mettiamo la corona in testa per farli Re della foresta.

Mentre tu contadino è io cavaliere, senza macchia né paura, nessuno potrebbe mandarmi a sconsacrare una chiesa né una prece da salvare.

Orsù scudiero, andiamo dalla duchessa e le sue ancelle (dei gruppi di prostitute lì per adescare i clienti)… Scusi Madonna lei è la persona più adatta per provvedere alla mia.

impresa per liberare il mondo dai giganti. RISATINE assecondando)

Andiamo via Sancio seguirmi senza paura, mai problemi avrai a scanso di guai.

"Non avendo mai visto una cosa simile Sancio pensa … non capisco grattandosi la testa".

Tu non sei abituato a un simile lignaggio, all’ultimo fu il Re di Spagna e le sue conquiste mi disse del ritorno di Ulisse.

Stanco di leggere

Mi misi a dipingere … Tavolozza e colori.

Pensare che di Don Chisciotte né avevo solo sentito parlare ora era diventato un personaggio per me speciale.

Il camposanto

 

Era una mattina abbastanza ventosa.

Aspettando il bel tempo, restavo ancora a letto.

La colf preoccupata, perché non era abituata nel vedermi così tardi ancora coricato, ma io avevo bisogno di pensare.

Bussa alla porta, la faccio entrare un caffè mi farò portare.

Gli dissi oggi sono così, un po’ giù,

Tra poco mi alzo e farò qualche passo.

Finalmente metto un giaccone ed esco, perché appare il sole.

Salgo su in collina, dove c’era la chiesetta e il piccolo camposanto.

Attirato di chi sa cosa.

C’erano un viale di rose rosse più avanti, alberi di glicini che facevano da riparo nei giorni di calura estiva.

Poiché avevo tempo, leggevo le epigrafi, alcune addirittura del settecento.

Croci e sculture bellissime, sembrava un pezzo di paradiso e nell’aria profumo di santità.

La chiesetta medievale con sopra una nicchia con un San Pietro sicuramente al santo dedicata.

Sarei voluto entrare ma era chiusa.

Mi feci la croce e mi girai per tornare al casale.

A un tratto vedo arrivare il solito vecchietto, lo saluto, con rispetto mi risponde con un inchino di quelli dei nobili antichi.

Gli chiedo come mai tutti i giorni lì a pregare.

Mi risponde tristemente e mi segnava con la mano una tomba.

Guardo e leggo, e con mio stupore una foto e un nome che mi ricordava qualcuno.

Qui giace Sancio Pancio che fu scudiero di un nobile guerriero.

Chiesi lei chi sarebbe?

Risponde con voce tremolante sono "Napoleone Bonaparte"!

Lo guardai un po’ stupito, facendo finta di niente, lo saluto e lo lascio lì ma lui non si scompone s’ inginocchia mette i fiori nella tomba.

PS: del resto hanno vissuto una vita assieme? Chi sa forse tutta fantasia Ai posteri l’ardua sentenza.

Chiedo al mio Colf se lo conosceva, mi risponde con un sorriso sardonico.

E un povero demente, che conobbe fasti e sollazzi pure in manicomio con i pazzi.

Lui prima credeva di essere Don Chisciotte, faceva con tutti a botte, persino con le pale del mulino... del suo terreno, dove diceva, di voler con la lancia uccidere i giganti.

Ma anche tanti altri personaggi tutti grandi blasonati.

Capii che chi scrisse il manoscritto conobbe veramente il personaggio del racconto.

Dopo alcuni giorni seppi che era caduto dalle scale e con una triste lenta agonia era deceduto.

Rimasi molto dispiaciuto.

Mi’interessò personalmente del suo seppellimento ma tutto il paese fece una colletta per fare un monumento.

 

Poi ripresi il manoscritto, si faceva più interessante, per poi dipingere con arte.

 

Don Chisciotte era nella mia mente che faceva capolino.

 

Mia moglie: Aurora

Venne l’inverno pioveva tutti i giorni.

Stavo su in soffitta, dipingevo e disegnavo, ideando il mio nuovo personaggio, lui Don Chisciotte.

Pensando che poi avrei fatto una mostra a Parigi presso: "Cartier Foundation Pour L’art Contemporain", dove esponevo da tanti anni.

Poi: New York Galleria: Gagosian.

sperando in un successo.

Finalmente mia moglie veniva definitivamente a vivere con me nel casale.

Dopo aver compiuto varie mansioni.

Vendere, l’appartamento in città e dare in gestione la nostra attività.

Una libreria che ereditai dai miei nonni.

Così pranzavamo assieme, gli preparai un arrosto d’agnello cotto al forno, insalata fresca e pane casereccio, il resto frutta e dolce comprato giù in paese.

Di pomeriggio volle visionare il mulino.

Fuori un’arietta fresca, un profumo di terra bagnata, poiché aveva piovuto.

Una volta dentro mi propose di fare li le mostre d’arte.

L’idea mi sembrava buona,"del resto

tra il pianterreno e solaio c’erano circa centocinquanta metri quadrati, non male.

Dissi che avrei chiamato gli stessi muratori che fecero tutti i lavori nel casale per intonacare il rustico.

La sera dopo cena gli raccontò del manoscritto, sembrava interessata!

Resto un po’ così pensierosa, voleva visionarlo (Lei che era amante di romanzi d’amore).

Saliamo su in soffitto, mano nella mano... Qualche bacetto del resto eravamo molto tempo che non stavamo assieme.

Una volta dentro rimase sbalordita, nel vedere tutte le tele e studi disegni su Don Chisciotte, mi guardava con ammirazione.

Disse sorridente, "sono bellissimi ".

Entusiasta mi disse, che avrei di sicuro avuto successo "questo mi rincuorava, detto da lei che di solito era una critica ferrea sui miei lavori" del resto era artista pure lei nel campo della ceramica e figlia d’arte.

