Noi giovani, in questo anno 2123, sappiamo vagamente che i nostri nonni, bisnonni e trisnonni si appassionavano a un gioco che si chiamava football, calcio in italiano, un gioco che non si pratica più da moltissimi anni ormai.
Sappiamo che era uno sport bello, ma che col tempo andò vieppiù deteriorandosi: giocatori drogati, arbitri venduti, tifoserie che si massacravano vicendevolmente, presidenti di club e malavita organizzata che truccavano i risultati esclusivamente per incrementare i loro guadagni fecero aprire gli occhi anche ai tifosi più ingenui e onesti, che per troppo tempo si erano illusi che tutto procedesse regolarmente.
Pian piano tutti rinunciarono ad andare a vedere le partite e a perdere tempo per seguirle in televisione. Gli stadi furono trasformati in enormi ring, dove la gioventù più rissosa si dava di tanto in tanto appuntamento per sfogarsi, picchiandosi di santa ragione, e le televisioni cominciarono a far decollare di nuovo dei programmi culturali che, dato che erano stati abbandonati da tantissimo tempo, per i giovani acquistarono il fascino della novità e del proibito ...
Il calcio è morto, non sappiamo più nulla dei cosiddetti campioni di una volta; uno solo è sopravvissuto all’ oblio: ci hanno detto che si chiamava Pelé, l’ unico che, ben coadiuvato da parecchi suoi compagni di squadra, dava l’ impressione, a chi andava a vederlo giocare, di non trovarsi in uno stadio, ma in un teatro, non in un luogo di sport, ma di arte.
I professori di Storia ci hanno detto che fu uno dei pochi personaggi del suo tempo capace di regalare serenità ai nostri trisnonni, di allontanare da loro il mal di vivere che sempre, allora come adesso, si aggira per il mondo.
Ormai, dalle piattaforme digitali, hanno eliminato quasi tutti i filmati delle tante, troppe mediocri partite di calcio che non erano viste più da nessuno: sono rimasti, e crediamo che rimarranno per l’ eternità, solo alcuni spezzoni in cui si vede Pelé divinamente giocare!