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Il punto più freddo della città (giorno 4)

Biografie e Diari

... Dall’ attaccapanni presi la giacca di renna stile western, il grande chefiah (tipico fazzolettone arabo), rigorosamente a quadrettini bianchi e neri, l’ ushanka (copricapo) nero di pelliccia e andai in camera a salutare mio padre che era a letto. Dovevo chiedergli 100 lire per la penna e 50 lire per i fogli protocollo. I soldi mi servivano in realtà per acquistare il mensile di Linus. Amavo i peanuts (arachidi). I peanuts erano strisce di fumetti ed erano chiamate peanuts, come fossero delle noccioline da sgranocchiare un poco alla volta. Una piccola bugia che mi permetteva di acquistare la rivista senza aver sensi di colpa . Babbo brontolando, mi disse,: - Ma tu le penne le mangi in bianco o con il ragù? Feci una risata e allungai la mano, ero felice e gli diedi un grosso bacio . Mio padre aveva fatto la seconda guerra mondiale, partito da Civitavecchia insieme ad altri soldati italiani, arrivò in Africa nord orientale dove furono sconfitti dagli inglesi e fatti prigionieri. Circa 100. 000 soldati italiani, tra cui mio padre, furono trasferiti a piedi, sotto i frequenti bombardamenti degli aerei nazisti, a Zonderwater, vicino Pretoria, in Sudafrica, Altri soldati meno fortunati furono imbarcati sulla nave Nova Scotia . La nave, senza nessun rispetto della vita, fu silurata da un sommergibile tedesco nonostante fu dato l’ avvertimento che la nave stava trasportando prigionieri di guerra italiani. Fu un tragico evento, morirono 655 uomini . Tuttora, dopo la traslazione da Durban, le ossa dei caduti riposano in un sacrario- ossario nel cortile della chiesetta di Pietermaritzburg. Ai prigionieri di Zonderwater fu dato in seguito l’ appellativo di " I diavoli di Zonderwater ", esistono libri e video cassette che io possiedo dove si capisce cosa significhi la guerra e le sue nefaste conseguenze. La memoria non va mai cancellata con l’ indifferenza. La prigionia di mio padre fu lunga, interminabile, ma l’ amore per mia madre, per la patria e per la vita lo tenne sempre in forza. Dopo sette anni di prigionia, mio padre, tornò a casa, sposò mia madre, ebbe 4 figli, tornò al suo lavoro di fabbro ferraio, che amava moltissimo. Il lavoro di mio padre ci consentiva di avere una condizione di vita agiata. Purtroppo a causa di una malattia tropicale, il cui morbo, preso in Africa ed esploso dopo pochi anni dal suo ritorno a casa lo costrinse ad interrompere il suo lavoro. Malgrado era stato prigionierio in Africa per sette anni, malgrado la sua malattia era tipicamente africana e gli colpi entrambe le gambe rendendole inutilizzabili, malgrado tutto questo, mio padre non ebbe mai la pensione di guerra e lo stato si dimenticò di Lui . La sua domanda risalente all’ anno 1961, chissà dove possa trovarsi ora, chissà presso quale ufficio, chissà in quale archivio impolverato giace . Babbo non prendeva la pensione di artigiano perché aveva, a causa della guerra, lavorato poco e a causa della malattia non avendo più lavorato, versò pochi contributi. Mio padre non aveva la pensione di guerra perché lo stato non aveva riconosciuto la sua malattia una causa di guerra e non trovando più le cartelle cliniche di venti anni prima, risparmiò non concedendo a babbo il giusto riconoscimento. Mio padre non aveva neanche la pensione di invalidità nonostante fini sulla sedia a rotelle, perché risultava titolare di una ditta che il fratello abilmente gli aveva appioppato per sfuggire alle tasse e apparire nulla tenente e babbo, alle prese con la povertà, in cambio di spiccioli, accettò. Mio padre avrebbe avuto diritto ad un posto di lavoro per mia madre come bidella ma troppo orgoglioso per mandare a lavorare mamma, così noi vivevamo nell’ angoscia della povertà e succubi dello zio padrone e furbacchione...


PULSE Morganti Paolo 11/05/2019 18:35 1005

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Nel collage di foto c’è mio padre prigioniero, il libro " i diavoli di Zonderwater " e la marcia dei prigionieri italiani verso il campo di prigionia nel Sudafrica.»

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PULSE Morganti Paolo ha pubblicato in:

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Autori Vari
Antologia degli autori del sito Scrivere

Pagine: 132 - € 10,00
Anno: 2012 - ISBN: 9781471686061


Libri di poesia

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PULSE Morganti Paolo
 I suoi 9 racconti

Il primo racconto pubblicato:
 
Il punto più freddo della città (giorno 1) (30/04/2019)

L'ultimo racconto pubblicato:
 
Contrappasso (22/01/2021)

Una proposta:
 
Il punto più freddo della città (giorno 7) (24/05/2019)

Il racconto più letto:
 
Il punto più freddo della città (giorno 5) (18/05/2019, 1250 letture)


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