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Si avvicinava il Natale e come ogni anno avrebbe dovuto essere perfetto: gli inviti, il cenone, gli addobbi, ma stranamente Giorgia non avvertiva quell'entusiasmo che precede di solito la festa più bella dell’ anno. Era stanca che tutto si ripetesse come in un film già visto e rivisto, ormai da troppi anni. La solita cena, i falsi sorrisi, i regali quasi sempre scontati e poi ancora, baci ed abbracci non sinceri. Quanta ipocrisia regnava in quelle frasi di circostanza e quanta sottile cattiveria, in quelle poche battute. In quei giorni avrebbe voluto partire lontano e starsene da sola, per ritrovare se stessa e rigenerarsi, liberandosi da tutto quel marciume che le girava intorno, ma non poteva farlo, aveva degli obblighi e suo marito, non mancava certo di ricordarglielo. Non le restava che rassegnarsi e fare buon viso a cattivo gioco, ed è ciò che si ripeteva spesso da un po’ di tempo a questa parte, far finta di nulla. Iniziò a fare una serie di telefonate, zia Lucia, zia Olga, zia Antonietta che vedeva solo in quell'occasione, poi le cugine Sara e Marika con le rispettive famiglie ed i loro terribili marmocchi. Infine c’ era Loredana, la pecora nera della famiglia, giudicata tale a causa della sua vita sregolata e fuori dai canoni, di una borghesia falsa ed ipocrita. Cercò di ricordare se avesse dimenticato qualcuno ed all'’ improvviso, una figura dal passato le ritornò alla mente… ma certo, si era dimenticata di Filippo… già suo cugino Filippo; erano passati molti anni dal loro ultimo incontro. Cresciuti insieme, rammentava ancora quando nei mesi estivi si recavano in riva allo stagno che si trovava a due passi dalla loro abitazione e per gioco catturavano i girini e dopo averli messi in un barattolo di vetro li portavano a casa e li osservavano per giorni e giorni, proprio per vedere come sarebbero cresciuti, ricordava ancora i bagni in quell'acqua stagnante e circondata da ninfee colorate, era tutto incredibilmente bello… Poi purtroppo accadde che la vita allontana le persone a cui si vuole bene e lei non seppe mai il perché, dall'oggi al domani, gli zii si trasferirono in un’ altra città e non si fecero più né sentire e né vedere. Inutilmente aveva chiesto spiegazioni ai suoi genitori ed a nonna Camilla, la quale, invece di darle una risposta, aveva cambiato prontamente argomento e così Giorgia era rimasta sempre con quell'interrogativo: perché quella fuga improvvisa? Desiderava rivedere suo cugino e così, non conoscendo l’ indirizzo degli zii, decise che avrebbe fatto di tutto per cercare di rintracciare quel cugino mai dimenticato. Così pensò di chiedere anche alla donna che aveva acquistato la casa di zio Giacomo e zia Clotilde. La proprietaria, un’ anziana insegnante in pensione, molto gentilmente fece accomodare Giorgia, la quale restò ammirata per la mobilia molto bella e retrò: un bel salotto in tessuto di damasco e le pareti tappezzate di antiche foto, dove erano cristallizzati i momenti più belli di una vita, dopo un po’ chiese notizie degli zii, la signora ascoltò incuriosita ed ammirò la volontà di Giorgia nel rintracciare i suoi parenti. Si ricordò di una agenda, riposta in un cassetto della vecchia credenza in soffitta, dove aveva trascritto l’ indirizzo dei vecchi proprietari. Si fece accompagnare su per le scale che conducevano nel sottotetto e la donna riuscì subito a ritrovarla. Giorgia leggendola, notò con sua grande sorpresa che gli zii si erano trasferiti in una città poco lontano, questo non fece altro che accrescere il suo desiderio di rincontrarli. Inviò immediatamente l’ invito ai parenti per la notte di Natale ed attese con ansia la risposta. Passarono i giorni senza ricevere alcuna notizia e quando la speranza si stava affievolendo, finalmente ricevette un telegramma, proprio da Filippo, il quale le scrisse che era felicissimo di passare le feste con lei e non aggiunse altro. Lei non parlò con nessuno dell’ arrivo del cugino e quando apparecchiò la tavola per un commensale in più, tutti restarono stupiti e le chiesero chi fosse il misterioso ospite, ma non ottennero nessun risposta. Tutto sembrava perfetto, aveva preparato con cura ogni piccolo dettaglio, la cena, proprio come vuole la tradizione, era particolarmente ricca di piatti a base di pesce: penne agli scampi, polpi ripieni, cozze gratinate, baccalà alla genovese, tortelli al salmone, frittura mista di gamberi e calamari, pesce spada con olive e capperi e così via. Era rimasta quasi tutto il giorno in cucina ed