Era una di quelle mattine che non mi sarei alzata dal letto per nessun motivo, il tempo era umido e freddo, e si stava così bene al calduccio! Ma la voce di mia madre non ammetteva scuse: “ Roberta!!! su, che fai tardi!!!” e con uno sforzo “ eroico” mi misi in piedi...
Tutti i giorni la stessa storia, la colazione con un caffè e cornetto, la fermata dell’ autobus, la gente che non bada a niente e nessuno, si siede e basta, chi non trova posto, semplicemente, sta in piedi!, e l’ autista che mette in moto senza importargli se saresti caduta o meno...
Non c’ era un minimo di educazione, di gentilezza, nemmeno quel faccia tosta col giornale in mano, che tutte le mattine trovavo sul bus, e che si sedeva senza vedere che portavo in mano un mucchio di libri, e che dovevo reggermi forte per non cadere...
Arrivata davanti alla scuola, facevo sempre un grosso respiro profondo, come chi deve affrontare un sacco di noie, e non mi sbagliavo mai, se non era per un motivo o per un altro, i problemi c’ erano sempre. O mi aspettava il genitore scontento del figlio che non andava bene, o della mamma apprensiva che mi chiedeva se avessi notato qualche cambiamento nella figlia, o il direttore che aveva sempre da borbottare se portavo un minuto di ritardo! Poi, una volta in classe, sarei scappata via volentieri, tutti in piedi a parlare a voce altissima e quei maledetti cellulari, che avevo proibito di portarli in classe, ma che tutti, nascondevano da qualche parte...
Dovetti alzare la voce più di loro per farmi sentire, e dopo dieci minuti persi in polemiche varie, finalmente un po’ di silenzio... uno di loro alzò la mano e mi chiese il permesso di parlare: C’ era stato un ragazzo della classe superiore che aveva molestato una ragazza della mia, io senza voler ascoltare il seguito dissi: “ Si alzi in piedi la ragazza “ molestata”. Si alzò Valeria, considerata la più bella della classe, ma anche la più civettuola, non perdeva mai occasione per flirtare con questo o quello, e naturalmente, era anche normale se qualcuno la molestava. Anche se a me, non è mai piaciuta questa parola, le domandai: Sentiamo, cosa ti ha fatto o detto questo ragazzo per dire che ti molestava? Lei abbassò lo sguardo, e mi disse che me lo avrebbe detto, ma privatamente.
Io le risposi che la avrei ascoltata dopo il suono del campanello, ora bastava di chiacchiere, dovevamo seguire con le lezioni di grammatica. Ci fu un mormorio generale, ma alla fine riuscimmo a fare qualcosa di utile. Effettivamente, appena suonò il campanello, Valeria mi si avvicinò, mentre tutti gli altri uscivano, guardandola con una specie di pietà.... “ Bene, ora siamo solo noi due”, dissi, “ Incomincia dal principio”. Valeria scoppiò a piangere, dicendo che lui si era avvicinato in un momento che era sola, e che le aveva proposto, con parole volgari, di andare a fare l’ amore... Lei lo aveva mandato via con una parolaccia, e lui l’ aveva presa per un braccio, strattonandola, dicendole: “ Ora, qui, davanti ai tuoi amici fai la preziosa, ma quando ti va, non fai tante storie!” Lei allora, gli aveva gridato in faccia che non era vero niente di quello che stava alludendo, e che mai e poi mai era andata con lui da qualche parte....Sentendola strillare, si avvicinarono i suoi compagni, e lui se ne andò senza dire più niente. Mi fece pena anche a me, piangeva sul serio, quelle non erano lacrime finte, così che la calmai abbracciandola, e dicendole che sarei andata a parlare con i suoi genitori, così si sarebbe sentita più protetta. Ma lei, guardandomi con quegli occhioni tristi, mi disse che i suoi genitori erano morti due anni prima, in un incidente d’ auto, e che lei dopo andò a vivere con la nonna paterna, ma era anche vecchia e ammalata, e non voleva darle delle preoccupazioni.
Io avevo sempre considerato il mio lavoro, piuttosto noioso, lo facevo senza entusiasmo, e a volte mi pesava enormemente. Ma da quel giorno, cambiai parere, Valeria si era affezionata a me, e ascoltava con attenzione le lezioni, la vedevo più rilassata, e quel ragazzo delle superiori non l’ aveva più disturbata. Valeria mi veniva anche a trovare a casa, eravamo diventate molto amiche, sebbene la differenza d’ età, ed era stato grazie a lei, che avevo capito, che io ero tanto fortunata, ad avere un lavoro come quello, e che mai più lo avrei considerato una noia...