Poi iniziamo a leggere il manoscritto lei disse che all’interno cerano dei bellissimi disegni "xilografici".

Ascoltava senza parole.

 

Quarto capitolo

 

Orsù Sancio oramai siamo eroi, poiché abbiamo ammazzato tutti i giganti.

E guardandolo con occhi furbetti dice "Erano veramente tanti".

Possiamo finalmente andare dalla mia Dulcinea, amata e venerata.

Gli faremo una sorpresa, mettendo le mani al cuore e sospirando.

Lei sicuramente mi darà la sua mano, è vivremo da gran signori, del resto appartengo a un nobile rango di eroi che vinsero il drago.

Guardando verso la luna disse, vedi chi mi porterà fortuna l’angelo di Dio.

Grande sarà il mio sollazzo, nel vivere le nostre vite.

Sancio continua a grattarsi testa e pancia.

Quella pancia che da qualche tempo non mangiava.

Il suo stomaco rumoreggiava.

Il mattino finalmente, d’atto che il cibo scarseggiava, Sancio andava per orti per procurare, verdure e frutta.

Qualche carota per l’asinello e biada per il cavallo.

Bravo Sancio commento, Don Chisciotte "indicando una cassa di legno" per lui uno scrigno pieno di monete d’oro e argento, che Sancio non aveva mai visto. "Sicuramente inesistente sola fantasia " Ma... Chi sa!

 

 

Oramai si era fatto tardi e dissi, cara mogliettina ora andiamo a dormire domani continuiamo se ti farà piacere.

Sicuramente sarai stanca anche tu?

E lei mi rispose, sì caro sono proprio sfinita, ma felice finalmente si riprende vita.

Del resto questo Don Chisciotte e un tipo affascinante, da come lo dipingi tu... Intrigante ma anche, Sancio personaggio simpaticissimo.

"Guardando bene però ti assomiglia" con occhi furbetti di chi la sa lunga.

 

Ma questa è un’altra storia.

Sesto episodio

Il tesoro dei templari

Venne Natale

Per passare le feste in famiglia arrivò dall’Inghilterra anche mia figlia, col suo fidanzato, inglese un ragazzo biondo alto un metro e novanta.

Con mia moglie eravamo orgogliosi di mostrare il casale.

Dopo i saluti, baci e abbracci ci siamo seduti a raccontare, quanto era accaduto in tutto questo tempo che non ci siamo più visti.

Mia figlia lavorava a Londra, giornalista nel "EVENING STANDARD" per una pagina sugli emigrati, italiani, all’estero.

Il fidanzato medico chirurgo nel."Gay’s Hospital di Londra”

Comunque passavano i giorni iniziavano le domande.

Raccontai loro del manoscritto, volevano vedere comunque sapere tutto.

Saliti su in studio, intuisco subito che erano molto interessati volevano essere aggiornati su tutto.

Visto i quadri, abbozzi vari, presi in mano il manoscritto, lo mostrai ha loro come se fosse una reliquia.

La ragazza dice ma Papà sembra molto antico?

Penso che abbia almeno cento anni dissi ma non sono certo.

Poi il fidanzato sfogliando le pagine, prese in mano il foglietto che usavo per segnalibri.

Apri … Disse cosa sono questi disegni?

Risposi non lo so il trovato dentro il manoscritto!

Poi l’ho prese in mano, mia figlia, ridendo disse con aria furbesca, magari sarà una mappa di un tesoro?

Giuro non ci aveva neanche pensato!

Tutti li, assieme lì per fantasticare.

C’era un disegno con inchiostro di china, un mulino, una strada il piccolo camposanto, la chiesetta con vicino un albero di pino.

Una punto nero, bello grande dietro l’albero.

Forse meglio non pensare, oppure fantasticare?

Tutta la notte mi rigiravo nel letto ripensando rimuginando.

Passo il Natale.

Poi venne gennaio, mia figlia, Angelica, con nostro dispiacere partiva col fidanzato.

Freddo febbraio ma Il casale era abbastanza riscaldato, passavamo le giornate leggendo, io poi potevo, finalmente dipingere.

  Il mio pensiero era sempre rivolto verso la mappa del probabile tesoro.

Marzo, aprile, maggio, finalmente qualche giornata di sole, potevamo uscire.

Camminavamo verso la chiesetta per vedere cosa c’ era nel punto nero.

Guardando bene dissi, vedi qui c’è qualcosa.

Presi un pezzo di legno scavai un pochino, faceva rumore di vuoto.

Finalmente un coperchio di legno.

Lo apro, c’era una scala di marmo.

Scesi giù facendomi luce con una pila, c’era una stanza che era sotto la cripta della chiesetta.

Una tomba di marmo con una scultura di un guerriero dormiente.

C’era scritto

"Miles Templari defunto ": Gismondo detto il Caparra.

Varie armature, indumenti da guerriero medievale.

Vari sarcofaghi.

Odore di chiuso, aria di morte.

Ragni e topi.

Ci sentiamo come fossimo profanatori di tombe.

Guardando bene ci incuriosisce una nicchia nel muro con uno sportello di bronzo.

Guardo mia moglie gli dico, Apriamo lei mi guarda come una bambinetta poi tremante disse OK.

in quel momento capimmo perché, chi scrisse il manoscritto, sapeva di questa magica fantastica scoperta.

Forse un nesso con Don Chisciotte?

Sesto capitolo

Il distacco tra Don Chisciotte e Sancio Panza.

 

Camminando verso la piazza del paese Don Chisciotte, vide un ombrellone chiuso …

Urlava stai lontano Sancio quella è una strega non una fata, fa incantesimi è se la guardi in viso diventi cieco.

Cavaliere dice Sancio non vedete che è un ombrellone?