aveva avuto solo il tempo di farsi una doccia veloce, poi aveva indossato un tubino nero molto semplice ma che le stava d’ incanto, aveva raccolto i suoi capelli rossi in una acconciatura sulla nuca, lasciando libero il suo elegante e lungo collo da cerbiatta. Indossò un paio di dé colleté di colore rosso con un tacco vertiginoso e per finire un bellissimo ciondolo con un cammeo. Soddisfatta del suo aspetto, si rimirò allo specchio. Dopo un po’ iniziarono ad arrivare gli ospiti, Giorgia, in modo impeccabile fece gli onori di casa facendo accomodare gli ospiti nella grande sala. Tutti esageratamente eleganti e naturalmente falsi. Il marito osservava Giorgia incuriosito, negli ultimi giorni era stata molto strana, aveva fatto la misteriosa e quando lui aveva cercato di saperne di più, la moglie era stata sempre molto evasiva. Infatti, il marito non si sbagliava, Giorgia in quei giorni, aveva appreso il motivo della partenza improvvisa dei suoi parenti e non vedeva l’ ora di urlare in faccia a tutti quei benpensanti, bigotti e megere il suo rancore ed il suo risentimento per quella verità scomoda che le avevano taciuto per tutti quei lunghi anni. Erano quasi le ventuno e tutti si domandavano se sarebbe arrivato l’ atteso ospite. Ed ecco che finalmente suonarono al citofono, Giorgia, visibilmente agitata rispose, aprì ed aspettò che l’ ascensore arrivasse al 4 piano. Sentendo la porta richiudersi andò incontro a Filippo. Si abbracciarono stringendosi forte e Giorgia, fissando Filippo gli disse: ” Questo è il più bel regalo che abbia mai ricevuto a Natale, grazie per essere venuto nonostante tutto… e adesso divertiamoci”. Lei era convinta che non avrebbero riconosciuto in quel bell'uomo bruno ed elegante, Filippo, quel cuginetto sempre scalzo con i pantaloni rattoppati e con il viso ricoperto da lentiggini. Infatti fu proprio così, Giorgia lo presentò come un suo collega di lavoro, il quale si trovava in città da solo e gli aveva proposto di passare il Natale insieme. Studiarono l’ ospite attentamente, era proprio bello e soprattutto molto fine e sembrava essere anche molto colto, d'altronde, a tavola era riuscito tranquillamente a tener testa a tutti con il suo modo di parlare elegante e tornito. Più tardi, quasi alla fine della cena, Giorgia gli faceva cenno che potevano iniziare la loro vendetta. Filippo si alzò da tavola con un bicchiere di vino in mano ed esclamò: ” Adesso se voi permettete, vorrei fare un brindisi a due persone speciali: a mia mamma Clotilde ed a mio padre Giacomo, che purtroppo non ci sono più e che mi hanno permesso, nonostante tutte le immani difficoltà incontrate, che diventassi l’ uomo che sono ora, Il dottor Filippo Sandrelli”. Appena udito quel nome, tutti restarono ammutoliti, si guardarono tra loro come se avessero visto un fantasma, poi Giorgia ruppe l’ imbarazzo generale dicendo: ” Allora miei cari, sarete contenti di aver potuto rivedere il mio amato cuginetto Filippo, nonché vostro nipote, non vi sembra una gran bella sorpresa? Oppure eravate convinti che dopo averli abbandonati al loro destino sarebbero morti di fame o finiti in galera?” Visibilmente emozionata, zia Lucia, la più anziana si fece avanti ed abbracciandolo gli disse: ” Sapessi quante volte ti ho pensato, avrei voluto vederti, cercarti, ma non me l’ hanno permesso. Non sono stata mai d’ accordo con chi vi ha voluto esiliare ed allontanare dalla famiglia e soprattutto lasciarvi soli in un momento delicato”. Giorgia guardò con disprezzo quella gente, che adesso le sembrava ancora più meschina e disse loro: ” Come avete potuto lasciare da solo il sangue del vostro sangue, solo perché zio Giacomo, con il vizio del gioco aveva perso tutto: la casa, il lavoro, la dignità, aveva bisogno solo di un aiuto sincero e dalle persone vicine ed invece l’ avete spinto nel baratro, quasi al suicidio. Non avete pensato alla moglie ed a quel dolce bambino che si sentiva sempre più solo ed abbandonato. Gli avete chiuso la porta in faccia e l’ avete allontanato come un appestato. Voi che vi credete così perfetti da non poter mai commettere degli errori. Potrei raccontare tanto di voi da farvi arrossire di vergogna, ma non lo farò perché è la notte di Natale e tutto dovrebbe essere pace ed armonia.” Sollevò un calice e fissando Filippo brindò: ” A te Filippo, che questo sia per tutti noi un Natale da ricordare.”
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Certa meschinità alberga soprattutto tra parenti! (Antonio Terracciano)
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