Fui Scultore e Intagliatore
Immaginate una favola popolata da strani animali, da un asinello con le sue grandi orecchie e zampe corte, troopo corte; da pacifici ruminanti che ora scrutano la terra, la schiena piegata in una sinuosa curva, ed in un momento levano il capo, a guardare me, a guardarsi intorno; da un cavallino dalla criniera dentata, come un pezzo del meccano, e da un cane bianco che vorrebbe ululare, ritto com’è sulle spropositate zampe anteriori, il muso proteso e le orecchie vigili, ma non posso farlo, fedele alla consegna del silenzio.
Non si possono svegliare gli altri animali che abitano in questo mio mondo fantastico, i volatili che si son posati qui per caso, che sembrano riprendere fiato in attesa di nuovi voli, l’ anatra dal collo lungo, quasi un periscopio, e gli uccellini bicolori, che privi delle zampette forse non voleranno più.
È immaginario di un bambino il mondo di questi animali da favola. È l’ infantile pretesa di fissare in una caratteristica fantastica, un’ impressione ingenua: il ricordo di un movimento imprevisto, o di uno spavento.
Ed è la mia mano di un artista che sin da bambino che ferma sul legno quei ricordi, e costruisce forme depurate del lato naturalistico per concentrarsi sugli elementi forti della mia immaginazione. Animali ricordo forme della memoria.
Lavoravo il legno da quando avevo 10 anni, forse meno. Accompagnavo mio padre che si muoveva per paesi vicini a causa del suo lavoro, in quelle che per lui erano avventurose scorribande. Con il mio l’ inseparabile affilatissimo coltellino, che mi era consentito di tenere dopo ripetute insistenze, e con i pezzetti di legno o le radici di mangrovie trovate nei fiumi levigate dal tempo che riuscivo a trovare, costruivo i miei fantastici compagni di viaggio, serpenti o altri animali, e figurine di ogni tipo.
Mio padre, commerciante ortofrutticolo, mi avrebbe voluto con sé, e pensava di indirizzarmi verso gli studi di agraria. Ma a 17 anni quell’ idea già tramonta, ed un vecchio intagliatore di Mogoro (paese della provincia di Cagliari a circa 80 Km dal capoluogo), Zia Sisinniu - "Intagliava sempre, sino alla morte non avrebbe mai smesso" - trasferirmi perché ero un ragazzo promettente lui con talento tutta la sua arte, i segreti del mestiere.
Ed ora nel 1971 quella passione volli farne un mestiere; cominciai a frequentare la bottega di un falegname, dove già da piccolo andavo a curiosare nella falegnameria davanti a casa; arricchendo le mie capacità di intagliatore rubando i segreti dei maestri che ha l’ occasione di incontrare nei frequenti spostamenti per i paesi della provincia, e che questi mi trasmisero intuendone le mie straordinarie capacità.
È nei primi anni 70 che metto su ad Assemini, paese mio natale a pochi chilometri da Cagliari, la mia bottega di intagliatore in legno. Qui col tempo e col progredire della mia perizia mi dedico a raffinati lavori di falegnameria: eseguendo perfette riproduzioni delle antiche cassapanche sarde, il pezzo di arredamento principale della tradizionale casa contadina; arricchendole di motivi ornamentali splendidi e originali, con un lavoro complesso di intaglio dei pannelli che sono poi inseriti ad incastro sulle pareti della cassa.
E con la cassapanca tutti i pezzi dell’ arredamento tradizionale: il tavolo, le sedie, gli armadi. Ma la passione per la scultura è nel sangue dove avevo attrezzatissimo laboratorio ad Assemini eseguendo soprattutto lavori " firmati ".
Sono riemersi così dalla mia memoria quegli animali, quelle forme particolari che tanto segnarono la mia infanzia. gli animali incominciavano a muoversi; in numerose le mostre che mi hanno consentito di far conoscere una produzione ricca di idee originali e richiami alla tradizione.
Negli ultimi anni ebbi rivalutato l’ uso del colore nel mobile tradizionale sardo. Colore che riporta anche sui miei animali, come per sottolineare un particolare, o uno sguardo mansueto, o l’ idea del movimento. Di particolare effetto l’ uso abbinato di legni diversi, per riprodurre la policromia naturale con il ricorso al solo elemento fondamentale, il legno appunto.
È facile intuire così una consuetudine con la materia prima ed una maestria con gli strumenti di lavoro, che mi consentivano di esprimere un linguaggio semplice, evocativo, fantastico e fanciullesco. Il linguaggio di quel bambino ricco del suo coltellino e di una fantasia inesauribile. Allora, se entrate in quella favola, popolata di strani animali, ricordatevi di lui e di voi bambini, cominciarono ad apparirvi più familiari.