Urla forte poi un boato, oramai il gioco è fatto Don Chisciotte cade per terra svenuto, stramazzato.

Sancio corre in aiuto oramai sapeva cosa fare.

Al risveglio tutto contuso, anche l’ombrellone rotto per terra.

Esce l’oste proprietario, incomincia il suo rosario di bestemmie, pure un bel repertorio di maledizioni, Don Chisciotte lì intontito disteso senza neanche i pantaloni con gli attributi di fuori. “ Che misera fine”.

Sancio resto lì zitto, sentendo le urla dell’oste, dispiaciuto, non sapeva cosa dire, forse era meglio andare via, facendo finta di non conoscerlo.

Lasciando suo cavaliere … Tornando al suo vecchio mestiere, di allevatore d’asini.

Per anni di Don Chisciotte non seppe più niente.

Passava il tempo chiuso nei ricordi, forse gli altri non avrebbero capito ma poi si era anche pentito.

Sancio da giovane era stato sposato con una donna del paese, ma lui la mando a puttane perché lo voleva anche picchiare.

E fu cosi che lui l’aveva lasciata e stava in osteria a bere tutta la giornata.

Sicché un giorno non incontrò Don Chisciotte e iniziò l’avventura nonostante la sua pancia.

Comunque questa è un’altra storia.

Il ritorno con Sancio

Non avendo più Sancio, si sentiva abbandonato, dispiaciuto, desolato.

Girava per ogni dove cercandolo in tutte le taverne.

Finalmente lo trova ubriaco e "mezzo addormentato"...

Se lo carica in spalla con una forza erculea e poi sul suo “ Ronzinante” destriero.

Lo porta nel rudere abbandonato di un convento, aspettando che si risvegli dalla sbornia.

“ Dove sono!” Urla Sancio riprendendosi?

“ Sei nel mio maniero, in salvo dal cimitero”.

Sancio si gratta la testa … Poi guardando Don Chisciotte lo abbraccia forte, contento, finalmente di nuovo assieme.

Era felice di essere di nuovo al centro di questo mondo fantasmagorico, fatato da cui aveva sentito il distacco.

Eccoli di nuovo in cerca d’ avventura, contemplando assieme la lucida armatura.

 

 

La tomba dei templari.

 

Era una bella mattina, mi svegliai presto per andare di nuovo nel sotterraneo.

Stavolta dovevo vedere cosa conteneva la nicchia.

Con un cacciavite aprii lo sportello di bronzo.

Dentro c’era una pergamena.

C’era scritto quanto segue: “ O tu, villano che mi leggi, poiché ti atteggi senza paura, sappi che il tesoro più grande si trova nell’amicizia a cui il mondo guarda con occhi benevoli, ma se tu sei attento a questo scritto troverai uno scrigno a menadito. Frena la pala del mulino a vento a ore otto, poi quando viene mezzogiorno, vedi, dove cade l’ ombra, lì devi scavare: certo, c’è da lavorare, troverai cento monete d’oro e cento d’ argento, non farti vedere, stai attento.

Quindi mi raccomando, goditi la vita prima che sia finita”

Questa è l’ eredità di chi in Don Chisciotte crederà.

Era passato quasi un anno, mi sentivo il padrone del mondo.

 

 

Mostra a Parigi.

 

Finalmente avevo mandato i miei quadri alla galleria parigina.

Con mia moglie siamo partiti di buona mattina in aereo.

All’arrivo pioveva, ci aspettava una Mercedes nera con tanto di autista che parlava in italiano, ci disse “ Vi accompagno in albergo“ un grazie e un prego.

Quindi, arrivati in hotel, saliamo in camera per riposare.

Durante la doccia guardavo mia moglie: com’ era ancora bella e desiderabile! Le sue forme giustificavano il mio amore per lei.

Lei si accorse e mi disse “ Dai che facciamo la doccia e l’amore”.

Ci amammo come fosse la prima volta.

Stavamo bene insieme.

Tanti anni, mai avuto problemi, sempre d’accordo su tutto.

Sono stato veramente fortunato.

Grazie a Dio c’è anche la salute, il lavoro, i soldi, non ci mancava niente.

Pranzo in albergo, poi riposino.

Alle diciassette pronti per presenziare all’inaugurazione

Smoking per me, lei in abito da sera.

Tanto pubblico in attesadel taglio del nastro.

Inaugurava il presidente” Emanuele  Micron”.

Immaginate quanto mi sentissi importante col mio fare molto elegante.

La presentazione fu a cura di Vittoriano Sgarbi, noto critico d’ arte italiano.

Complimenti ecc.

Chiesi al pubblico in sala un attimo di silenzio.

PS: sono un abile oratore.

Raccontai come mi venne l’idea di dipingere il Don Chisciotte, conosciuto in tutto il mondo.

Mostrai il manoscritto che avevo protetto per benino.

Tutti ascoltavano entusiasti, ricevendone poi applausi e complimenti.

 

Era passato quasi un anno.

Immaginavo Don Chisciotte vestito del solo camice bianco in arrivo col suo Ronzinante, che sembrava, ancora molto stanco e si chiedeva “ Dove sono?”

L’aspettava San Pietro dicendo “ Io sono il tuo Santo reo confesso. Tu oggi sei in Paradiso perché donasti a tutti un sorriso misto al pianto e non eri tanto pazzo.

Persino i bambini di scuola conoscono la tua storia, qui fra gli angeli avrai onore e pure gloria.

Nessuna punizione, vedrai è la luce di Dio senza indugio”.

Poi, seduto in una nuvoletta, Don Chisciotte aspetta la sua diletta Dulcinea.

Attorniato da angeli, cherubini e tanti bambini.

Poi arrivò anche Sancio che era lì che lo aspettava, fu un tenero abbraccio per stare assieme per l’eternità.

