I miei ricordi sono in transito, li vedo migrare lentamente verso una terra ancora sconosciuta.
Non sento più dentro al petto il loro peso, mi avverto leggera e pesante al contempo ma libera, come se la prima parte della mia vita non la avessi vissuta io ma un’altra donna, un’altra bambina, un’altra anima.
Vedo a volte frammenti, flash che la memoria ha conservato, ricordi restati sommersi dalla marea nera che ha preso possesso molte volte della mia vita, e mi stupisco nel sentirmi ferma, padrona di me, ad osservare.
E’ come starsene a riva e guardare un mare in tempesta, sicuri perchè si è sulla terraferma.
Tutto mi giunge come da un silenzio ovattato nel quale io mi sono rifugiata e scelgo di restare, per non essere disturbata da rumore inutile.
Talvolta, in un luogo, mentre vivo rivedo e risento vecchie storie, passi lontani, sguardi andati via, echi.
Visito ogni paese come fosse una nuova frontiera, e la colata di cemento che avvolge molti spazi che nei miei pensieri erano selvaggi, è la stessa che sento schiacciarmi il petto.
Fluisco, galleggio sollevando le braccia per restare a galla, non andare a fondo mentre sento le forze cedere, avverto il mio corpo più pesante e lento, con necessità di tempi di ripresa più lunghi.
Guardo allo specchio questa donna che mi osserva e mi scruta, ha gli occhi più composti, seri, dà affidamento, una donna matura che il tempo conserva ma che evidenzia il suo vissuto.
Il dolore non mi ha segnato gli occhi, le palpebre: ho tenuto lo sguardo fisso su mia figlia, e questo mi ha impedito di invecchiare.
Le rughe non hanno scavato solchi, ho fatto attenzione a me stessa, mi sono aiutata a restare un po’ quella che ero, per non regalare alla vita la soddisfazione di vedere la mia stanchezza trasformarmi in un cencio.
Il cuore è stanco, viaggia in tachicardie e non si adegua a quanto vedo, sono una viaggiatrice estranea che non ha ancora richiesto il passaporto, mantengo le distanze dai cieli imbrattati di altezze, resto piana, resto dove le onde del mare mi mandano lampi di luce che trascrivo dentro per le giornate buie.
I miei ricordi sono da qualche parte in me, e dormono.
Sono abbandonati, assonnati, chiusi nella stanza di cui solo io ho le chiavi, non permetto più loro di farmi piangere.
Non ho rimpianti, ho vissuto tutto con il cuore, anche gli sbagli, e sono stati tanti.
Ho avuto sete di vita e cercato di bere nei miei sogni, alcuni mi hanno dato calici amari, ma di ognuno ho dimenticato il sapore, e ricordo solo il mio: sono stata una bevanda dolce, chiara, trasparente.
Una sorgente generosa che la vita ha bandito da ogni asta.
E’ così bella la serenità.
Le lacrime che per anni hanno bagnato i miei occhi che cercavano di trattenere momenti e persone che sono andate via, brillano ora di un oro nuovo.
E’ la polvere meravigliosa della consapevolezza, e ancora posso dire solo, grazie alla vita per non avermi sporcata.