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Sfioro col vento della nostalgia un tempo ormai defunto. Era di prato il colore di quegli anni selvaggio, in cui, in bilico, fra tensioni e follia, mi evolvevo in una forma astratta, senza aria e senza ali, in un nido aperto a pericoli e arpie.
In quel caos di intemperie e discordie c’era un amore disturbato da tanta guerra, che i sorrisi uccideva ogni giorno, pretendendo egoista ritorno.
La mia famiglia usurpata da due megere disperate, una felicità solo sognata.
Oggi, sola in questa nebbia di emozioni senza nome e di frasi mai osate, s’inerpica il mio coraggio soffocato un tempo da lei, che pretendeva amore e cortesie senza curarsi di me, di nessuno, senza vedere sofferenze e inguaribili danni... ma da quando se n’è andata, sono rinata! Sto venendo fuori da quella trappola di paure dove mi aveva relegata.
Pensavo di voler scrivere altro, ma è venuto fuori questo, e i sensi di colpa non me li merito, glieli rimando, lì dove é adesso: le appartengono.
E in questo strano passaggio, dove tra disperazione e forza, mi sto conquistando un posto nel mondo, mi manca il tuo sguardo, mamma. Il vuoto che mi hai lasciato dentro a volte mi sembra insostenibile, mi sento impazzire e desidero morire... passo giorni senza parlare, col magone, disperata, senza sole. Ma poi non so cosa accade e ricomincio a volare fra sorrisi e amore. Un piede nell’abisso e un ricciolo in paradiso, così alterno il tempo, mentre mi trascorre uno strano tormento. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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