E qui finisce l’avventura e la meravigliosa memorabile storia di Don Chisciotte, in cielo sempre in gloria.

 

Ma non finisce la mia perché ancora ho tanta fantasia.

Sperando che voi autori mi abbiate applaudito.

Senza mettere il dito tra moglie e marito.

Giacché non avevo voglia di dipingere ripresi a leggere il manoscritto dedicando per rilassarmi qualche ora seduto nel divano del mio studio Passando vicino alla piazza della signoria, incontra tre ragazzi scalmanati che iniziano scherzando a schermire Don Chisciotte. Smontandolo dal cavallo e spogliato nudo della sua armatura, ridendo e sghignazzando. Il pover’uomo steso a terra tremolante e il viso cereo. Sancio a un certo punto, prende la frusta che di solito usa per il suo asino, incomincia a schioccare è picchiare i ragazzi che scappano a gambe levate ridendo e ingiuriando frasi mai sentite dialettica Toscana. Poi aiuta il suo amico ad alzarsi. Don Chisciotte più morto che vivo visto la sua età, ringrazia Sancio, dicendo queste parole. Tu nobile scudiero da oggi ti nomino mio vassallo e Sancio in ginocchio ringrazia fedelmente. Dopo alcuni giorni passando in una radura con scavi archeologici etruschi, Don Chisciotte disse Sancio oggi qui si farà la storia. Vedi queste antiche pietre sono state distrutte dai Draghi che col loro alito di fuoco, rivolto verso una fucina di fusione non sono ancora estinti. Sancio si gratta la testa con fare certo, dicendo vuoi vedere che farà fuori pure quello? Presa la spada, Don Chisciotte inizia a lottare contro le catene del maglio che regge il crogiolo, urlando come un pazzo dicendo tu drago marrano oggi è la tua fine. Gli operai si allontanano impauriti e dicendo questo è pazzo.  Sancio li rincuora facendo segno di stare calmi e tranquilli che poi gli passa. Urla Sancio andiamo via oramai il drago e scomparso giù nell’inferno da dove è venuto. La sera si era oramai fatta tardi mi venne voglia di disegnare su un pannello di legno un altro Don Chisciotte, che poi avrei intagliato e dipinto com’ era nel mio stile. Oramai era la mia ispirazione, avendo realizzato molti quadri come il personaggio del manoscritto. Viene la primavera il tempo era abbastanza mite, e mi recavo al mulino trasportando e sistemando nelle pareti i miei quadri aiutato da Gustavo mio simpatico giardiniere con una parlata tipicamente fiorentina. In previsione di fare ha breve una mostra personale. Passo Poiché qualche mese nel crepuscolo della sera di un giorno d’ottobre, ore diciassette, taglio del nastro, stavolta avevo voluto, un critico d’arte molto conosciuto Alessandra Porcinelli. C’erano circa sessanta persone, molti complimenti e io mentalmente ringraziavo Don Chisciotte. Perché sembrava che nella mia immaginazione il suo spirito fosse lì presente. Tutti volevano acquistare un dipinto e il successo era assicurato. Molte soddisfazioni per un artista non sono certo le vendite ma i complimenti delle persone, comunque fanno piacere anche l’incremento delle vendite. La notte non riuscivo a prendere sonno e mi misi a leggere il manoscritto che si faceva sempre più interessante. Fuochi d’artificio, pirotecnici: Don Chisciotte sembra idrofobo: Urla corriamo Sancio li c’è una guerra e la mia dolce Dulcinea è in pericolo. Sancio alle prese col suo asino che impaurito dai forti rumori scalciava e tagliava. Ronzinante nitriva impazzito. Don Chisciotte correva a presso con tutta l’armatura a dosso, urlando fermati marrano. Poi sale in groppa e parte verso l’ignoto. Sancio finalmente riesce a domare il suo asinello. E anche lui va dietro il suo cavaliere. Purtroppo i fuochi erano lontano e bisognava attraversare un fiume con la zattera. Saliti a bordo come forsennati, la battagliera era, una ragazza del villaggio di Don Chisciotte e conosceva entrambi molto impaurita cercava rassicurazioni dicendo che sarebbero arrivati presto a destinazione. Don Chisciotte guardandola con aria da cantante dell’opera gli dice tu da oggi sarai la mia ancella. La ragazza guarda Sancio facendo segno col dito in fronte come dire ma questo e matto? Sancio rosso in viso dice, tranquilla assecondalo vedrai che ti conviene. Ecco che un nuovo personaggio si aggiunge alla storia. La ragazza si chiamava Elisabetta Bella di seni prosperosa ma forte come un maschiaccio. Comunque inizia per lei una nuova vita. Lasciando il battello che sin da piccola aveva ereditato dal nonno. Il tre percorsero alcuni chi chilometri giunsero in un villaggio dove c’era una festa del santo patrono. La gente era vestita di costume medievale come volevasi ricordare le gesta del santo e sembrava carnevale. Nessuno fece caso a Don Chisciotte. Comunque lui non era tanto convinto ...ma decise di andare tutti e tre ha festeggiare come il resto del paese, dove non mancava cibarie e soprattutto