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Lacrima d’amore

Amore

Ranicchiata in un angolo con la sua bambola stretta tra le braccia, piangeva in silenzio una bella bimba dai capelli d’ oro...” Non vi sembra l’ inizio di una favola? Quelle che vi raccontava la nonna per farvi addormentare alla sera? Oppure la vostra mamma quando facevate i capricci per andare a letto?

E invece no, non è una favola, è la mia storia quella che sto per raccontarvi e quelle parole me le sono inventate io, si, perché a me, nessuno mi raccontava delle favole, mai, così io me ne andavo veramente in un angolo della mia camera, con l’ unica bambola che avevo, stretta al mio petto e piangevo, piangevo, finchè non appariva mio padre nella stanza, mi prendeva in braccio e mi metteva nel mio lettuccio, mi copriva bene fino alle orecchie e se ne andava in silenzio dopo avermi dato un bacio sulla fronte.

Io e papà vivevamo soli in quella che era diventata una casa troppo grande per noi due, dopo che la mamma era volata in cielo, la tristezza regnava là dentro, ma nessuno dei due era capace di uscire da quel tunnel oscuro dove ci eravamo chiusi e dove sembrava non volessimo più uscire!

Come ogni mattina, papà entrava nella mia stanza per svegliarmi e ripetermi la solita tiritera: “ Su, su tesoro, svegliati che è tardi! Vai a lavarti, pettinarti, vestirti, preparare le cose della scuola e fare colazione, che arriva il pulmino e se non ti vede non si ferma e se ne va!” “ Si papà” rispondevo io sbadigliando, poi lui se ne andava a lavorare di corsa e io mi alzavo ubbidiente e seguivo tutti i suoi consigli.

Era buono con me, mi amava veramente, era tutto quello che avevo... Ma la vita a volte è crudele, non si accontenta di quello che ci ha fatto soffrire, vuole tutto, proprio tutto, così anche papà se ne andò dopo un infarto improvviso.

Lascio immaginare come mi sentivo, ma purtroppo non sapevo cosa mi aspettava.
Subito dopo la morte di papà mi misero nelle mani di una assistente sociale, dovevano stabilire con chi sarei dovuta crescere, visto che avevo solo nove anni. Decisero di portarmi da una zia, sorella di papà, che stava bene economicamente e aveva la possibilità di farmi studiare, era zitella, aveva quattro cani e due gatti e li trattava meglio degli esseri umani... si perché il suo carattere era così acido e così freddo che era molto difficile viverle accanto, me ne stavo accorgendo da quando misi i piedi in casa sua.

Aveva un sacco di manie assurde, ossessionata dalla pulizia, mi mandava a lavare le mani cento volte al giorno, a tavola guai se toccavo qualcosa senza usare sempre coltello e forchetta, guai a bere senza essermi prima pulita bene la bocca col tovagliolo, tutto doveva essere al suo posto, sia in camera mia come in tutta la casa, se giocavo con qualche amica che mi veniva a trovare ci faceva togliere sempre le scarpe, non potevamo alzare la voce ne, tanto meno, ballare, era molto rigida con la scuola, intransigente con tutto.

Comunque, a modo suo, mi voleva bene, non mi faceva mancare niente, ci teneva molto che fossi sempre ben vestita. Devo ammettere che anch’ io mi ero affezionata alla zia Brunilde, così si chiamava, e per farla arrabbiare la prendevo in giro chiamandola sempre con un nome diverso che facesse rima, come Matilde, Clotilde, Leonilde... Lei faceva finta di arrabbiarsi, ma poi con la coda dell’ occhio vedevo che rideva! A volte però sarei scappata via da quella casa enorme che mi dava l’ impressione di un museo. Comunque riflettevo e mi dicevo che non avrei trovato un posto più comodo di quello, con tutto ciò che mi serviva. Ero una principessa, come quella delle favole, solo che il mio principe non esisteva da nessuna parte...

Insomma, tra lo studio, le lezioni di pianoforte, la visita delle mie amiche e qualche piccola festicciola, passarono gli anni, ormai ero diventata una signorina di tutto rispetto! Avevo convinto la zia a lasciarmi festeggiare i miei diciott’ anni, ero emozionata e preparavo tutto nei minimi dettagli. Mi aveva dato il permesso (incredibile!) di invitare anche i miei compagni di studio, purtroppo però per nessuno di loro avevo qualche simpatia particolare...

Il mio cuore si era messo a battere più forte quando vidi per la prima volta un ragazzo che portava la spesa a casa della zia, si, era un semplice fattorino, quando ci vedemmo tutti e due restammo come se ci fosse caduto addosso un cesto pieno di rose profumate!

Se mia zia se ne fosse accorta, sicuramente non l’ avrei visto mai più, ma per fortuna lui continuò a portare la spesa, io conoscevo ormai il rumore della sua moto e mi affacciavo per salutarlo, lui una volta mi mandò un bacio con la mano ed io mi sentii alzare in volo...

Come facevo ad invitarlo alla mia festa? La zia lo avrebbe riconosciuto, ma... se gli facevo mettere i baffi finti? E magari una parrucca? No, no, Rodolfo non avrebbe mai accettato, lui sarebbe venuto con i suoi jeans e la sua maglietta, oppure si sarebbe infilato una camicia bianca che fa tanto “ chic”!

Arrivò finalmente il giorno della “ mia” festa! Io indossavo un delizioso vestito che mi stava benissimo (modestia a parte) e gli invitati incominciarono ad arrivare numerosi. La zia Brunilde appena vide tutta quella gente, si scusò con me e disse che aveva un forte mal di testa e che sarebbe andata a letto. Figuriamoci io! Non stavo nella pelle dalla contentezza! Con mia zia a letto potevo stare vicino a Rodolfo fino a che avrei voluto e avrei ballato solo con lui!

Ma erano già le undici di sera e lui non si vedeva, eppure mi aveva assicurato che sarebbe venuto... Io mi sentivo sempre più triste e delusa. Pensai di chiamarlo per telefono, ma poi una punta d’ orgoglio mi frenò. Arrivò la mezzanotte, io tirai fuori una stupenda torta e come da copione, tutti quanti cantarono “ Buon Compleanno” e a me uscirono due lacrimoni, le mie prime lacrime d’ amore...

Dopo aver salutato tutti i miei amici, me ne andai in camera mia e buttandomi sul letto piansi tutte le mie lacrime.

Passarono due mesi da quel giorno e Rodolfo non si fece più vedere. Mi domandavo cosa sarebbe potuto accadere, ma più passavano i giorni e più mi convincevo che non valeva la pena soffrire per uno così.

Studiai con grande impegno, riuscendo a prendere la mia laurea... Quello stesso giorno parlai con mia zia e le dissi che sarai andata via, volevo imparare bene l’ inglese e mi sarebbe piaciuto andare a Oxford. La zia rimase un po’ triste dopo questa notizia, ma alla fine annuì e mi abbracciò facendomi tutti gli auguri del mondo.

Al momento della partenza, mi guardò dritto negli occhi e mi disse: “ Quel ragazzo ti voleva bene davvero, ma sono stata io a parlargli prima della tua festa. Gli dissi che se ti amava, doveva sparire dalla tua vita, non farsi più vedere, la tua felicità e il tuo futuro dipendevano da lui. Sparì per sempre per permetterti di laurearti, di vivere la tua vita come eri abituata e avere la possibilità di trovarti un uomo che t’ avesse dato tutto quello che meriti”.

Io la guardai quasi con odio, ma allo stesso tempo capii che lo aveva fatto per il mio bene...
_____________________________fine


Franca Merighi 09/09/2022 23:20 444

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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