Sicilia Sicilia mia bedda
terrari soli ri mari e bedda gienti
ciauru ri lumiei, zaghiri e ranci
terra mia amata, son nata in un piccolo paesino di mare
unica chiesetta, una villa ed una scuola elementare e media
le classi allor eran miste, maschi e femmine
con un unico insegnante
eran già gli anni sessanta a ottobre si iniziava la scuola
dopo un’ estate di libertà, mare e giochi si ritornava sui banchi
faceva ancor tanto caldo
e in inverno si stava con addosso i cappotti
quei banchi in legno locori di tarme ed incisioni
di anni e anni sfruttati, il sedile a panca attaccato al banco
e con ancora il calamaio
la mattina come soldatini ci si radunava nel cortile fuori
tutti ben sistemati ed in riga perfetta
dal più basso al più alto, fermi e zitti ad attendere il direttore
appena arrivato si cantava l’ inno nazionale
con il grido forte in finale SI...
e via con passo lesto e disciplina, ogni gruppo
andava nella sua classe per iniziar la lezione
dopo ancor aver recitato una preghiera
grembiulini neri con colletto bianco e fiocco
a differenza bianco per le femminucce e azzurro per i maschietti
alle dodici puntualmente suonava la campanella
tutti i ragazzi andavano a pranzare alla mensa scolastica
un odor dì aspro saliva su, raggiungeva tutte le classi
era un profumo di buatta “ salsa”
oppur di legumi ceci lenticchie
veniva il bidello per accompagnare i ragazzi a pranzo
uscivano tutti col sorriso stampato in faccia
solo io restavo seduta in compagnia della maestra ad aspettar
mio papà... Si... mio padre era un insegnante
ammiravo tantissimo e con gran stupore i miei compagni allegri
uscir dalla mensa col viso rosso ed ugual la bocca sporca
di quella profumata salsa soddisfatti e sazi
del buon pranzo, tenevan in mano come reliquia una mela
ed una fetta di marmellata, come avrei voluto esserci pur io
li guardavo ammirata assaporandone quel gustoso cibo
che avevano mangiato,
io non potevo mi disse mio padre seccato, tu,
non puoi mangiare in mensa a casa tu hai da nutrirti
loro non hanno nulla sono poveri
piangevo ogni qual volta facevo i capricci
non capivo la differenza fra loro e me, mi fu impedito e ne ho sofferto
ed ancor oggi ne ho rammarico
non mi importava esser figlia di un insegnante
volevo star con loro impiastricciarmi la bocca
soddisfatta e felice invece...
sempre quel fastidioso secco, No...
tu sei figlia di un insegnante
non è una logica morale mangiar insieme ai poveri
papà ti sbagliavi tanto
T. V. bene lo stesso