vino buono. Finiscono addormentati in un pagliaio ubriaco. Al risveglio tutti col mal di testa e Don Chisciotte con sguardo dolce guarda la ragazza che gli era di fianco. E dice tu chi saresti? Lei lo guarda togliendo i frammenti di paglia dai ricci capelli e dice ... Come non ricordi? che ieri mi hai fatto tua ancella? Sancio un Po turbato pure lui assonnati lava la faccia con l’acqua fresca di un pozzo li vicino e poi aggiunge si cavagliele e vero. Don Chisciotte disse caro amico, il signore ha messo questa donna al mio fianco per darmi lustro e gloria. E partono per nuovi orizzonti. Lei in sella dietro Sancio proponeva accennando qualche canto. Nel frattempo decisi di copiare il manoscritto poiché era inedito, lo avrei tradotto in varie lingue specie in inglese, proponendolo alla prossima mostra di New York. Eroe per caso Don Chisciotte e Sancio con Isabella arrivarono in una roccaforte in collina abbandonata da qualche tempo. Lì ci viveva una famiglia gitana venuta dalla Spagna all’improvviso urla e pianti Don Chisciotte corre avanti per vedere cosa era accaduto una nella cascina che prendeva fuoco, Chiese alla donna che piangeva e urlava, cosa fosse successo. E lei disse dentro ci sono i miei bambini. Don Chisciotte non la lascio neanche finire che prese una coperta bagnandola e corse dentro. Una volta dentro sentiva i bimbi urlare aiuto. Li avvolse nella coperta e li rincuora facendo in modo che si calmassero portandoli fuori e salvandoli. Genitori tutti contenti. Tutti i gitani lo coprivano di ringraziamenti. La sera dormirono ospiti di una di questi. La mattina presto si alza e chiama Sancio e Isabella, per partire verso altre avventure. Però questo Don Chisciotte incomincia ha piacermi, nonostante tutto e un brav’uomo degno di essere premiato per le cose che lui ha fatto .IsabellaRagazza spensierata, orfana di padre e madre, allevata dai nonni. Batelliera  di professione. Durante il viaggio inizia a raccontare. Due anni fa sali sul battello un principe alto biondo con occhi grigio verdi. Si era innamorato di me ed io di lui. Come poteva essere io una battelliera lui un rampollo di nobili ranghi? Ma tutte due impazzendo d’amore ci’incontrava di nascosto in una radura di bosco. Li volli essere sua. Mi prese con dolcezza gli offrivo la mia purezza. Passarono molti mesi, mi ritrovai in cinta di un bambino. Siccome avevo solo sedici anni, il bimbo lo diede in adozione con mio forte dolore. E Don Chisciotte disse magari un giorno lo incontriamo. Adesso il bimbo dovrebbe avere circa diciassette anni. Così continuo lacrimante tutto il resto del giorno. Si fece sera e si fermarono in una trattoria in Toscana c’è n’erano tante, dove si mangiava cibo genuino. Bistecche alla fiorentina, vini della casa e tanta frutta. Così ben rifocillati, chiesero se c’erano stanze per dormire’l’oste disse vi dovete arrangiare, una matrimoniale e una singola. Così decisero ha sorte e capito che Isabella dormisse da sola nella camera singola. La notte Don Chisciotte non chiuse occhio perché Sancio russava come un cavallo. Di mattina presto Don Chisciotte uscì fuori a prendere aria è trovo anche Isabella che parlava con l’oste. Un bell’uomo un po’ bonaccione ma simpatico e assieme scherzavano. E li aveva capito che Isabella aveva passato la notte assieme a lui. Così i due decidono di sposarsi assieme con rammarico di lasciare i suoi amici. Partenza per la Spagna Sbarcati a Palos proprio dove un tempo da lì parti Cristoforo Colombo. Don Chisciotte sembrava di conoscere lo spagnolo e i posti dove passavano. Finalmente Siviglia un sogno che aveva da qualche tempo. Come se li avesse vissuti un’altra vita. Sancio era incredibile frastornato. Mio signore cosa siamo venuti a fare qui. Vedi Sancio tu non ci crederai qui si è fatta la storia. Conobbi un certo ... Manuel De Cervantes. Che scrisse di me e le mie gesta. E oggi siamo venuti per pregare sulla sua tomba. Giunti nel campo santo trovarono la tomba con la statua con affiancato un monumento a Don Chisciotte e Sancio Pancia. Don Chisciotte pianta la spada per terra tremolante s’inginocchia orante. Grazie mille per quello che hai scritto su di me. Il ritorno Tornati in Toscana pieni di gloria per iniziare un’altra storia. Passarono a salutare Isabella e il suo sposo, lei col pancione. Si abbracciarono commossi. E dissero se è maschio, lo chiameremo Chisciotte se è femmina Dulcinea. Don Chisciotte non stava sulla pelle saremo io Sancio i suoi padrini? Certamente sarà per noi un grande onore. Passano gli anni e tutte due si trovarono vecchi e stanchi. Vivevano assieme in una casa vicino al casolare che poi io avevo acquistato *Morì prima Sancio sepolto nel piccolo cimitero sopra la collina dove c’era la chiesetta abbandonata. Il resto della storia già lo sapete.

