La follia di una notte.
Il mattino è quella parte del giorno che ci fa vedere le cose in modo chiaro.
Evaporati i sogni nei fumi del vino e saziato la fame d’ amore: s’ iniziano a tirare le somme.
Laura è la prima a svegliarsi e il bisogno del caffè urge immediatamente.
Il cielo è sempre grigio, giorni primaverili ma carichi di pioggia e il lavoro aspetta entrambi.
“ Danilo è mattina". Laura lo scuote dolcemente.
"Buon giorno Laura, grazie della bella notte. E stato fantastico".
"Sì!"
Accenna con un filo di voce Laura.
"Bella davvero, ma non si ripeterà; non posso iniziare una relazione e poi con un collega: mai!
Non si possono condividere gli stessi problemi ed io voglio essere libera, non sopporto una vita di coppia. Ormai è troppo tempo che vivo solo e la mia anima vagabonda non dipende da nessuno”.
Danilo incassa il colpo e inizia a vestirsi; si prepara per uscire perché deve tornare subito nella sua camera d’ albergo. Ha bisogno di rimanere solo a pensare.
Laura lo invita a bere il caffè e lui rifiuta cortesemente.
“ Devo andare, ho la seconda ora in prima A.”
“ Ok, come vuoi tu, io ho invece la prima ora e devo prepararmi subito per non arrivare tardi.”
“ Ciao Laura e grazie ancora, sicuramente mi mancheranno questi momenti passati con te.”
Silenzio.
Poi il rumore della porta che si apre e si richiude e Danilo per quel momento è uscito dalla sua vita.
Laura voleva pensare, capire bene prima di fare qualunque passo e poi la sua vita andava bene così. La storia di Paolo, diversa, iniziata all’ alba dei suoi sentimenti è finita per volere suo ma non per volontà di lui; anzi avrebbe continuato ancora, ma rispettava il suo silenzio. Non poteva comunicare con lei; aveva provato a chiamarla e lei aveva respinto la comunicazione.
Fine!
Quando si scrive questa parola, poi è per sempre.
Quasi pronta. Fa una leggera colazione e corre a scuola; il suo lavoro la attende e i suoi alunni non l’ hanno mai tradita.
Entra in classe con la sua solita faccia, almeno lei crede, ma subito in coro:
“ Prof che è successo"?
"Perché"?
"Ha una faccia. Ha fatto le ore piccole ehm"?
"No! Sono stata in casa".
"Mhhhmmmh".
"Ok ragazzi, suvvia poche ciance e iniziamo la lezione".
"Prof, oggi i giornali non li ha portati"?
"No! Facciamo la lezione su una sola parola, questa racchiude tutte le nostre materie.
La parola è: DEMOCRAZIA.
Una parola ricca di significato e molto bistrattata e la gente si riempie la bocca senza avere capito bene il significato.
La prima volta che questo sostantivo fa la sua apparizione è nell’ antica Grecia e il suo significato è: potere in mano al popolo.
Con queste due parole, unite in una sola, si potrebbe studiare il diritto, le regole che le persone responsabili dovrebbero darsi.
E qui nasce il diritto giuridico.
Spaziare in una lezione è facile e noi lo stiamo facendo. Possiamo approfondire la storia greca e i vari periodi che hanno reso grande questa civiltà. Le origini dell’ Europa.
Mitologia e storia si amalgamano per farci osservare il grande disegno che un popolo aveva visto, visionario fin dalla notte dei tempi, con filosofi, studiosi di geometria e matematici, artisti e inventori del teatro.
I romani hanno fatto loro la legge civica e così è nato il diritto romano e copiato la percezione d’ Europa con l’ impero romano."
I ragazzi ascoltavano la lezione e nella semplicità delle analisi, arrivarono subito al dunque del concetto.
"Perché la scuola ci obbliga a compare tanti libri"?
"Non è difficile la risposta, ci si arriva con facilità.
Le case editrici e tutto quello che gira intorno all’ editoria e alla scuola impongono di comprare libri, a volte utili, ma non quelli che potrebbero aiutare meglio i ragazzi negli studi.
Mi dispiace dire queste cose. Non si dovrebbe sputare sul piatto che permette di mangiare, ma non sopporto l’ ipocrisia.
La nostra società ha bisogno di verità e voi la dovete pretendere almeno dalla scuola e da noi professori.
Ad alcune persone non piace come insegno ultimamente; qualche genitore si è lamentato. Ecco perché non ho portato i giornali, ma non mi possono bloccare la lezione, quella in cui io credo sia la più consona. Almeno fino a quando avrò la cattedra".
“ Giusto prof. Da noi avrà tutta la nostra ammirazione"!
"Sono contenta ed era quello che volevo, avere sempre la vostra fiducia e stima.
Con voi voglio parlare dei tanti problemi che attanagliano la gioventù, soprattutto il più brutto che è l’ ignoranza.
Poi ci sono i problemi di genere i primi approcci con l’ altro sesso e interpersonali in generale. Tutto deve apparire normale, siamo umani innanzi tutto e liberi da ogni stereotipo".
Suona la campanella e l’ ora di storia è finita.
Entra un altro prof e lei prende la direzione della sala professori.
Sola in quello spazio silenzioso; tutti erano nelle classi e lei aveva un’ ora di buco e voleva pensare.
Prende un caffè alla macchinetta e si mette a guardare fuori. I campanili svettano alti nel cielo ancora nuvoloso. Nubi grigie e nere si rincorrono sopra le cime delle torri antiche.
La mente va alla notte di passione, una follia intensa.
La sua coscienza vuole vedere chiaro. Danilo è importante?
Non può ancora saperlo.
"Giustamente chi lo deve sapere?" Una vocina le sussurrava dentro.
"Se non gli dai la possibilità come fai a scoprirlo?"
"Giusto!"
Rispondeva a quella voce ma c’è un problema: ho paura.
Paura di soffrire.
"Sono arrivata a questa età ormai non so più cosa voglio davvero.
Sola sto bene, in compagnia di Danilo pure, Paolo è da escludere.
Ancora ci devo pensare e non voglio rompermi il capo. Vediamo nei prossimi giorni quello che sento dentro".
L’ ora stava per scadere e si prepara per la lezione in un’ altra classe, e... si sente afferrare alla vita.
Danilo con un sussurro.
Le dice:
“ Già mi manchi”.
Lo guarda con gli occhi tristi, di una malinconia infinita e si divincola per andare al suo impegno.
Entra nella classe e questa volta non vuole spiegare nulla e allora decide di interrogare.
Meglio così. La mente va in quelle lacune paludose che spesso rimangono profonde e nessuno riesce a togliere.
Chiama un ragazzo e una ragazza, quelli che devono rimediare.
“ Avete studiato”
"Sì".
"OK".
L’ interrogazione andò avanti in modo sufficiente per entrambi.
La mattinata pure con l’ entrata e uscita da altre classi, fino alla fine dell’ orario e poi per fortuna poteva tornare a casa.
La sua casa era pregna dell’ odore della serata precedente. Molecole volteggiavano nell’ aria, una musica sottile che si percepiva con il naso e ti saliva nella parte più intima della mente e le faceva rivivere ogni momento.
Laura e la sua immaginazione. Ogni attimo della sua esistenza innalzato a osservare, ricordare ed essere partecipi di tutto; vivere e immagazzinare come in un archivio fluttuante nell’ emisfero quantico.
Suoni, profumi, immagini, ricordi parlanti e scolpiti per sempre nella sua anima.