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Sali scendi Napoletani

Biografie e Diari

Sali scendo Napoli.

Tra mare colline e pianure

si erge il Vesuvio,

montagna nera brulicata di case alla base

vestita di verde, la cima,

ombrosa come la luna,

la bocca, una caverna nere,

dall’ alto spilli di legno ne coprono il corpo,

sempre il Vulcano ha lo sguardo verso il mare.

Sali scendi,

corso Vittorio Emanuele,

san Martino,

monte di Dio o

pizzofalcone

montesanto,

salita magna cavallo,

piazza carità,

fino a piazza Borbone.

Vomero,

colli aminei,

camaldoli, coriandoli.

Vicoli stretti,

budelli, vasci ciechi,

senza luce naturale,

panni stesi su robusti fili

tra palazzi che si baciano, cappelle votive,

odore di cibo, di umido e di vita senza respiro,

s’ intrecciano nodi di quartieri,

finestre e finestrelle ncoppa a via,

bamboline sul comodino dinto

’ o vascio ‘ e Rafiline.

A luce de neon cunsumate dinte ‘ e vasce tte scasse l’ uocchie, è tutto artificiale ppe finni, ‘ e sigarette ‘ e contrabbande, esposte ncoppa a cesta mieze a strada

Sale la borghesia come la funivia, saglie, saglie... Senza sforzo, accumulene ...

raggiunge Posillipo e si gode il panorama, perfino ‘ ‘e barca ‘a mare

Cosa è cambiato? nulla,: Monarchia, Repubblica, baronia, democrazia il prodotto non cambia.

La storia è fatta di parassiti,

di truffatori e malfattori governanti che hanno da sempre governato sta città. Bagnoli è un esempio di magna magna. Tra bonifiche e progetti continuano a rubare, potremmo avere il lungomare più bello del mondo, invece, scogli scogli e ancora scogli. Il mare mai bagnerà Napoli. Politica e camorra vanno a braccetto, i tt faccio a rrubbà a te e tu a me. Storico dall unità d’ italia, dai mille cammorristi con a capo il mercenario Garibaldi. Ci hanno spogliato del tutto.

Per il popolo il resto di niente,

tranne l’ arte di arrangiarsi,

il nero dei buchi, (i vasci)

i percorsi del topo, la lotta alla sopravvivenza, mille modi di arrangiarsi

come quello do scarafone sotto e mure e’ tufe,

ca se move pa nun essere scamazzate.

A luce e ppe poche,

o scuro e ppe’ tante.

Ma ch ne vuò sperà,ppe fino ‘ e quatte jurnate cessane aiutà a capì, e ricche ‘ e gli intellettuali del cazzo rinte ‘ e case loro, comodi a guardare, e o popolo a murì ppe scaccià ‘ e tedesco.

Scappo da questo tempo.

Cerco nell’ anima l’ approdo,

l’ isola verde.

Spero nel vento

che gonfia la pancia della vela,

nel mare calmo senza singhiozzi,

nell’ infallibilità della stella dei marinai.

E’ triste quest’ era,

senza sussulti,

resa piatta dall’ egoismo,

dall’ ingordigia,

dalla violenza dell’ uomo sull’ uomo,

dal possedimento degli imperatori

di questo tempo, dei dominanti,

che mirano al tutto avere senza ragione.

Anche le rondini sono scomparse,

non ci sono nidi nell’ anima di ognuno,

solo gabbiani famelici svolazzano

nel cielo di questo strano tempo umano.

Abbandono il molo,

aizzo la vela,

navigo verso l’ isola interiore,

l’ isola verde,

dove tempo e uomo mai possono arrivarci.

Non è una resa,

il punto zero è la meta.

Navigo a vista,

tranquillo,

tra le pieghe del mare,

capitano di me stesso;

Lascio alle spalle il porto del nulla,

i colori dei sogni,

la bandiera dell’ io,

ora, guardo il mare e l’ orizzonte

con nuovi occhi,

non mastico più inutili pensieri

e non cerco Itaca.

Mi riempio d’ amore

ammirando l’ infinito senza orizzonti

dall’ imbarcazione a vela,

osservo il cielo di notte,

il brulicare delle stelle nel buio senza confini

che si affacciano su questo oceano mare

creatosi dal sudore del loro cuore,

queste, mi regalano

nell’ intimo profondo il senso del tutto,

dell’ appartenenza senza nessun limite,

mi libero così dall’ essere uomo,

divento un tutt’ uno senza tempo.

Esisto alla faccia degli imperatori e dei governatori,

dei falsi profeti e dei millantatori.

Alla faccia della baronia esistente e dei partiti politici,

dell’ Europa e della pseudo democrazia, che come la religione, inventata a arte per divorare persino l anima che libera nasce di ognuno.


Pasquale Lettieri 13/09/2021 22:46 813

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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