 

Poi finalmente un invito dal Giappone per una mostra importante.

 

 

Dopo una visita inaspettata da una coppia appena arrivata nella mia galleria dentro il mulino a vento  .

Mi dissero siamo una delegazione: veniamo dal Giappone.

Grandi complimenti per i miei quadri su Don Chisciotte in mostra   assai parecchi.

E qui arriva il bello con tanto di capello.

Siamo ambasciatori della “ Yapan Colsunting” qui in toscanaper invitarla grazie alla Regione, a Tokyo per una mostra da non perdere a vista d’ occhio.

Non gli costerà niente conviene veramente.

Dopo averci riflettuto pensando al lungo viaggio soprattutto.

Decisi di aderire per poter poi partire.

Fu il giorno stabilito volli andare a menadito.

Un viaggio lungo ma bello parlando con questo e quello.

Conoscendo persone nuove per passare le nove ore.

Arrivo a Tokyo ore nove,

mi sentivo spaesato ma contento di essere arrivato

anche se devo dire preoccupato.

Ma tutto si risolve, vedendo li ad aspettarmi con un cartello  “ col mio nome ” con un sorriso orientale, una ragazza mica male.

Mi disse con dolcezza io sono la tua interprete

starò con te sempre nella tua visita giapponese.

Mi sentivo importante lei bella e affascinante.

Mi fa salire in un mercedes nera del resto oramai ci ero abbittuato, con tanto di autista e portiere.

Inizia nelle strade non sembra certo banale. Palazzi e negozi tutto moderno non certo come i nostri.

Guardando bene un cartellone elettronico

Dove vidi la mia immagine con la scritta in inglese e giapponese.

Mi venne il dubbio e gli chiesi … ma quello sono io

Manco fossi Santo Pio, e lei rispose si nelle più grandi

città del Giappone … certo mi sembrava un sogno colorato anche di grande orgoglio.

Ecco al fine arrivati si scende a piedi scalzi. Un locale con le vasche termali con ognuna

le famiglie padre madre e figli per loro nudi era normale

ma se lo dici ti meravigli.

Mi dice spogliati e vieni dentro lei già pronta

Con un perizoma che amala pena ricopriva

Il suo pube.

Io mi vergognavo ma lei insiste e qui ti voglio.

Dietro lo spogliatoio esco nudo ma le mani davanti

per nascondere i miei brillanti.

Potette immaginare le risate erano tante.

Poi una volta dentro la ragazza mi strofinava

tutto il corpo … molto brava con un’ erba strana

che un po’ graffiava ma la sensazione era strana.

Una volta uscito vestito come non lo dico

una specie di chimono messo li per il ristoro.

Colazione: particolare  composto da una zuppa di riso, tofu e sottaceti (ravanello, cavolo cappuccio, carote, rape, daikon). Non mancavano poi prugne e pesche, sia crudo che affumicato del pesce essiccato.

Quindi dopo essere ben rifocillato mi sentivo come rinato.

Poi di corsa via verso la casa che mi ospitava, poche valige a presso questo lo confesso.

Mi sono fatto una cultura conoscendo gli usi

del Giappone moderno mi dissero vi sono migliaia di case di cemento, e nelle città a causa dell’ alta densità di popolazione e scarsità di terreni edificabili i giapponesi abitano in piccolissimi appartamenti all’ interno di alti e moderni edifici. Ma nelle periferie delle città e nelle zone rurali è ancora possibile trovare le tradizionali case fatte di legno, paglia e carta, dalle quali sono stato affascinato perché semplici e minimali, e li che in una di questi miei giorni passai scorrendo la mia vita.

Ore 20 subito alla mostra d’ arte dove mi aspettavano

per vedermi tutti i visitatori e organizzatori.

Un grande locale certo non era normale mille metri di coperto con stand e tutto il resto.

qui inizia la mia storia da artista nel sol levante .

Migliaia di visitatori complimenti dei migliori,

un sorriso mai visto, fotografato da ogni lato

non mi sono certo distratto.

Tutti in fila indiana per salutarmi a modo loro

con le mani giunte e inchino chi passava li vicino.

Durante la mostra tutti mi chiedono dello strano personaggio

  Dei miei quadri tutti Don Chisciotte e Sancio Pancio.

Mostro il manoscritto e racconto in lingua inglese tutta la storia

Affascinanti sensazioni dei miei interlocutori.

entusiasta specie i bambini che ascoltavano vicini .

Un successo che non mi aspettavo.

Poi cena e tanti complimenti, i giapponesi sono sempre cordiali.

Una volta a casa la mia accompagnatrice dice: che da piccola suo nonno raccontava di una storia quasi simile.

Cioè un personaggio vestito da samurai con sempre vicino un altro omuncolo.

Questo vuol dimostrare che di Don Chisciotte è Sancio c’è n’è sono tanti.

Lei inizia il suo racconto, ma nella mia mente incominciava a ideare e disegnare un nuovo personaggio per i miei dipinti quando sarei tornato.

Dunque andando al sodo .

Mentre seduti lì in giardino con un aperitivo a base di sakè.

Riconta del suo Don Chisciotte giapponese.

Correva col cavallo e lancia con scudo e cattana verso l’ignoto nella suo fantasia vedeva draghi nei treni che sfrecciano sui binari.

Ma non li raggiungeva mai.

Poi innamorato di una geisha del paese

Scrivendo poesie e serenate alla finestra .

Sancio era un pover’uomo gli stava sempre vicino proteggendolo come fosse un bambino .

Venne il momento di andare a dormire ma finalmente potei capire. associando ogni frase alla stessa fantastica storia.

La sera dopo con    tutti gli artisti a cena, in un ristoranti illuminato dalle classiche lampade in bambù e carta di riso. Mangiare giapponese.

Che   ora vi racconto il menù

La cucina giapponese è fatta di ingredienti freschi: soprattutto uova, verdure, pesce e riso. La carne è usata ma solo nei piatti di derivazione internazionale. Il manzo di Kobe, allevato con mangimi particolari è considerato un po’ come la nostra fiorentina. Ha una carne marmorizzata che le sottili venature di grasso rendendola morbidissima.

La cucina giapponese non prevede il concetto di portata: i piatti vengono serviti tutti insieme e si mangiano senza un ordine prestabilito.

Oltre all’onnipresente riso potei gustare davvero di tutto, come il sukiyane (fettine di carne di manzo cotte con tofu e verdure in un brodo di salsa di soya, sakè e zucchero), uova sode, granchio, uova di pesce, salmone e edamame (fagiolini di soia acerbi)..

Dopo cena a piedi verso casa cantando con AIKAlA la mia guida e interprete in questa mia seconda vita, mi disse significa  "Canzone d’amore." A vederla mi batteva il cuore.

Dimenticando  che ha casa mi aspettava il mio amore

Ma lontana all’ altra parte del mondo.

La notte mi sentivo strano arrossato il viso forse il

Il cibo troppo piccante e le portate erano tante,

AIKA, era nell’ altra stanza vicina che io vedevo

tutto perché i muri erano di carta di riso ma io

ero rosso in viso.

La chiamai lei venne in un istante, per me era importante

sapere cosa mi succede, sono tutto rosso gli dissi

e mi prude tutto il corpo Mannaggia ammalarmi cosi lontano da casa.

lei disse tranquillo non e niente ma chiamo il medico

immediatamente .

Ecco che arriva un signore di mezza età parlando in giapponese AIKA gli disse che stavo male .

Lui apri la borsa e preparo una tisana di sapore

sembrava miele, bevetti tutto ad un fiato mi sentivo

rasserenato .

Per precauzione mi prese anche il sangue per esaminare

dicendo che mi faceva sapere.

Da li a poco mi sentivo meglio ma tutta la notte

restai sveglio raccontando un Po della mia vita

a AIKA,

lei ascoltava con piacere commentando molto bene.

A sua volta mi racconto di lei: laureata in lingue straniere

Oramai la hostess e il suo mestiere.

Diceva che i genitori erano molto bravi e dolci

Non mancavano di accontentarla ma pure lei era brava.

Un po’ con astuzia gli chiesi se era fidanzata

Lei sorrise e non parlava, poi dopo un po’ disse

io sono ancora pura non conosco nessuno che mi ami a cuor sicuro.

Certo non era come qui da noi la ragazze sono timide e serie.

Volevo approfondire ma il sonno mi fecce assopire.

E cosi assieme raccontava

Quando ero piccola mia mamma ha piantato dei fiori

di fronte alla nostra vecchia casa di legno in primavera

Nella mia memoria erano peonia, rose cinesi ...

Ma quello che ho amato di più è stata la tuberosa

La notte d’estate è un bel momento per me.

Puoi sederti in cortile per ascoltare gli uccelli notturni

cantare sulle rocce, cicale tra i cespugli

guardare la luna che si muove nei cieli di notte.

Tuttavia, mentre il tuo cuore batte al ritmo

del canto degli, aironi all’improvviso

dal nulla si diffonde tra il chiarore della luna

il profumo di un mazzo di fiori di tuberosa

E visto che questi fiori sbocciano sempre nelle notti di luna

la tua dolce poesia potrebbe vivere nelle sue fragranze fino all’ alba che poi venne .

 

Mi svegliai con lei accanto come se fosse un abbraccio.

Uscii nel loggiato ammirando  il paesaggio

Un profumo di fior di lotto, respirai a più non posso.

Quindi vasca d’ acqua calda e finalmente nessuno mi guardava.

Arriva la colazione un te al limone, qualche biscottino

per il mio stomaco tapino.

Pronto e vestito mi disse ora ti porto in giro

Visita hai musei e chiese per Tokyo gran paese.

Ecco finalmente una palestra di judo .

PS: sono cintura nera 1° dan.

Entrammo dentro il dojo con tanti judoka in allenamento.

 

 

La colazione tradizionale giapponese, Certo mi mancava la pasta e cappuccino la pizza e un bicchiere di vino.

Una delle prime cose che apprendiamo del Giappone è che i giapponesi sono persone che tengono in alta considerazione l’ educazione. La parola d’ ordine per la convivenza sociale all’ intero del Paese del Sol Levante è umiltà, anche e soprattutto se ci si trova nel paese per questioni di lavoro. Se in Occidente si viene incoraggiati a mettere in mostra le proprie qualità individuali, sviluppando l’ orgoglio, in Giappone è pratica diffusa minimizzare le proprie competenze, I giapponesi sono persone gentili. Quando un italiano pensa alla parola gentilezza, ha un concetto molto caldo e affettuoso del significato della parola. Un giapponese è gentile, quasi fino all’ esasperazione, senza mai lasciarsi andare a effusioni o al contatto fisico. Il loro concetto di gentilezza riguarda soprattutto il fornire un qualche tipo di assistenza prima che l’ ospite lo possa richiedere.

Uno dei momenti più importanti dello scambio tra due persone è il saluto. Quando ci si incontra, ci si saluta facendo un piccolo inchino. La testa va piegata leggermente in avanti e di lato, (ma io ero già pratico per via della scuola in palestra di judo) sarà sufficiente piegare appena la testa. Durante gli incontri formali ricevevo molti biglietti da visita che devono essere conservati con la massima cura, come segno di cortesia. Prima di iniziare a mangiare è buona norma esprimere la propria gratitudine con la locuzione: “ itadakimasu” (ricevo umilmente questo cibo). Un’ altra pratica che, da Occidentali, potrebbe sconvolgerci, è quella di fare rumore quando si mangia cose molto, calde, come il ramen. Ebbene sì: risucchiare gli spaghetti dal brodo bollente, facendo l’ inconfondibile rumore gorgogliante, è sintomo di apprezzamento per il cibo e notoriamente considerato buona educazione. Il capitolo bacchette richiede una discussione a sé quando ci si trova su un mezzo pubblico, è fondamentale mantenere una postura decorosa, parlare a bassa voce e I giapponesi sono una popolazione molto riservata, ed è bene evitare effusioni amorose quando ci si trova in un luogo pubblico. Va da sé che è bene evitare i baci appassionati e, per non arrecare imbarazzo, è consigliabile astenersi anche dai bacetti sulla guancia o abbracci. Il Giappone è un paese sicuro, dove camminare per le strade, anche di notte, non rappresenta un pericolo, anche per una donna sola. Spero di essere stato abbastanza chiaro.

Tornando al mio viaggio le ore ogni giorno erano programmate la mia guida mi spiegava tutto,

visita ai musei e sinagoghe La religione in Giappone è caratterizzata dalla mancanza di seguaci di un unico e solo filone religioso e vi è piuttosto la tendenza ad accomunare diversi elementi di varie religioni in modo che la costituzione, il Giappone gode di piena libertà religiosa, permettendo ai suoi cittadini di aderire a qualsiasi tipo di fede, tra le quali vi sono anche il cristianesimo, l’islam, l’induismo, e il taoismo .Qualche chiesa cattolica dove ho incontrato un missionario sardo, stimato e venerato.

I giorni scorrevano veloci e felici erano tutti amici.

"La vita è" "La vita sembra essere fatta in modo che non possa essere completata da solo. Non è sufficiente che una fila di stami e stami siano completi, fiori e venti visitino e medino i pasti e gli steli"

Ora che sono adulto "Posso davvero simpatizzare che la vita non può essere completata da solo da solo."

"La vita è" di più "La vita abbraccia l’assenza e la incontra dagli altri" Il mondo è probabilmente la somma degli altri Quando sono anche io ero un fagiolo per qualcuno

Quando sei lì anche per me Potrebbe essere stato il vento "del Giappone dove ero contento

Ma ora vi racconto di un evento del momento.

AIKA

Dopo un giorno evanescente rientrammo nella pagoda per riposare qualche ora.

Oramai ero abituato togliere le scarpe e camminare scalzo

 

Una cosa che mi ha colpito, durante il soggiorno, è stata la pulizia delle case Giapponesi

soprattutto molto sobrie poche suppellettili, una materassina per dormire “ Tatami”

Mentre mi trovavo in Giappone, ho fatto esperienza nei racconti della gente che parlava italiano correntemente sia dei terremoti che dei tifoni, ma non sono questi i ricordi che porto oggi con me: piuttosto, conservo l’ immagine della splendida architettura che mescola Oriente e Occidente, dei giardini zen, dei numerosi templi e santuari, del Kinkakuji (Padiglione d’ oro), senza dimenticare gli Onsen (terme), considerate ancora oggi un luogo di vacanza dai giapponesi. Si tratta di vasche calde la cui acqua sgorga da sorgenti vulcaniche, spesso rinomate per le proprietà curative.

L’ Oriente ha sempre avuto, almeno negli ultimi due secoli, un grande fascino sulle popolazioni occidentali: la diversità tra il loro mondo e il nostro, uno stile di vita a volte addirittura antitetico rispetto a quello occidentale e un’ attenzione verso differenti aspetti della vita hanno fatto sì che sia gli artisti che gli scrittori prima e poi perfino una mole sempre più consistente di ragazzi curiosi si avventurasse alla scoperta dei riti, degli usi e dei costumi orientali.

Io restavo affascinato dalle storie che ogni notte mi raccontava AIKA

Degli antichissimi libri mi dice che in Giappone c’ erano un tempo molti ragni- folletto. Qualcuno sostiene che sussista tuttora qualche ragno- folletto. Durante il giorno sembrano solo comunissimi ragni; a notte fonda però, quando tutti dormono, e non c’è rumore, ecco che diventano molto, molto grossi e fanno cose atroci. Si ritiene altresì che i ragni- folletto abbiano il magico potere di assumer forma umana – per ingannare la gente. E c’è una famosa storia giapponese a proposito di un ragno del genere."

Naturalmente io non ci credevo e ci ridevo.

Ma ascoltavo curioso poi io stesso raccontavo a lei della mia Sardegna, lei mi ascoltava con piacere

di sapere certi nostri costumi e tradizioni.

Ogni giorno sentivo dentro che la volevo sempre più bene … mi piacevano i suoi modi e espressioni

Era delicata e carina “ un viso da bambolina”.

Poi stanchi e assonnati decidemmo di coricarci, anche se sarei rimasto ancora ma mi si chiudevano

Le palpebre oramai era l’ ora.

Aika mi stese la materassini e con un fare da geisha.

Di modi femminile raffinati si preparava pure lei a dormire era una ragazza giapponese attraente, colta e raffinata, addetta a intrattenere gli ospiti di una casa, lei la notte la intravedevo dietro una parete di carta

come si usa lì in Giappone e come un’ ombra cinese io l’ ammiravo mentre si spogliava e metteva

Il kimono con Maniche alla geisha, ottenute senza tagli dallo stesso tessuto che forma il davanti e il dietro della veste.

Mi addormentavo col pensiero che era bella per davvero.

Il mio istinto mascolino mi faceva pensare che lei dormiva lì vicino ma non mi aveva mai fatto capire

se potevo con lei dormire ma restava sempre il dubbio che tra noi nessun connubio.

PS: le ragazze Giapponesi non sanno cosa vuol dire bacio ho la pacca nel sedere che dà loro e come un’ offesa.

E cosi passavano i giorni da una chiesa o una mostra ho un museo eravamo come una cosa sola.

Poi finalmente durante la visita in un mercatino la comprai un pensierino e lei sorridente mi fecce un inchino e li capii che potevo tentare qualcosa lì per lei originale

prenderla per mano e camminare.

Voi non immaginate la sensazione mi sentivo un conquistatore che con arte raffinata

finalmente si sciolse il ghiaccio che fino allora mi aveva bloccato.

Ecco che giunse la sera non restammo in giro ma tornammo nel nostro nido.

Colti da sensazione folle ci trovammo nudi non cerano più separazioni e ne muri,

estasi d’ amore tanti orgasmi nella notte d’ amore.

Lei era brava nell’ eccitarmi e mi sentivo come avessi ancora vent’ anni.

 

 

 

Ma qui il quinto giorno finisce la mia avventura nel regno del sol levante

E questo viaggio e stato importante.

Saluto con un po’ di tristezza perché AIKA… piangeva,

Ma tornare a casa era il mio dovere perché mia mogliettina mi aspettava tutte le sere.

 

 

 

 

 

 

 

 


Francesco Cau 11/04/2024 20:10 140

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Tratto dal mio libro L’uomo che conobbe Don chisciotte»

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